Ponte sullo Stretto. Niente soldi, ma si continua a pagare

Gli ambientalisti scrivono al Governo

ROMA –  La vicenda della chiusura del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina va assumendo toni paradossali, specie in questa fase di forte crisi sociale che colpisce la comunità nazionale e la collettività internazionale: da un lato il si riducono i finanziamenti pubblici al progetto, dall’altro si rilancia la sua realizzazione minacciando il ricorso al presidente della Repubblica.

Le Associazioni ambientaliste FAI, Italia Nostra, Legambiente, MAN e WWF hanno scritto al Governo per chiedere coerenza e ribadire la richiesta di rigetto di un progetto inutile, dannoso e dispendioso.

Come è noto, nei mesi scorsi il governo Monti ha definanziato il progetto, di fatto bloccandolo (1,624 miliardi di euro stornati per delibera CIPE a gennaio 2012); diversi esponenti dello stesso governo – a cominciare dal responsabile delle infrastrutture, Passera- hanno dichiarato che “il Ponte non è una priorità”; quasi tutti i gruppi parlamentari (con l’eccezione di alcune aree del Pdl) hanno sostenuto che ormai l’operazione “si deve chiudere, con lo scioglimento della società Stretto di Messina”. A questo punto, in piena Spending Review, ci si attendeva da un momento all’altro la cancellazione definitiva del progetto ed il citato scioglimento della società. In tal senso erano anche trapelate più volte dal Ministero delle Infrastrutture notizie circa il procedere della chiusura.

Niente di tutto ciò. Qualche giorno fa, il commissario al Ponte, nonché AD della SdM oltre che dell’ANAS (tutte società pubbliche) ha rilanciato, tentando quanto meno di procrastinare la chiusura, annunciando l’aggiornamento dello studio di impatto ambientale a seguito delle 103 richieste di integrazione del progetto definitivo, “in ottemperanza alle osservazioni del Ministero dell’Ambiente”. Mentre si attendeva una pronuncia negativa dell’esecutivo, Ciucci quindi rilancia, irridendo di fatto alle reiterate dichiarazioni dei ministri, e addirittura minaccia il “ricorso al Presidente della Repubblica” in una missiva inviata al governo “per la perdurante inerzia dell’esecutivo sulla questione del Ponte”!

Per questo le Associazioni Ambientaliste FAI, Italia Nostra, Legambiente, MAN e WWF – già titolari delle osservazioni al progetto definitivo e in linea con la richiesta di bocciatura dello stesso e di scioglimento della società avanzata nei mesi scorsi – hanno scritto al Presidente del Consiglio Monti e ai ministri competenti, sottolineando innanzitutto la singolare bizzarria – forse tutta italiana – per cui un commissario governativo e AD di una società a maggioranza governativa, nominato sempre dal governo, minaccia un conflitto grave con lo stesso esecutivo. A giudizio delle associazioni, tale modo di procedere sarebbe da sottoporre a severa censura e a eventuali provvedimenti conseguenti.

Nella lettera le Associazioni ricordano le maggiori incoerenze ed incongruenze del progetto. Dapprima si ricorda che, nonostante oltre quarant’anni di progettazione e numerose versioni dell’elaborato, con una spesa di svariate centinaia di milioni, non è ancora dimostrata con certezza la costruibilità tecnica del manufatto Ponte.

Ancora si richiamano le lievitazioni dei costi del progetto negli ultimi anni, dai 6.3 miliardi di euro del preliminare agli 8.5 miliardi di euro del definitivo del 2011.
Si sottolinea come dagli stessi documenti e protocolli procedurali, si evinca nettamente che fino all’approvazione del progetto definitivo non esistono penali, quindi in questa fase c’è solo da computare il riconoscimento delle spese sostenute dal General Contractor. In questo senso è ulteriormente sconcertante che, operato il definanziamento da parte del governo, società e concessionaria abbiano proceduto ad ulteriori progettazioni e studi ambientali, inducendo di fatto esborsi a debito aggiuntivi per la comunità nazionale.

Successivamente si richiamano le anomalie della “Variante di Cannitello”, progetto di ristrutturazione della linea ferroviaria, già esecutivo sotto la gestione di RFI e la supervisione della Regione Calabria, poi forzosamente dichiarato “collegato al Programma Ponte”, con il forte aggravio dei costi e il rischio che il General Contractor potesse usare anche la circostanza dell’ “opera collegata” in eventuali contenziosi con lo stato.

Ancora si ricordano i flussi di traffico in declino, con il crollo dei collegamenti di lunga distanza con la Sicilia, che da tempo non giustificano più l’attraversamento stabile (11,6 milioni di auto l’anno, a fronte di un ponte che ne può portare oltre 105 milioni).

Infine, si richiamano le carenze e le lacune dello Studio per la Valutazione di Impatto Ambientale, non aggiornato peraltro per le strutture principali nonostante le variazioni sostanziali rispetto al Preliminare. Si sottolinea l’assoluta mancanza di una Valutazione di Incidenza complessiva in un’area speciale in cui ricadono ben undici Siti di Importanza Comunitaria e due grandi Zone a Protezione Speciale. Non si tiene conto né vengono rispettate le prescrizioni paesaggistiche e fortemente carenti sono le assunzioni dei vincoli di difesa del suolo ex PAI, ovvero aree a rischio alluvionale.

In conclusione, le Associazioni chiedono al governo la coerenza con la linea tenuta finora sulla questione e quindi ribadiscono la richiesta di rigetto del Progetto e scioglimento della società; in coerenza con le esigenze di Spending Review, anche per la ricordata inesistenza di penali in questa fase.

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