Rapporto ONU. Violenza donne, in Italia politiche inefficaci

ROMA  E’ stato presentato a Ginevra, durante la 20° sessione del Consiglio per i diritti umani, il documento ONU elaborato dal relatore speciale Rashida Manjoo (ex commissario parlamentare della Commissione sulla parità di genere in Sud Africa, docente Dipartimento di Diritto Pubblico dell’Università di Città del Capo),  sulla violenza contro le donne. E’ allarme per l’Italia. La violenza sulle donne rimane infatti un problema molto significativo nel nostro Paese ma, purtroppo, sottostimato e affrontato in maniera poco appropriata ed efficace da parte del governo. 

“Nonostante in Italia siano stati fatti sforzi da parte del governo, attraverso l’adozione di leggi e politiche, incluso il Piano di azione nazionale contro la violenza, questi risultati non hanno portato ad una diminuzione di femminicidi né sono stati tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine”. 

Queste le parole di Rashida Manjoo che ha stilato il documento in base ai dati raccolti nel nostro Paese lo scorso gennaio. Dati estremamente preoccupanti  da cui si evince essenzialmente che in Italia esistono effettivamente leggi per tutelare le donne vittime di violenze, ma che molto spesso non vengono applicate nella maniera adeguata. Si  sottolinea dunque la responsabilità dello Stato nella risposta data al contrasto della violenza e in alcuni casi  si parla addirittura di eccessiva tolleranza se non addirittura di omissione e di incapacità  da parte delle Istituzioni pubbliche nel prevenire, intervenire, proteggere e tutelare la vita delle donne. Il femminicidio è  da considerasi un crimine di Stato, finora troppo tollerato dalle Istituzioni pubbliche e in cui l’impunità può diventare la regola a causa di  ritardi e lungaggini processuali.

Basti pensare che soltanto nel 2011 sono state uccise 127 donne e nella maggior parte dei casi la violenza è avvenuta in famiglia. La violenza domestica, per attitudini socio-culturali, è infatti di gran lunga la più diffusa e quella che maggiormente affligge le donne nel nostro Paese.  Tutte queste morti non sono da considerarsi incidenti isolati, ma sono solo l’ultimo atto di una serie di violenze perpetrate in maniera continuativa e nel tempo contro le donne. Sette omicidi su dieci sono preceduti da violenze fisiche e psicologiche. Maltrattamenti la cui conseguenza è spesso il silenzio, il 35% delle vittime non sporge infatti denuncia. “Purtroppo – ha    affermato la  Manjoo – “la maggioranza delle manifestazioni di violenza non sono denunciate perché vivono in un contesto culturale maschilista dove la violenza in casa non è sempre percepita come crimine, dove le vittime sono  economicamente dipendenti dai responsabili della violenza stessa”.

La Manjoo ha quindi sollecitato lo Stato e il Governo italiani a mettere il problema della violenza sulle donne all’ordine del giorno poiché affrontarlo è un “obbligo internazionale” e a garantire protezione (anche economica) alle vittime. Ha inoltre invitato a ratificare la Convenzione di Instambul e ad attuare programmi locali che coinvolgano anche l’educazione sulle questioni di genere nelle scuole e nelle università.

Simona Lanzoni, direttrice progetti di Fondazione Pangea e coordinatrice della piattaforma Cedaw, ha commentato le raccomandazioni della Special Rapporteur, augurandosi che queste possano finalmente rappresentare  i pilastri guida su cui il Ministero per le pari opportunità possa sviluppare il prossimo piano di azione nazionale a partire dal 2013 assieme a ‘Dire’, la rete dei centri antiviolenza.  

Fra l’altro, Lanzoni  ha invitato anche il ministro Fornero “ad esporsi su questo tema. Anche la violenza alle donne infatti rappresenta  un costo economico che incide notevolmente sul Pil italiano”.

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