ROMA – Il primo fu S.P.Q.R (Senatus PopulusQue Romanus, il senato e il popolo romano) che il barbaro Bossi, quello di “Roma ladrona”, elegantemente tradusse “Sono Porci Questi Romani”. Molto più tardi. sui muri della Milano risorgimentale comparve la scritta “ W VERDI” che apparentemente era un omaggio degli appassionati del melodramma all’autore de “La traviata”, in realtà , ingannando la polizia austriaca, inneggiava a V.E.R.D.I. cioè a “Vittorio Emanuele Re d’Italia”.
Acronimo sono le iniziali delle parole che formano una sigla: FIAT è l’acronimo di “Fabbrica Italiana Automobili Torino”, come IMU, Imposta Municipale Unica, derivata dall’ICI, Imposta Comunale sugli Immobili, AMA (Azienda Municipale per l’Ambiente), PNF (Partito Nazionale Fascista), P.S. (Post Scriptum, oltre che Pubblica Sicurezza, oggi Polizia di Stato). Dati i tempi frenetici in cui viviamo, l’acronimo oggi imperversa ma non sempre si fa capire facilmente. E talvolta nasconde un trabocchetto lessicale.
Alla recente Mostra del cinema di Venezia il massimo premio , il “Leone d’oro”, è stato assegnato a “Sacro GRA”, il film che il regista Gianfranco Rosi ha girato sul raccordo anulare di Roma. Non è un film on the road, come lo avrebbero fatto gli americani, ma una piccola serie di storie di cui sono protagonisti personaggi in qualche modo legati al grande anello autostradale che con i suoi sessanta e più chilometri circonda la Capitale in un abbraccio spesso mortale. Sono migliaia all’anno, infatti, gli incidenti stradali che funestano lo sterminato esercito di veicoli incolonnati nell’inarrestabile girotondo d’asfalto e centinaia di migliaia sono le ore che gli automobilisti romani ogni anno trascorrono intrappolati nei quotidiani ingorghi, ai quali un altro regista, più famoso di questo, Federico Fellini, dedicò un pezzo indimenticabile del suo film “Roma”.
Ma perché GRA? Semplice, direte voi: vuol dire Grande Raccordo Anulare, sarebbe cioè un acronimo di elementare lettura. E invece no: è il cognome dell’ingegnere Eugenio Gra, di fatto il padre del raccordo anulare di Roma, per averlo progettato alla fine degli Anni Cinquanta e successivamente proposto alle autorità e successivamente realizzato un tratto dopo l’altro. Oggi il GRA è un’autostrada, l’unica che reca il nome del suo creatore, del resto in linea con le strade consolari romane (Aurelia, Cassia, Flaminia, Appia) intitolate al nome del console romano che ne volle la costruzione.
Dicevano i latini “Nomen omen”, il destino nel nome. In effetti un ingegnere che si chiama Gra non poteva non realizzare il GRA. Se non l’avesse fatto sarebbe stato imperdonabile. E se invece che ingegnere fosse stato un anarchico e si fosse chiamato Gru? Avrebbe dovuto dar vita al GRU: Gruppo Rivoluzionario Universale. E se un giornalista si chiamasse Gre dovrebbe dirigere il GRE: Giornale Radio Economico. Come pure, lo scrittore per bambini che all’anagrafe facesse Antonio Gro, dovrebbe scrivere la favola del GRO: Gran Ranocchio Obeso. Per finire con il capo della tifoseria giallorossa, il manesco Spartaco Gri, che ha fondato il GRI: Gruppo Romanisti Irriducibili. Avendo esaurito le cinque vocali, la finiamo qui.
Se entriamo in un centro benessere, come oggi si chiamano quelli che una volta erano gli istituti di bellezza, troviamo la SPA. Una volta con queste tre lettere ci si riferiva, oltre che alla cittadina del Belgio vicino a Liegi, ad una Società Per Azioni. Adesso non è più così: la Spa è una struttura, a metà fra la palestra e la piscina termale, dove si curano gli inestetismi (altro fulminante neologismo!) del corpo e se ne esce più belli di prima. Ma che vuol dire SPA? Stavolta è un vero acronimo che sta per “Salus Per Aquam”. E’ latino e ricorda la passione che gli antichi romani avevano per le terme di cui l’Urbe era piena. Vuol dire “Dall’acqua la salute” e, come tutti sanno, la bellezza fisica non può che appartenere ad un fisico in perfetta forma. Bastava pensarci.
Fino a pochi anni fa se si diceva bond ci si riferiva al cognome dell’agente segreto eroe dei romanzi di Jan Fleming, il notissimo James Bond. Oggi bond sta per “ obbligazione”, quella voce della nomenclatura finanziaria che tante amarezze ha suscitato nei piccoli risparmiatori soprattutto se proveniva dall’Argentina, da cui i famigerati “tango bond”. Una fregatura solenne per chi li ha acquistati a suo tempo con la complicità della sua infedele banca sotto casa. E c’è poco da ballare, semmai c’è da chiedere davvero l’intervento di 007, l’agente con licenza di uccidere …il consulente finanziario scorretto.
E spread cosa vuol dire? Non vi sforzate a farne per forza un acronimo. E’ un termine inglese, oggi molto di moda, che nel linguaggio finanziario indica la differenza fra il rendimento dei titoli di Stato di Paesi con differenti capacità economiche, come Italia e Germania. E pensare che, di questi tempi di vacche magre, qualcuno in SPREAD aveva già letto le iniziali di “Sempre Peggio Rispetto ad Estrema Angoscia da Debiti”.
L’italiano con un CLIC – Video