Alitalia e la ‘Babele Sociale’. Corsi a pagamento per assistenti di volo

ROMA – E’ di questi giorni la segnalazione di una nota Alitalia apparsa su Facebook nel quale la compagnia di Bandiera annuncia che il centro Addestramento Alitalia organizza corsi a pagamento (2.000 euro) per il conseguimento della professione di Assistente di volo a Livello Europeo e dell’ attestato di formazione in materia di Sicurezza (AFS).

La notizia ha destato indignazione tra le migliaia di cassa integrati e precari del gruppo Alitalia che, nonostante gli accordi siglati tra OO/SS e Alitalia per il reinserimento del personale dal bacino di cassa integrazione, a tre anni dalla fine dell’ex Compagnia di Bandiera, si trovano a non avere più nessuna prospettiva di rientro nel ciclo produttivo.
“All’interno di una situazione che vede tuttora migliaia di piloti, Assistenti di Volo e Personale di Terra ex Alitalia in cassaintegrazione senza alcuna prospettiva futura, abbiamo denunciato da mesi la ripresa da parte di CAI di corsi base per la formazione di nuovi Assistenti di Volo, tra l’altro quando abbiamo ancora centinaia di precari che da anni lavorano per la Compagnia-afferma Paolo Maras, responsabile di USB Lavoro Privato per il trasporto aereo nonché Assistente di Volo in cassaintegrazione-Adesso la notizia che questi corsi siano addirittura un business con la richiesta di pagamento di 2000 euro a candidato, confermata sulle stesse pagine di Facebook di Alitalia, getta ulteriore benzina sul fuoco determinato dalla mancanza di qualsiasi prospettiva per i cassaintegrati e precari ex Alitalia”
Effettivamente, il meccanismo dei corsi a pagamento oltre ad apparire rischioso per la tutela della professionalità degli assistenti di volo, perché in qualche modo ne svaluta il brevetto professionale immettendo nuove certificazioni a fronte della quantità non indifferente di disoccupati in questo settore.  Rappresenta un ulteriore danno alla dignità delle migliaia di persone già pesantemente colpite dal disastro scaturito dal fallimento di Alitalia.

“Questa notizia – continua il sindacalista USB- è purtroppo la conferma sia dell’irresponsabilità con la quale la CAI ha gestito il disastro conseguente alla messa in cassaintegrazione di migliaia di lavoratori, sia della colpevole mancanza di controllo da parte del Ministero del Lavoro su accordi sottoscritti non più di 3 anni fa in sede governativa. In particolare scandaloso a nostro avviso è stato il ruolo omertoso e di connivenza con l’Azienda assunto dal Ministro Sacconi soprattutto dopo la fine della vertenza nel 2008”.
“Finora abbiamo avuto due incontri del tutto interlocutori con la Direzione del Ministero del Lavoro: la sensazione che abbiamo ricavato e che interessi molto di più non disturbare Alitalia piuttosto che una migliore gestione dei soldi spesi dalla collettività in ammortizzatori sociali.”- chiosa Paolo Maras- Tra 12 mesi scadrà la cassaintegrazione e saremo tutti quanti messi in mobilità; questa situazione non ci lascia molte scelte se non quello di alzare da subito il livello dello scontro e chiamare tutte le Istituzioni coinvolte alle proprie responsabilità”
Durissima anche la posizione di AVIA che chiede l’intervento di Matteoli e di ENAC. Antonio di Vietri, presidente dell’Associazione professionale, sostiene che  “mentre da un lato Alitalia non onora gli impegni per la riassunzione dei cassa integrati e centinaia di colleghi assunti a tempo determinato ricorrono alla magistratura per vedere riconosciuti i loro diritti, dall’altro la stessa Alitalia si fa pagare alcune centinaia di migliaia di euro per produrre, nella migliore delle ipotesi, dei nuovi sotto occupati”.
Lavoratori cui si richiede di pagare per lavorare, cassa integrati pagati per non lavorare e precari perennemente in cerca di un lavoro. In questa Babele sociale viene da domandarsi se sia giusto che a saldare il conto più amaro debbano essere sempre le fasce più deboli del paese.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe