Citomegalovirus: studio indaga la validità di un nuovo test di avidità

ROMA – Il Citomegalovirus, virus della famiglia degli Herpesviridae, è un agente infettivo molto comune. Il virus può essere contratto a seguito di un’infezione cosiddetta ‘primaria’ (insorge quando l’individuo entra a contatto con il virus per la prima volta) oppure a seguito di trasmissione verticale (ovvero da madre a feto); in questo secondo caso si parla di infezione da Citomegalovirus congenito.

Questa condizione può avere gravi conseguenze nei neonati, per questa ragione una diagnosi precoce è molto importante. La donna durante la gravidanza può essere sottoposta a test in grado di individuare la presenza nel suo organismo di anticorpi specifici per il CMV e in questo modo è possibile identificare i casi a rischio di trasmissione verticale e mettere in atto misure di prevenzione (potenziale trattamento con immunoglobuline CMV-specifiche).

Infatti, a seguito dell’infezione da CMV, la donna produce anticorpi IgG e IgM contro il virus. Se è vero però, che la rilevazione di anticorpi IgM nel sangue della gestante indica un contatto con il virus e quindi la presenza di un’infezione recente, è pur vero che la rilevazione delle IgM non permette di risalire né al periodo in cui è stata contratta l’infezione né all’eventuale trasmissione del virus al feto. Per risalire al tempo d’infezione si ricorre al test di avidità delle IgG. Gli anticorpi IgG, infatti, vengono prodotti successivamente a quelli IgM (quest’ultimi sono i primi anticorpi ad essere prodotti nella risposta anticorpale all’infezione primaria).

Uno studio, pubblicato su European Journal of Clinical Microbiology and Infectious Diseases ha esaminato la validità del test d’avidità delle IgG Elecsys®, prodotto dell’azienda farmaceutica Roche. L’indagine è stata condotta su campioni preselezionati di pazienti a diverse fasi di infezione da CMV. Nello specifico il test Elecsys® è stato testato usando campioni sequenziali di pazienti con infezione da CMV primaria recente e singoli campioni provenienti da pazienti con infezione primaria recente o passata.

Secondo i risultati dello studio, il test Elecsys ® ha saputo discriminare correttamente tra le fasi d’infezione recenti (bassa avidità) e tardive (alta avidità) nei campioni di siero sequenziali e singoli presi in consderazione. La sensibilità del test è risultata essere del 90-97%, con una specificità tra l’89 e il 100%.

Dallo studio è dunque emerso che il test Elecsys ® di Roche è un predittore adeguato della fase dell’infezione da CMV.

Per determinare l’eventuale trasmissione del virus al feto sono necessari, invece, esami più invasivi come l’amniocentesi o l’analisi del sangue fetale.

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