Università. Numero chiuso? Udu: il sistema Italia è malato

ROMA – “Vuoi iscriverti a medicina? Ci sono cinquanta posti disponibili. Se non hai superato il test di ammissione hai un’altra opportunità: la Medical University of Sofia è stata autorizzata ad attivare anche in Italia il biennio pre-clinico”.

Con questo slogan il gruppo CEPU da la possibilità a chi non avesse superato il test d’ingresso dello scorso settembre di frequentare un biennio pre-clinico di Medicina, per poi completare gli studi o nella sede principale di Sofia o chiedere il trasferimento in un’università italiana.

Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Ecco l’ennesima dimostrazione di quanto sia malato il sistema italiano: siamo ancora una volta nella situazione in cui una Università estera aprirà una sede distaccata in Italia. Come successo anche in altre situazioni, però, questo non costituirà una seconda opportunità per gli esclusi ai test. Si tratta di un’Università dai costi assai alti (68 mila euro per l’intero percorso): una possibilità riservata esclusivamente ai più ricchi, che risulta inaccessibile per gli altri.”

Conclude Dionisio: “E’ la dimostrazione più lampante del sistema di affari che i test stanno alimentando: si gioca e si lucra sui sogni e sulle speranze dei giovani italiani che sognano di diventare medici. È evidente, poi, come il sistema a numero chiuso italiano sia un sistema che non regge più all’interno del quadro europeo: va urgentemente rivisto il c.d. “numero chiuso” prima che quelle che sono eccezioni diventino prassi usuali e finiscano per trasformare definitivamente il corso di laurea in Medicina in qualcosa di elitario, nel senso classista del termine. Con situazioni come questa si generano ancora disuguaglianze, che fanno si che si aumenti la forbice sociale tra i più ricchi e il resto del Paese: per questo l’UDU, che da anni si batte per il superamento del numero chiuso, chiede un’Italia che sia +UGUALE. Oggi più che mai nessuno si può assumere la responsabilità politica di non affrontare il problema, a cominciare dal MIUR. Basta slogan! Si passi ai fatti concreti e venga subito convocato il tavolo promesso a più riprese dal Ministro stesso.”

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