Emergenza rifiuti a Roma, Legambiente ribadisce le 4 mosse per liberare la capitale dai Rifiuti

“Il Campidoglio metta in campo azioni concrete e basta sterili polemiche. Avevamo indicato un anno fa i passi da compiere ma niente è avvenuto”. “Porta a porta, impianti per il riciclo, centri di riuso e tariffa puntuale continuano ad essere fondamentali ma nell’ultimo anno e mezzo a Roma non c’è alcun quartiere porta a porta in più tantomeno impianti. I buoni propositi sono insufficienti, c’è bisogno di un ciclo integrato vero” 

Nella nuova e innegabile situazione critica, sulla raccolta dei rifiuti a Roma, Legambiente torna a ribadire le proposte già avanzate ad agosto scorso, con 4 mosse per liberare la Capitale dai Rifiuti, proponendo: – estensione del Porta a Porta in tutta la città; considerando che nell’ultimo anno e mezzo a Roma non è stato aumentato il porta a porta neanche di un’utenza.

– costruzione di 10/15 impianti anaerobici per la gestione dell’organico e la produzione di biometano. La frazione organica pesa per circa il 30% del totale dei rifiuti urbani e a Roma, al superamento del 65% di differenziata come previsto per legge, sarebbe di circa 500.000 tonnellate annue; per smaltirle sarebbero necessari 10/15 digestori anaerobici per il trattamento dell’organico e la produzione di biometano, impianti piccoli, a zero emissioni e miasmi. La giunta invece si era detta favorevole alla costruzione di 3 impianti aerobici, scelta che Legambiente ritiene sbagliata, pensando che non si possa condannare un territorio che ha sopportato già così tanto, a miasmi perenni provenienti da impianti i cui progetti sono ancora sconosciuti, la localizzazione altrettanto e le persone non coinvolte nelle scelte.  

– costruzione di centri del riuso che anticipino le isole ecologiche, intercettando i rifiuti prima che divengano tali e dando la possibilità di una nuova vita agli oggetti ancora potenzialmente utili, alimentando peraltro in maniera legale, il mercato dell’usato.

– applicazione della tariffa puntuale, secondo il principio “chi inquina paghi!”. Tale modalità di tariffazione dei rifiuti è già in campo e con ottimi risultati in città anche di medio grandi dimensioni come Parma, e la Regione Lazio ha già ben legiferato ad agosto 2016, obbligando i comuni al passaggio. Al Comune di Roma il compito di renderla effettiva.  

“Roma è nella morsa dei rifiuti, per uscirne serve che il Campidoglio per primo metta in campo azioni, come quelle che abbiamo già indicato mesi fa – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio –  senza sterili polemiche tra le istituzioni. Va diffuso il porta a porta in ogni quartiere come unico metodo per aumentare la percentuale di differenziata, ma sono mesi che non c’è un’utenza in più con tale tipologia di conferimento e i cassoni stradali diventano sempre più delle discariche a cielo aperto. Vanno realizzati impianti moderni e capaci di trasformare i rifiuti in risorsa, coinvolgendo le persone nel siting ed evitando tecnologie impattanti. Si devono aumentare le isole ecologiche, costituendo in ognuna dei centri di riuso perché gli oggetti possano trovare una seconda vita prima di diventare rifiuto. Va applicata la tariffa puntuale perché non è giusto pagare con il vecchio metodo in base a metri quadri abitativi e numero di componenti del nucleo familiare, le famiglie e le aziende devono poter pagare di meno se sono virtuose perché producono meno rifiuti, tassello questo fondamentale per arrivare alla riduzione del carico complessivo”.  

Legambiente aveva ad agosto 2016 indicato questi punti come fondamentali per avviare un ciclo virtuoso dei rifiuti per non far ricadere Roma nell’emergenza rifiuti in strada, invece si è di nuovo arrivati impreparati nel periodo dell’anno con maggiori problematiche. 

“Ancora oggi – spiega Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – 160 autoarticolati fanno viaggiare i nostri rifiuti verso il nord Italia e stati esteri, con spesa evidentemente enorme per la collettività e siamo passati dalla dittatura delle discariche e del sistema Malagrotta, dopo la sacrosanta chiusura della più grande discarica d’Europa, a quella del fuori ambito; ognuno faccia oggi il proprio compito senza pensare a termovalorizzatori o nuove discariche, la Regione continui a spingere la legge per la tariffa puntuale così come il piano che emerge dal fabbisogno impiantistico del 2016, il Comune innesti un cambio di rotta ormai indispensabile sul quale, francamente, nell’ultimo anno e mezzo non c’è stata alcuna novità positiva. Scontiamo e sconteremo per anni la mala gestione complessiva degli ultimi decenni e la poca determinazione delle azioni positive messe in campo in passato sul ciclo dei rifiuti a Roma, ma attraverso una responsabilità collettiva che tutti devono assumere, bisogna portare la capitale ad avere porta a porta ovunque entro il 2017 e un ciclo virtuoso che va assolutamente avviato”.

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