Appello alle istituzioni internazionali: progetto per il cimitero dei profughi morti nel Sinai

MILANO – Il Gruppo EveryOne collabora da alcuni anni con l’organizzazione New Generation Foundation for Human Rights di Arish (Sinai). Attraverso un attento monitoraggio del fenomeno delle migrazioni dei profughi subsahariani verso Israele, dopo che l’Europa si è trasformata in una fortezza chiusa ai disperati, abbiamo ottenuto importanti risultati umanitari.

In primis, abbiamo convinto le autorità ad agire contro i trafficanti di esseri umani e organi, salvando la vita a centinaia di giovani profughi e opponendo dossier, testimonianze e denunce all’orrore dei rapimenti per riscatto, delle segregazioni, delle torture, degli stupri, degli omicidi. Il direttore di New Generation Foundation for Human Rights Hamdy al-Azazy presta assistenza, inoltre, ai profughi in carcere, ha cura dei corpi di coloro che muoiono ed ha allestito un cimitero in cui essi vengono sepolti. “Ho sepolto 610 corpi in un’area che si trova dietro il Cimitero Islamico,” spiega Hamdy, “ma il cimitero dei profughi non è dotato di un muro di recinzione. I cani selvatici scavano e sparpagliano le ossa dappertutto. Così sono costretto a identificarle e seppellirle di nuovo. I corpi delle vittime dei trafficanti o degli stenti provocati dal ‘viaggio della speranza’, però, sono destinati a disperdersi se non costruiamo un muro di mattoni intorno all’area”. Il Gruppo EveryOne ritiene molto importante il progetto di Hamdy ed esprime dolore e incredulità di fronte all’abbandono in cui esso si trova, senza alcun rispetto per i giovani profughi che hanno perso la vita a causa dell’indifferenza e della crudeltà del mondo in cui viviamo. Chiediamo alle istituzioni internazionali e locali di mostrare un po’ di pietà verso le povere vittime di una tragedia immane e aiutare Hamdy ad erigere il muro che può preservare la santità del luogo. 

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