In Italia un esercito di badanti, ma mancano gli infermieri

ROMA – Quella dell’assistenza agli anziani, e piu’ in generale dell’assistenza domiciliare, e’ ormai un’emergenza italiana: a prendersi cura di 2,5 milioni di anziani non autosufficienti, un terzo dei quali vive da solo, c’e’ quasi esclusivamente un esercito di 830mila badanti, spesso in nero, spesso senza o con pochissima preparazione specifica, mentre il servizio sanitario e il welfare territoriale latita.

E’ l’allarme emerso durante il convegno “Misericordia a domicilio. Le cure domiciliari, paradigma di una ‘carita’ in uscita’ e di un modello innovativo di welfare”, promosso dall’Istituto superiore di sanita’ (Iss), dalla Caritas e dal Centro per la pastorale familiare della diocesi di Roma. I numeri sono eloquenti, ha spiegato Giuseppe Milanese, presidente Operatori sanitari associati (Osa): l’assistenza domiciliare e’ mediamente di 22 ore l’anno, e solo per mezzo milione di anziani, mentre dovrebbe essere almeno di 8 ore a settimana. In Germania arriva addirittura a 28 ore a settimana. “Tra Francia, Germania, Spagna e Inghilterra siamo il Paese che fa meno. Da noi l’assistenza primaria e’ ancora un miraggio”. Da qui, ha sottolineato Milanese, secondo quanto riportato dalla Sir, la richiesta di “regole e una regia unica. Serve un sistema intorno a un tavolo che faccia una legge sull’assistenza primaria mettendo all’interno di un sistema la medicina di base, la farmacia dei servizi, le strutture sociosanitarie e l’ospedale”. Senza regole, conclude, “si rischia di mettere in piedi in sistema a delinquere”. 

D’accordo anche don Andrea Manto, direttore del Centro per la Pastorale familiare della diocesi di Roma: “Servono regole certe, univoche per tutto il territorio nazionale. Basti pensare che la differenza nell’assistenza domiciliare tra nord e sud e’ 10 a 1. Davvero troppo. E’ importante che nell’anno del Giubileo della Misericordia ci poniamo il problema di contrastare la solitudine e le disuguaglianze. Bisogna mettere in rete i servizi socio-sanitari, che peraltro potrebbero portare posti di lavoro, mettendo insieme i privati nel sociale, le imprese innovative, il no profit, il volontariato”. Un modello analogo a quanto successo per affrontare la sfida dell’Aids, come ricordato da Stefano Vella dell’Iss: “In 30 anni sono morte a causa dell’Aids 40 milioni di persone”, ma oggi “si puo’ curare” anche grazie al lavoro “di sistema” fatto in questi anni. “E’ una sfida che si puo’ vincere – conclude don Manto – e che si deve tentare, perche’ l’invecchiamento e’ un fenomeno da affrontare con un cambio di passo, leggi chiare, una maggior copertura sul territorio, la verifica degli esiti e della qualita’ delle cure”.

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