Alessandrini, morte di un servitore dello Stato

Il 29 gennaio 1979 un commando di Prima Linea uccise il magistrato a Milano

“Oggi, 29 gennaio 1979 alle ore 8,30 il gruppo di fuoco Romano Tognini “Valerio” dell’organizzazione comunista Prima Linea, ha giustiziato il sostituto procuratore della repubblica Emilio Alessandrini. Era una delle figure centrali che il comando capitalistico usa per rifondarsi come macchina militare o giudiziaria efficiente e come controllore dei comportamenti sociali e proletari sui quali intervenire quando la lotta operaia e proletaria si determina come antagonista ed eversiva”

(Comunicato di rivendicazione di Prima Linea)

Milano, 29 gennaio 1979, è una fredda giornata invernale. Il giudice Emilio Alessandrini, 36 anni, si sta recando come tutti i giorni al lavoro al palazzo di Giustizia.

Dopo aver portato i figli a scuola in via Colletta è fermo al semaforo in via Muratori, angolo viale Umbria. Improvvisamente uno sconosciuto infrange il vetro dello sportello della macchina e scarica il caricatore della pistola contro il giudice. Emilio Alessandrini, crivellato di colpi, muore sul colpo.

Il giovane servitore dello Stato stava indagando sul terrorismo di sinistra, in particolare sull’organizzazione di Prima Linea. A distanza di 35 anni proviamo a ripercorrere la vita del magistrato di origine abruzzese.

Emilio Alessandrini nasce a Penne (Pescara) il 30 agosto del 1942. Dopo aver frequentato il liceo classico a Pescara consegue la laurea in Giurisprudenza a Napoli. Nel 1968 è trasferito a Milano e ricopre la carica di sostituto procuratore. Alessandrini si occupa subito di inchieste scottanti (piazza Fontana insieme al collega Gerardo D’Ambrosio). I due magistrati scoprono infatti la cosiddetta “pista nera”, arrivando ad inquisire Franco Freda, Giovanni Ventura e l’agente dei servizi segreti, Guido Giannettini.

Successivamente passa all’eversione di estrema sinistra. In particolare il giudice indaga sulla famigerata Prima Linea, gruppo terroristico guidato da Sergio Segio, Marco Donat Cattin (figlio dell’illustre esponente della Democrazia Cristiana), Corrado Alunni e Susanna Ronconi.

Il 13 settembre 1978 nel covo di Corrado Alunni sono rinvenute foto di Emilio Alessandrini: era finito del mirino dei terroristi.

La scheda era piena di particolari e dettagli che Alessandrini sospettò fosse stata fornita dagli stessi servizi segreti. Questo fatto non fu mai confermato.

Le indagini di Alessandrini nei confronti di Prima Linea scaturirono la sua condanna a morte da parte dell’organizzazione. L’agguato fu organizzato a Milano la mattina del 29 gennaio del 1979. Le indagini per scoprire i suoi assassini furono rapide e febbrili. Lo choc della morte di Alessandrini fu enorme. La svolta avvenne il 29 aprile del 1980 con l’arresto del terrorista di Prima Linea Roberto Sandalo. Quest’ultimo collaborò con le forze dell’ordine e in pochi mesi 165 appartenenti dell’organizzazione furono assicurati alla giustizia. Prima Linea era stata praticamente azzerata. Ma le sorprese non finirono. Quando fu arrestato Marco Donat-Cattin, esplose un polverone politico che travolse l’allora presidente del Consiglio Cossiga e la Democrazia Cristiana. Cosa era successo? Durante le indagini per individuare i componenti di Prima Linea, Cossiga disse a Carlo Donat-Cattin che le forze dell’ordine stavano per arrestate suo figlio Marco. Il capo del governo “consigliò” al noto esponente della Dc, di far fuggire il figlio in Francia. La vicenda trapelò e Carlo Donat-Cattin fu costretto alle dimissioni dalla vicepresidenza della Dc.

Nel 1983 cominciò a Torino il processo per l’omicidio del giudice Alessandrini. Sergio Segio fu condannato all’ergastolo, Bruno Rossi a 24 anni di carcere. Marco Donat-Cattin, in quanto dissociato, fu condannato ad otto anni di carcere.

La città di Milano dedicò al magistrato ucciso il Parco Alessandrini e una scultura di Pietro Cascella.

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