Morire per difendere l’ambiente. Ecco il rapporto WWF

ROMA – Almeno 107 ranger nel mondo sono morti compiendo azioni di contrasto al bracconaggio nell’ultimo anno: una nuova indagine, computa anche con il WWF, mette in evidenza che molti di essi non sono protetti né nel caso di infortunio, né in quello di disabilità permanente o perdita della vita. 

Secondo i dati diffusi dalla Federazione Internazionale Ranger (IRF) lanciati in occasione della Giornata Mondiale Ranger, il 42% dei ranger che sono morti nello scorso anno sono stati uccisi dai bracconieri mentre il 17% da animali selvatici. Questi dati si aggiungono agli oltre 1.000 ranger morti negli ultimi dieci anni.

Tuttavia, nonostante gli evidenti rischi che i Rangers affrontano ogni giorno in ogni parte del mondo, la prima indagine mai effettuata sulla loro copertura assicurativa, condotta in 40 paesi diversi, mette in evidenza che il 35% dei ranger pubblici non possiede alcuna assicurazione sulla vita, mentre il 20% non ha quella sanitaria e il 45% manca di copertura assicurativa per disabilità permanente.

“In occasione della Giornata Mondiale dei Ranger, vogliamo dare voce a tutti gli uomini e le donne straordinari che ogni giorno a costo della vita proteggono animali e luoghi cruciali per il bene e il futuro di tutti noi. Vogliamo ricordare e onorare quelli che per garantirci questo servizio hanno pagato il prezzo più alto”. Ha detto il Presidente della IRF e direttore della Thin Green Line Foundation, Sean Fillmore, che aggiunge: “Siamo tutti consapevoli che il lavoro del ranger presenta molte difficoltà e pericoli, ma è scioccante constatare quanti ogni anno vengano uccisi in servizio. E’ vergognoso rendersi conto che tante loro famiglie non hanno nemmeno ricevono una minima compensazione”. 

Commissionato dal WWF e dalla Federazione Ranger di Asia (RFA), l’indagine evidenzia la mancanza di copertura assicurativa di base in Asia e in Africa: proprio dove ha perduta la vita quasi il 90% dei rangers lo scorso anno. La metà dei ranger dei paesi esaminati in questi due continenti non ha l’assicurazione sulla vita, mentre più della metà non ha alcuna copertura per le disabilità permanenti (purtroppo frequenti in questo tipo di attività).

L’indagine ha anche riscontrato che nel 38% dei paesi, tra cui la metà di quelli in Africa e in Asia, i rangers vengono assunti con contratti a tempo determinato senza alcuna assicurazione. Nella maggior parte dei paesi analizzati dallo studio, gli intervistati ritengono che la copertura assicurativa per i Rangers è inferiore a quanto garantito per lavori simili, come polizia, militari, guardie costiere e vigili del fuoco.

Per Elisabeth McLellan, responsabile WWF della Wildlife Crime Iniziative”I Rangers sono in prima linea nella difficile attività di proteggere la natura, ma sembrano essere il fanalino di coda quando si tratta di assicurazioni sulla vita, sulla salute e sulla disabilità. I Rangers meritano di sapere che le loro famiglie non saranno abbandonate se vengono uccisi o gravemente feriti in servizio: il futuro di animali ed ecosistemi di valore immenso è nelle loro mani e noi dobbiamo batterci perché la loro vita e quella dei loro cari sia più protetta”.

Due recenti sondaggi del WWF hanno anche messo in evidenza quanto sia pericoloso essere un ranger in Africa e in Asia: il 73% dei ranger intervistati tra i due continenti dichiaravano di aver sperimentato un rischio per la vita durante il loro servizio nell’interazione con la fauna selvatica o i bracconieri. Il 66% dichiarava di non essere attrezzati sufficientemente per garantire la propria sicurezza e il 45% pensa di non avere una formazione adeguata.

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