Gabrio Maraldi è morto. Un assessore per bene al Comune di Ravenna

RAVENNA – Anche all’interno della stessa parte politica, ci sono – sempre – almeno due modi di interpretare il “ruolo” di amministratore/rappresentante pubblico.

C’è quello del tipo “furbino”, quasi sempre con “ridotte capacità personali”, che vede nell’attività politica un’occupazione. Un modo, cioè, per sbarcare il lunario al riparo da preposti, fatica e verifica degli obiettivi (non si spiegherebbe altrimenti, soprattutto qui in Italia, il “ricicciare” di molti falliti e bancarottieri).

C’è, invece, il tipo di politico – per così dire – alla “Petroselli”: un uomo tutto d’un pezzo che, nato nel vivo delle esperienze di partecipazione, è cresciuto e ha interpretato il suo ruolo di “dirigente di massa”, nel tentativo non solo di rappresentare le istanze da cui proviene ma, anche, di contribuire alla crescita delle consapevolezze, dei saperi e delle competenze collettive.

Gabrio Maraldi, classe 1956, assessore all’urbanistica del Comune di Ravenna, per quel poco che l’ho conosciuto, era un degno rappresentante di quest’ultimo tipo di politico. Era – alla faccia di tutti i rottamatori – al suo terzo mandato di amministratore pubblico sempre attento a raccogliere e a rappresentare istanze e suggerimenti dei cittadini arrivando, come nel caso del progetto “Darsena partecipata”, a sollecitarli in un vero e proprio percorso di dibattito, discussione e costruzione di obiettivi dal basso.

Per uno come me, abituato, nella Roma del dopo Petroselli (appunto), ai professorini “signor so tutto io”, avere a che fare con Maraldi è stata una piacevole sorpresa.

In una mattina d’estate dello scorso anno, quando ricevette il nostro comitato di lotta di cittadini santernesi, costituito per sollecitare l’attivazione dell’ADSL nella nostra frazione, capii subito di trovarmi davanti ad una persona speciale.
Non solo perché, per la prima volta dopo tanto tempo, mi trovavo davanti ad un pubblico amministratore che denunciava – tra il candore e il pudore – la sua non proprio ferratissima competenza su una materia che, pure, era parte delle numerosissime deleghe del suo assessorato (Ravenna Digitale, si chiama la delega). Ma, soprattutto, perché ero di fronte ad un uomo disponibile a capire, che cercava d’individuare un punto di contatto per procedere verso l’obiettivo ma che, in ogni caso, non rinunciava alla sua funzione di “dirigente politico” attento, sempre, a svolgere il suo ruolo di organizzatore (non collettore né compressore) delle istanze popolari.

Rimasi, peraltro, ancor più stupito quando, nel salutarci, ci congedò dicendo: “scusatemi ma, adesso, devo andare a parlare con un comitato di cittadini (non ricordo di quale frazione delle tante che compongono il Comune di Ravenna) per un problema di viabilità”. Eravamo in pieno agosto, con un’Italia che, seppur in ginocchio, era comunque quasi tutta in vacanza.

Quando, poi, le sue e le nostre pressioni costrinsero la Telecom a trattarci da cittadini di una frazione di un grande comune europeo, Maraldi venne in assemblea non – come si potrebbe pensare – per attaccarsi medaglie, bensì per conoscere i cittadini con cui aveva condiviso un risultato positivo e partecipare alla loro festa.

Oggi, a meno di 24 ore da quel maledetto infarto che ha spezzato il suo cuore generoso, alla fine del suo turno di lavoro nella cucina del pesce, lungo i viali della “Grande Festa” del Piddì di Ravenna, non trovo altro modo per rendergli onore.

In questa rubrica – che grazie al nostro direttore – ho spesso utilizzato per evidenziare storie di buon esempio, storie di persone per bene in quest’Italia rigonfia di “persone per male”, oggi, ho voluto segnalare la storia di Gabrio Maraldi: uomo libero, persona per bene, dirigente politico di prestigio morto, come spesso accade a queste persone, per la sua generosità.

Grazie Maraldi, sono fiero di essere stato – seppur per poco tempo – un tuo concittadino.

Condividi sui social

Articoli correlati