Università. Per Renzi i ricercatori che lasciano l’Italia non sono un problema

Con questa politica il Paese non sarà mai al top

ROMA –  Il Presidente del Consiglio, questa mattina, visitando i laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso, ha dichiarato che: “C’è un racconto per il quale l’Italia è soltanto crisi, con grandi elogi per chi va all’estero visto che in Italia non ci sono istituti all’altezza. Io dico che è giusto andare all’estero ma è molto manicheo dire che all’estero tutto va bene e in Italia no”. Ha proseguito, poi, con un provocatorio invito a uscire dall’Italia: “Se pensate che sia meglio, fatelo. Ma noi faremo dei nostri istituti i luoghi al top del livello mondiale, faremo dell’Italia un centro capace di attrarre ricercatori italiani e di tutto il mondo”.

Dichiara Jacopo Dionisio, coordinatore dell’Unione degli Universitari: “Esperienze di ricerca all’estero, di breve periodo o permanenti, sono senza dubbio positive e vanno incentivate nell’Europa attuale. Il problema è duplice: da un lato, ad andarsene sono solo coloro che se lo possono permettere; dall’altro, se confrontiamo il numero di ricercatori e studenti che se ne vanno dall’Italia, con quelli che invece entrano nel nostro paese, il saldo è estremamente negativo. Come abbiamo ricordato anche pochi giorni fa, i ricercatori italiani fuggono, e quelli stranieri non entrano, perché in Italia non ci sono finanziamenti con cui poter portare avanti le ricerche, con cui poter essere integrati all’interno dell’organico delle nostre università. Ci chiediamo come Renzi possa dichiarare che voglia fare degli istituti di ricerca italiani dei ‘luoghi al top a livello mondiale’ quando, come abbiamo dimostrato con la nostra analisi, la legge di stabilità piazza, in modo disuguale sul territorio italiano, solamente 861 ricercatori: poco più di un decimo dei docenti persi in soli 5 anni”.

Conclude Dionisio: “Renzi sostiene che ‘occorra un patto’ e ‘che dobbiamo smettere di raccontare l’Italia solo in negativo’. Il problema è proprio questo: il suo Governo sa solamente raccontare, comunicare, creare lo slogan di turno. Quando poi si va ad analizzare la situazione, si vede come il riscontro reale di questi annunci e slogan sia  quello di un’Università al collasso per l’assenza di finanziamenti. È necessario ripartire dai fatti: finanziare adeguatamente il diritto allo studio, sbloccare il turn over e stanziare risorse per il ricambio e reclutamento degli atenei, ritornando immettere nel sistema universitario e della Ricerca finanziamenti almeno pari ai livelli precedenti il 2010. Soltanto con un investimento reale potremo dire che le sue non sono belle favole, ma racconti reali”.

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