Como. Cronaca di un sindaco sfiduciato

COMO – Le grandi manovre erano iniziate prima della ormai nota mozione di sfiducia (8 novembre) al sindaco Stefano Bruni, che avrebbe dovuto mandare a casa definitivamente lui e la sua amministrazione.

Una simpatica burla, innescata più per testare e trattare questo o quello che per vero intento. Il primo cittadino, non era preoccupato della minoranza, ma dalla maggioranza, la sua, che forse, rivendicava vecchi rancori o chissà quale insoddisfazione.  L’ex leghista Emanuele Lionetti e  Luigi Bottone (pdl), sono le persone della maggioranza che, con la loro firma, hanno permesso la mozione contro Bruni. I cinque del Pdl, soprannominati i “ribelli”, usciti qualche giorno prima, tra cui il presidente dell’assemblea di Palazzo Cernezzi, Mario Pastore, erano i pezzi forti della sfiducia. Nonostante la scenografica e critica Lega nord non abbia risparmiato rimostranze, rimaneva in attesa di un segnale dai vertici del partito per far cadere il sindaco, però nel frattempo, sosteneva il tavolo del sindaco. Così per 3 consigli comunali, si è assistito al pellegrinaggio di assessori e consiglieri che, in fila  con il numerino, ad ogni intervento elencavano difetti e fallimenti del Sindaco e della sua giunta. E tra una seduta consigliare a l’altra, si è intenzionalmente dato tanto, ma tanto tempo, alle trattative dietro le quinte.

Gli interventi di consiglieri e assessori
Il più divertente è stato l’intervento di Mario Pastore che, dopo 20 mn in cui ha espresso il peggio di un amministrazione e del suo primo amministratore, concludeva dicendo: “per questi motivi ho deciso di astenermi dal voto”. In sala consigliare si respirava aria leggera, infatti, l’assessore alla cultura Sergio Gaddi, nelle tre sedute non ha minimamente rivolto lo sguardo verso la sala perchè troppo intento a navigare con il suo portatile, talune volte assorto ridacchiava, divertito da qualcosa nel suo monitor. Nella seconda seduta, ad un certo punto, il consigliere Alessandro Rapinese ha chiesto di concludere con il voto, ma il consiglio ha risposto picche. E così era maturato un altro rinvio. Il secondo.

Tutto tempo prezioso per risaldare la maggioranza
Quella notte, il sindaco ha lasciato il comune con aria sicura e serena. Nulla lo preoccupava, nulla poteva ostacolare la sua permanenza nel comune di Como.  Arrivati al 16 novembre, anche i “ribelli” che aderiscono ad “autonomia liberale per Como”, cioè Piercarlo Frigerio, Arturo Arcellaschi, Pasquale Buono, Emanuele Lionetti, Andrea Anzi e Luigi Bottone, si astengono dal voto, come anche il presidente del Consiglio comunale Mario Pastore. Nel frattempo, il Presidente Pastore, ha reso noto il suo passaggio con i finiani, di Futuro e Libertà e il capogruppo Piercarlo Frigerio spiega che dopo un serrato confronto, il sindaco Bruni ha garantito quei paletti che avevano chiesto e che subordinavano il voto alla mozione.

Obbiettivi raggiunti dai paletti
Verranno decurtati i compensi a tutti gli assessori per un risparmio totale di 100mila euro l’anno,  perciò risulta inutile il taglio di due/tre assessori, inizialmente chiesto. Taglio del 15% dell’emolumento al direttore generale del Comune di Como Nunzio Fabiano, che si traduce in circa 32 mila euro;  dimezzamento delle copie del «giornalino» «Il Cittadino», pubblicazione che interessa solo gli over 65; eliminazione del «portavoce» del sindaco con il 2011, con un risparmio di ben 200mila euro l’anno; altri vari ed eventuali che consentiranno ulteriori risparmi al contribuente comasco. Lo spettacolo è terminato con qualche soldo economizzato, il che non è male viste le casse rosse del Comune di Como.

Si segnale che nelle serate c’è stata animazione tra i cittadini presenti ai consigli comunali. Un gruppo ha sostenuto il consigliere Alessandro Rapinese con l’iniziativa: “Go home Bruni Nith” con cori sotto le finestre della sala consigliare. L’Italia dei valori, anche se priva di rappresentanza in consiglio, ha presenziato con bandiere e volantini inneggianti a  comunione e fatturazione e la Lega poltronista, specificando che il partito rappresenta nel comasco il 7% degli elettori.  Anche Forza Nuova era presente con striscioni, e auspicava la caduta dell’impero Bruni. Tra gli interventi espressi nelle serate uno spicca. Il consigliere di minoranza Bruno Saladino (Pd), ha osservato l’effettiva analogia della politica locale con quella nazionale, riferendosi ai finiani che temporeggiano, tenendo in tensione come un archetto di violino senza staccare definitivamente la spina. Anche il richiamo alle dichiarazioni di Emma Marcegaglia calzano, infatti, non poco tempo fa, le associazioni di categoria di Como lamentavano una sostanziale assenza di governo cittadino e lo sfascio in cui si è la città. Intervento che induce alla riflessione e che scaturisce domande. Quanto effettivamente l’implosione del Pdl incida e si ripercuota, per capillarità, nelle amministrazioni locali, al momento non è dato saperlo, però, è evidente che le direttive dei vertici di partito si stanno allungando più di quanto si creda.

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