Nuovo appello all’Europa: salviamo i profughi nel Sinai

MILANO –  Il Gruppo Everyone e la rete di ong per i diritti dei profughi subsahariani nel Sinai, dopo aver ottenuto, il 16 dicembre 2010, una Risoluzione europea su questa grave emergenza umanitaria, hanno successivamente chiesto e ottenuto (in data 20 dicembre 2011) una nuova interrogazione parlamentare per chiedere all’Unione europea quali  misure essa intenda assumere per contribuire alla soluzione del fenomeno dei rapimenti e delle estorsioni nel Sinai.

Non avendo ancora ricevuto una risposta convincente, inviamo un nuovo appello al Parlamento europeo: per debellare questa piaga, che è all’origine di centinaia di morti e di infinite violazioni dei diritti umani, è necessario che anche l’Europa faccia concretamente la sua parte, perché i documenti e i proclami, da soli, non servono a produrre cambiamenti in una regione del mondo in cui i diritti dell’uomo non sembrano significare più nulla. Qui di seguito, l’interrogazione europarlamentare dello scorso dicembre e il testo della Risoluzione del 2010.

Interrogazione parlamentare con richiesta di risposta scritta alla Commissione

20 dicembre 2011- P-012191/2011 – Articolo 117 del regolamento – Sari Essayah (PPE)

Oggetto: Situazione dei diritti umani e dei rifugiati del Sinai

Diverse associazioni internazionali per i diritti umani hanno riferito in merito alla situazione particolarmente delicata di decine di rifugiati del Sinai. All’incirca un anno fa (il 16 dicembre 2010) nella risoluzione del Parlamento europeo sui rifugiati eritrei tenuti in ostaggio nel Sinai (P7_TA(2010)0496) è stato richiesto che l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza desse la massima priorità a tale questione nell’ambito del dialogo politico fra l’Unione europea e l’Egitto. Non sono stati, tuttavia, realizzati progressi significativi, e dopo la primavera araba la situazione dei rifugiati del Sinai risulta ancora drammatica.

Come intende la Commissione procedere concretamente in merito alla questione con l’attuale gestione dell’Egitto? Qual è la situazione attuale dei diritti umani e dei rifugiati nella zona del Sinai? Quali provvedimenti intende la Commissione adottare per porre fine alle violazioni dei diritti umani nella zona, quali la tortura, il traffico di esseri umani e di organi?

Risoluzione del Parlamento europeo del 16 dicembre 2010 sui rifugiati eritrei tenuti in ostaggio nel Sinai

Il Parlamento europeo ,

–      vista la dichiarazione di Barcellona del novembre 1995,

–      vista la prima conferenza della rete euromediterranea per i diritti dell’uomo svoltasi al Cairo il 26 e 27 gennaio 2006,

–    considerando che le forze di sicurezza egiziane stanno cercando centinaia di rifugiati eritrei che, secondo l’UNHCR, sarebbero tenuti in ostaggio da contrabbandieri beduini nel Sinai, non avendo pagato le somme richieste dai contrabbandieri per aiutarli a entrare illegalmente in Israele,
–    considerando che lo scorso martedì 7 dicembre l’ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha manifestato la sua preoccupazione per 250 migranti eritrei che si ritiene siano tenuti in ostaggio nel deserto del Sinai,
–    considerando che, secondo segnalazioni, i trafficanti esigerebbero il pagamento di 8 000 dollari USA a persona per la loro liberazione, le persone sarebbero tenute prigioniere in container e sarebbero vittime di abusi,
–    considerando che in un appello congiunto lanciato il 1° dicembre da organizzazioni non governative si afferma che centinaia di rifugiati illegali provenienti dal Corno d’Africa sono stati tenuti prigionieri per mesi nelle periferie di una città nel Sinai,
–    considerando che, secondo le informazioni delle ONG, gli ostaggi avevano già pagato 2 000 dollari USA per il passaggio in Israele e che, secondo le stesse fonti, i rifugiati sono trattati in maniera estremamente degradante e inumana dai contrabbandieri,
–    considerando che i funzionari locali del Sinai settentrionale hanno dichiarato che le forze di sicurezza stanno cercando attivamente i cittadini eritrei, che sarebbero tenuti prigionieri in gruppi sparsi,

1.      esorta le autorità egiziane ad adottare tutte le misure necessarie a garantire il rilascio dei cittadini eritrei tenuti in ostaggio, a evitare l’uso di armi letali contro i migranti illegali che attraversano le frontiere del paese, a proteggere la loro dignità e la loro integrità fisica e psicologica, nonché a garantire che i migranti detenuti abbiano la possibilità di contattare l’UNCHR e che quest’ultimo sia in condizione di raggiungere tutti i richiedenti asilo e i rifugiati che sono sotto la custodia dello Stato;

2.      apprezza gli sforzi messi in atto dalle autorità egiziane per verificare le informazioni contenute nelle relazioni dell’UNHCR concernenti un gruppo di circa 250 eritrei tenuti in ostaggio da trafficanti nel Sinai, in violazione delle leggi nazionali e dei principi dei diritti umani;

3.      sottolinea che il confine che costeggia il deserto del Sinai è diventato una rotta di traffici per i migranti africani alla ricerca di lavoro; osserva che ogni anno migliaia di eritrei fuggono dal paese, molti dei quali diretti in Israele;

4.      ricorda che ad agosto sette persone sono state uccise in scontri con contrabbandieri vicino al confine israeliano dopo che alcuni migranti africani catturati dai trafficanti, in un tentativo di fuga, si erano impossessati delle armi dei loro sequestratori;

5.      prende atto che, nel mese di novembre, Israele ha avviato la costruzione di una recinzione di 250 km lungo il confine, allo scopo di arrestare il flusso di migranti illegali;

6.      valuta positivamente gli sforzi messi in atto dall’Egitto nella lotta contro la tratta di esseri umani, in particolare l’istituzione, nel 2007, del comitato di coordinamento nazionale per la lotta e la prevenzione della tratta di esseri umani, e invita tutti i paesi a rinnovare il proprio impegno per affrontare il problema dei reati connessi alla tratta di esseri umani a livello mondiale e a rispettare le leggi nazionali pertinenti;

7.      apprezza l’impegno costante dell’Egitto nel rispettare gli obblighi ad esso incombenti in virtù dei trattati internazionali, in particolare della convenzione del 1951 sui rifugiati;

8.      riconosce che qualunque rifugiato che partecipi ad azioni che minacciano, direttamente o indirettamente, la sicurezza e l’indipendenza del paese ospitante dovrebbe essere considerato una minaccia per la sicurezza nazionale di tale paese, in base alle condizioni stabilite dall’UNHCR;

9.      incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione all’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/vicepresidente della Commissione, al Consiglio e alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo egiziano, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.

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