Musica. Enzo Avitabile: “Un’opera può diventare un prodotto, non viceversa”. Video

Enzo Avitabile, grande sassofonista e cantautore italiano, nel 2012 è stato immortalato dal regista Jonathan Demme nel docu-film “Enzo Avitabile Music Life”, presentato alla 69 mostra di Venezia. Nel film il regista statunitense ripercorre la carriera del nostro musicista napoletano. Quella d’Enzo Avitabile è una vita molto creativa che, in questa intervista a Dazebao, l’artista ripercorre con parole sue.

D.Come, quando, ha iniziato con la musica, quali erano le influenze musicali da ragazzo?

E.A. Avevo 7 anni, quando mi sono appassionato alla musica. Il mio desiderio era di riuscire a suonare come e con coloro che ascoltavo. Erano gli anni dei jukebox, alla radio trasmettevano i pezzi americani del soul, jazz, funk e quelle erano le mie influenze. Poi mi sono appassionato al sassofono e mi sono diplomato.

D.Com’era l’atmosfera che si respirava nei club di Napoli dove venivano i clienti americani?

E. A. Ero ragazzo e all’epoca a Napoli in quei club frequentati da clienti americani ti potevi esibire, ho iniziato lì dove appunto vedevi questo tipo di clientela.

D. Quando e com’è iniziato il suo progetto con Jonhatan Demme per l’ “Enzo Avitabile Music Life”?

E. A. Mi sentì, per caso, alla radio, gli piacqui e si appuntò il nome su un foglio, poi mi chiamò. Jonhatan Demme aveva già sentito dei miei pezzi prima che ci incontrassimo. Quando appunto ci incontrammo, io mi portai dietro tutti i miei dischi, per farglieli ascoltare, ma lui li aveva già tutti, li aveva già tutti ascoltati. L’Enzo Avitabile Music Life è un film documentario, credo sia un buon modo per trattare quest’argomento.

D. Lei ha collaborato con James e suonato con James Brown, mi racconterebbe di quest’esperienza?

E. A. Quella fu un’esperienza unica. Mi prese in simpatia, mi fece salire sul suo palco, suonare con lui in vari concerti e mi diede buoni consigli. Mi disse che era stato il più veloce sul campo a scoprire quello che avevo scoperto, mi suggerì però di non dedicarmi solo a quel tipo di musica ma  di risalire alle fonti.

D. Lei é curatore di “Tradizione e cemento”, come nasce? Com’è strutturato all’interno dell’università, presso cui insegna, questo laboratorio d’Etnomusicologia? Cosa pensa del ruolo d’insegnante?

E. A. Credo che sia imprescindibile recuperare le origini, sapere dove vivi, recuperare il background nell’identità di ognuno. “Tradizione e cemento” nasce da una mia riflessione, in quest’ottica. Chi inoltre insegna questo tipo di cose, quindi è insegnante di Musica, dev’essere un creativo, deve venire da quel tipo di contesto oltre ad avere delle basi, deve farlo in altre parole nella vita.

D. Lei è un artista che ha sempre fatto quello che amava, senza preoccuparsi delle logiche di mercato: com’è cambiato secondo lei il panorama musicale italiano da questo punto di vista?

E. A. Credo vada fatto un discorso su prodotto e opera. Non vale solo per la musica, vale un po’ per tutto nella vita. Il prodotto è qualcosa che non diventerà mai un’opera, mentre un’opera può diventare un prodotto.

 

Enzo Avitabile – Soul express – Video

 

 

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