Federalismo. Napolitano: “irricevibile”. De Siervo: “è una bestemmia”

ROMA – Stop al federalismo fiscale. Dopo la battuta d’arresto registrata ieri in commissione bicamerale, la maggioranza subisce un altro schiaffo sul provvedimento che, secondo la maggior parte dei commentatori politici, è l’unico motivo che tiene ancora in vita il Governo.

Protagonista dell’ennesimo sgarbo a Berlusconi è stato oggi il Presidente della Repubblica Napolitano che con una nota ha dichiarato irricevibile il provvedimento emanato in fretta e furia dal Consiglio dei Ministri. Secondo il Capo dello Stato «non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta di emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega, previsto dai commi 3 e 4 dall’art. 2 della legge n. 42 del 2009, che sanciscono l’obbligo di rendere comunicazioni alle Camere, prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari». Per il Governo, quindi, si mette male, e l’unica soluzione per salvare il provvedimento è riportare il testo all’esame della Camera e del Senato.

Le reazioni
Una telefonata è intercorsa tra il Presidente Napolitano ed Umberto Bossi. Per il leader del Carroccio bisogna andare avanti ed ha annunciato al Capo dello Stato che la prossima settimana ci sarà un passaggio parlamentare del provvedimento. Si dimostra sicura anche il ministro Calderoli, che ha definito la scelta del Presidente della Repubblica sul federalismo come una interpretazione. «Pensavo – ha proseguito l’esponente leghista – che una volta recepite le osservazioni delle commissioni di Camera e Senato potessimo passare all’approvazione; il Colle ritiene sia necessario un passaggio in aula in base al quarto comma dell’articolo 2 della legge 42, ma sono convinto che questo federalismo sarà approvato dalle Camere».

«Bisogna prendere atto delle decisioni del Quirinale e dare seguito ad esse con un passaggio parlamentare che peraltro il governo aveva già annunciato. Sulle procedure, invece, si potrebbero fare analisi approfondite, anche alla luce di altri pareri positivi come quello ad esempio della Commissione Bilancio del Senato». Così il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. «Peraltro – aggiunge – la Commissione Bicamerale in base alla legge dovrebbe rispettare la composizione proporzionale del Parlamento dove il centrodestra è maggioranza, come evidenziato da numerose votazioni anche di fiducia. Questo aspetto, non secondario, dimostra che avremmo dovuto essere più fiscali. Mentre invece, proprio per favorire un confronto costruttivo, non abbiamo sollevato una questione che ora andrà approfondita. In ogni caso, le Aule potranno confermare l’iter di una riforma che costituisce un ulteriore elemento della politica di modernizzazione attuata dal governo».
Per le opposizioni il respingimento di Napolitano è come una vittoria. «Era evidente fin da ieri che sarebbe andata a finire così, ma come al solito una maggioranza e un governo che arrivano ad ignorare le più elementari regole istituzionali solo per rispondere ai ricatti della Lega sono dovute arrivare all’ennesima e vergognosa brutta figura», come ha affermato il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro.

Per Vendola, a proposito di federalismo «partire dalla riforma fiscale significa partire da quello che dovrebbe esserne l’ultimo elemento; bisogna partire dalle basi, dalle fondamenta e cioè da quale Italia, quale patto tiene insieme i cittadini e le diverse parti del Paese».
Da registrare la dichiarazione del Presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo a proposito della diatriba sulle procedure. «Quello che si può dire tranquillamente, ma non riguarda il conflitto, è che quello di cui si sta parlando non è federalismo. Dire federalismo municipale è una bestemmia. È come dire che un pesce è un cavallo, sono due cose che non stanno insieme. Si chiama autonomia finanziaria, anche la lingua ha il suo valore».

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