Immigrati. Nasce Yeabsera, “dono di Dio”, sul barcone a Lampedusa

LAMPEDUSA (AG) – Yeabsera, che significa dono di Dio, è stato partorito sul barcone di profughi partiti dalla Libia dopo una traversata di tre giorni in mare nel Canale di Sicilia. Un’altra partoriente è stata soccorsa stasera sulla stessa barca e portata nell’isola in elicottero, come la sua compagna di viaggio. Bimbo e genitori – lei etiope di 26 anni, lui eritreo, due paesi in guerra da anni – sono arrivati a Lampedusa e poi trasportati all’ospedale Vincenzo Cervello di Palermo. Un ricovero prudenziale, visto che mamma e neonato stanno bene e sono stati accolti, oltre che dai sanitari, da un gruppo di donne lampedusane, arrivate con vestitini e biberon, a conferma della grande umanità della popolazione isolana, messa a dura prova da settimane di continui sbarchi che hanno portato nel piccolo scoglio delle Pelagie migliaia di migranti. È accaduto anche questo a Lampedusa, una specie di miracolo che ha il volto di Yeabsera, giunto al poliambulatorio dell’isola avvolto in una coperta, in braccio a un medico.

Dietro la madre, stremata e in barella, ma con la forza di sorridere quando ha guardato il viso del figlio, mentre alcune donne tentavano di dare una mano e chiedevano se fosse un maschio o una femmina, giusto per adueguare i corredini che avevano in borsa. La barca sulla quale è nato Yeabsera aveva lanciato un primo allarme con il satellitare, poi era sparita. Ma don Mosè Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia, ha raccolto un altro Sos: «Fate presto, aiutateci. La situazione sulla barca è sempre più difficile. Una donna ha partorito e un’altra ha le doglie, mentre un bambino di venti giorni con la sua mamma sta male. Non possiamo resistere a lungo». Il drammatico appello proveniva da un giovane eritreo, Brahane, che si trovava sul barcone e ha detto di aver incrociato una nave della Nato, che si era limitata a fornire viveri. La richiesta d’aiuto è stata subito smistata alla Marina militare, che dalla nave Etna ha fatto decollare un elicottero, che ha tratto in salvo la donna e il bambino, dopo aver inviato per le prime cure un medico, accompagnato con un gommone fin sotto alla barca.

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