Non riportateci indietro. Invece di sparare, sputiamogli addosso!

RAVENNA – Sono convinto – e non da oggi – che rispetto al crollo dell’impegno politico e sindacale di due intere generazioni la responsabilità sia da attribuire, oltre che ai mutati rapporti di forza; alla finanziarizzazione globale dell’economia e alla sconfitta subita in FIAT nel 1980, anche al clima di violenza che le organizzazioni terroristiche hanno messo in campo tra la fine dei ‘60 e la metà degli ’80.

 
Sono convinto, cioè, che se nel nostro Paese non vi fosse stata una scia di morti ammazzati, di feriti, di gambizzati, di terrorizzati molto probabilmente la fine del PCI non avrebbe segnato, di fatto, la fine dell’impegno politico a sinistra. Ma, soprattutto, non ci sarebbero voluti più di vent’anni per tentare la ricostruzione d’un pensiero critico che, inglobando il marxismo, lo collegasse alle lotte per l’ambiente e alla proposta di un altro mondo possibile.
 
Quei morti ammazzati nelle strade, quei feriti, quei gambizzati, in buona sostanza, secondo il mio modesto parere, al di la delle intenzioni dei “presunti vendicatori popolari” sono serviti soltanto a togliere la voglia – a chi l’aveva – di essere incazzato “personalmente” con il sistema ma, anche e soprattutto, a “terrorizzare” due intere generazioni di persone che – di fatto – non hanno avuto che l’alternativa di affidarsi alla “rivoluzione moderata” di politici senza memoria, di “statisti” improvvidi e improvvisati e della peggior risma di “faccendieri”, avventuristi e prostitute di cui, non solo, non si ha memoria a livello mondiale ma, oserei dire, anche a livello di Italia che, notoriamente, in quanto ad avventurieri, faccendieri e prostitute è mai stata seconda a nessuno, nel corso dei secoli.
 
È anche per questo motivo, dunque, che dopo l’attentato di Genova all’AD di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, mi è montata una feroce incazzatura verso gli autori della “sciagurata impresa” di sangue dei quali mi interessa né la collocazione politica né le motivazioni anche se, credo, siano sprovvisti sia dell’una che delle altre. 
 
Incazzato, SI! Prima di tutto perché sono stato costretto a riascoltare le innumerevoli: analisi, castronerie, ovvietà, buoni sentimenti, pietismi, accuse, panegirici e tutto quanto è nel loro armamentario, di commentatori e politici d’ogni risma a cui è stato fornito questo ulteriore “bonus” che gli ha consentito di dissociarsi dal loro fallimento e dalla loro assoluta cesura con il corpo elettorale e la società.
 
Secondo: perché ancora una volta, al di là di qualche “mestatore” che scrive amenità in giro per la “rete”, la maggior parte di noi – popolo della sinistra – è stata costretta a “prendere le distanze”, certamente ma, anche, ad esprimere solidarietà ad una persona a cui, in condizioni di normalità (con le gambe aggiustate, cioè), avremmo offerto, volentieri, tutto il nostro sdegno per il livello di retribuzione così “volgarmente” disuguale a quello dei suoi collaboratori.
 
Sia chiaro, non sono tra quelli che si dichiarano indifferenti verso la ricchezza. No! a me, al contrario, la ricchezza esagerata e, soprattutto, le diseguaglianze salariali (sempre ingiustificate) mi fanno veramente schifo perché di fatto si fondano sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sempre sulla riduzione in schiavitù di qualcuno, secondo l’ormai famosissima regola, proposta anni fa da Piero Angela, per cui: “ogni volta che qualcuno percepisce un reddito che non produce, c’è qualcun altro che produce un reddito che non percepisce”.
 
Contro tutto ciò, con la pazienza dei teologi della liberazione, in testa il mai abbastanza compianto monsignor Camara, mi piacerebbe continuare a combattere ed alzare la voce, continuando imperterrito – oltre a raccogliere fondi per aiutarli – anche a domandare di chi sia la colpa della morte, ogni giorno, di oltre 22 mila bambini. E questa lotta vorrei continuarla senza l’aiuto di qualche imbecille che crede di accelerare i tempi a colpi di pistola.
 
Vi prego. Vi imploro in ginocchio: smettetela! Non per i vostri bersagli né per la vostra salvezza (mentale prima che dell’anima e sociale). NO! Smettetela e fatelo per noi: per il popolo della sinistra che vuole lottare per un altro mondo possibile. Ci sono mille modi per combattere e, mentre il vostro è sicuramente sbagliato ve ne propongo uno che, se ben architettato, potrebbe tornare utile.
 
Invece di fare agguati sparando a “casaccio” qui e la, organizziamo insieme squadre di sputatori che inseguono le loro “vittime” e li inondano, manifestando tutto lo sdegno e lo schifo possibile a suon di scatarri. 
 
Attenzione si compirebbe ugualmente un reato e si verrebbe giudicati, per “ingiuria” in base all’articolo 594 del codice penale ma l’azione, così architettata, sarebbe uno stimolo per altri ad esprimere il proprio sdegno e il proprio dissenso e non, al contrario, un invito a rinchiudersi in casa.
 
Peraltro le munizioni sono a portata di mano e costano nulla.

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