La seconda serie di Gomorra riaccende il dibattito sulla esaltazione del crimine organizzato

Intervista a Vincenzo Musacchio giurista ed esperto di criminalità organizzata

Prof. Musacchio cosa ne pensa di questa nuova serie di Gomorra?  

Credo che si possa e si debba sempre parlare delle mafie, il problema di fondo è sempre lo stesso: come lo si fa? Se guardo “I Cento Passi” di Giordana mi piace il suo messaggio mentre quando ho visto “Il Capo dei Capi” o la stessa serie “Gomorra” intravedo un pò di mitizzazione mafiosa – sicuramente involontaria – ma il rischio purtroppo c’è, basta guardare alla Napoli attuale dove ogni giorno una nuova camorra di ragazzini sta insanguinando la città e in alcuni casi si ispira alla miniserie in onda in questi giorni tratta dal libro di Saviano.


Secondo lei esiste il fascino del male e del crimine ispirato dal cinema?

Credo di si, ma non è un fattore recente, il cinema ha vissuto spesso questo rischio. La questione è molto delicata è una questione di pesi e contrappesi, ma la libertà di espressione deve tuttavia prevalere, anche se, dopo i film, sarebbe bello dibattere magari soprattutto in famiglia e nelle scuole, ma comprendo di pretendere troppo! 

Perché sta pretendendo troppo?

Mi piacerebbe che il pubblico televisivo o cinematografico, incuriosito da un film non se ne accontenti passivamente ma voglia provare a capire di più. Per far ciò servirebbero famiglie in cui si dialoga e una scuola che possa far crescere la discussione e il senso critico su tali tematiche. Sarebbe bello che di mafie e di corruzione si parlasse tutti i giorni a scuola e in famiglia, ma ancora una volta sto pretendendo molto! La lettura critica dei fatti deve diventare consuetudine e non solo, come purtroppo spesso accade, sporadica ed eccezionale.

Lei impedirebbe la proiezione di Gomorra se potesse? 

Assolutamente no! Ribadisco che la libertà di espressione è ancora un diritto fondamentale della persona umana e se non si commettono reati è sempre sacra e va garantita come espressione artistica. Non si può impedire che si facciano film come Gomorra girati anche con senso realistico, ma, insisto nel dire che ci vorrebbero poi gli strumenti critici per evitare che le mitizzazioni, le scene violente, l’esaltazione della ricchezza facile, facciano presa in senso emulativo sui più giovani.

Ma quali sono questi strumenti critici a cui fa riferimento?

La famiglia, la scuola, gli esempi positivi, l’esaltazione dello Stato e dei suoi servitori più fedeli, in definitiva, come diceva Paolo Borsellino occorre parlare della mafia. Parlarne alla radio, in televisione, sui giornali. Però occorre parlarne. Non posso che condividere il suo pensiero. 

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