Musica. Intervista ai Marlene Kuntz, “Il rock come piace a noi”. Video

ROMA – Sono uno dei gruppi storici, pietre miliari del rock italiano i Marlene Kuntz, tornati con un nuovo album, strepitoso sotto ogni punto di vista. Hanno collaborato con nomi importanti, colleghi del calibro di Skin, Patty Smith, (con cui hanno duettato a Sanremo), Paolo Conte, produttori come Rob Ellis, rimanendo ciò che li ha fatti amare dal pubblico, fin da quando sono partiti da Cuneo, dagli anni Novanta ad oggi.

Attualmente in radio potete ascoltarli con il loro ultimo successo “Nella tua luce”. In una intervista a Valentina Marchetti, ecco cosa raccontano ai lettori di Dazebao.

 

D. Quando nascono i Marlene Kuntz?

M.K: Nel 1990

 

D. Quali sono state le vostre influenze musicali? 

M.K: Varie, ognuno di noi era influenzato da cose diverse: Riccardo era più sul metal, io dark/wave e Cristiano piú post punk e rock americano. Ci mettevano d’accordo Sonic youth, Nick Cave, Einsturzende Neubauten,Pixies,Fugazi

 

 

D. Molti ritengono che siete vicini ai Sonic Youth e al Noise rock, vi ritrovate in queste affermazioni?

M.K: In parte anche perché a differenza dei Sonic youth siamo sempre stati interessati alla forma canzone,  poi dal vivo e in alcune registrazioni amavamo improvvisare: penso alle spore di “Ho ucciso paranoia”. Ci catturava il suono dei Sonic Youth, le molte chitarre accordate in modi diversi, la maestria nel passare dal caos noise ad atmosfere delicate in modo molto fluido. Daydream Nation é stato fondamentale per noi. Poi con il tempo siamo andati alla ricerca anche di altre sonoritá, arrangiamenti ed altri approcci.

 

 

D. Com’era la scena rock italiana sul finire dei Novanta? La Cuneo da dove avete iniziato?

M.K In quegli anni c’era molta frenesia in ambito rock:  era  la sonoritá che una buona parte della gente aveva nelle orecchie. Il grande successo dei Nirvana aveva aiutato a sdoganare un sound che altrimenti avrebbe faticato ad essere accettato da molta parte del pubblico. Le discografiche erano alla ricerca di band che avessero quel suono e che cantassero in italiano; c’era un pubblico piuttosto consistente che partecipava ai festival ed era disposto ad ascoltare anche gruppi esordienti, c’era curiositá. Sono stati anche gli anni del grande successo dei CSI e dei festival legati alla loro etichetta, il CPI, che ci ha ospitato per i primi tre dischi. Una situazione lontana dall’attuale: quest’anno siamo l’unico paese in europa a non avere un grande festival rock. Riguardo a Cuneo: era ed é una cittadina di provincia piuttosto isolata con pochi stimoli culturali. Ora é in parte migliorata: esiste da molti anni il festival estivo “Nuvolari”, ma in quegli anni non c’era nulla ed eravamo disposti a fare chilometri per andare ai concerti giusti o a ballare il rock come piaceva a noi.

 

D. Qual è tra i vostri album quello cui siete più legati,  e perché?

M.K: Nessuno in particolare, davvero. Ogni disco per noi é un mondo a sè con uno spettro sonoro ed emotivo che riflette quel particolare momento che stavamo vivendo.

 

D. Avete lavorato con produttori non solo italiani. Com’è stata quell’esperienza?

M.K:  Molto bella. Rob Ellis é stato ed é un gran musicista, uno dei batteristi che ho ammirato di più nella mia vita e lavorare insieme a lui ed Head, con cui registrarono i migliori dischi di P.J.Harvey, é stata un’esperienza molto formativa. Favoriva il tutto il contesto, Berlino, che scoprivamo la sera dopo le sessioni di registrazione. In quelle sessioni ci fu la partecipazione di Warren Ellis, violinista di Nick Cave e musicista straordinario, che ha  condiviso con noi un’intera giornata in studio. Un altro incontro ad alta densitá emotiva.

 

D. Avete duettato con Patti Smith in “Because the Night” e “Impressioni di Settembre” della PFM, avete avuto modo di lavorare con Skin,  Paolo Conte. Cosa vi è rimasto più impresso?

M.K: Di Patty Smith ricordo la sua umanitá e sensibilitá: era più emozionata di noi prima dell’esibizione sanremese e volle stringere la mano di Cristiano scendendo i gradini dell’Ariston. Di Skin il grande carisma e l’energia vitale. Era cosí ovunque: sul palco, nello studio di registrazione o mentre ballava nel club londinese che ci volle far conoscere. Di Conte direi i modi raffinati ed eleganti, quasi d’altri tempi, che ritrovi nei suoi testi e nella sua musica

 

D. Avete avuto modo di essere parte di un talent in veste di consulenti tecnici, come “The Voice of Italy”. Trovate che un talent show sia una buona vetrina o un punto di partenza?

M.K: Io credo che dipenda da cosa fai: nel caso di chi volesse portare avanti un progetto con un approccio piú artistico e di ricerca probabilmente quella non sarebbe la strada giusta. Il talent é soprattutto un gioco seduttivo nei confronti del pubblico televisivo, che puó essere pericoloso per la tua autonomia artistica soprattutto all’inizio del tuo percorso. Credo sia più adatto a chi ha un’inclinazione più pop. Ci sono comunque ottimi interpreti, tecnicamente parlando.

 

D. C’è qualche esperienza connessa ai vostri tour che ricordate in particolare con piacere? Quanto è importante suonare dal vivo?

M.K: Ogni tour é pieno di esperienze e incontri, fa parte della bellezza di viaggiare su e giù per l’Italia oltre che alla fatica. Da spettatore ho sempre pensato che il live fosse un po’ la prova del nove per giudicare un artista, poi bisogna dire che  in questo momento storico il concerto é di importanza cruciale: é l’unico modo per sostenersi dato che il supporto derivante dalle vendite discografiche é ormai irrisorio .

 

 

D. Secondo voi la scena musicale attuale è abbastanza ben disposta ad accettare brani con testi vicini come alla poesia?

M.K : Non saprei dire esattamente, in generale vedo una deriva verso l’intrattenimento o forme meno ricercate di comunicazione,  un livellamento verso il basso.  Poi ogni autore fa i conti con la propria onestá intellettuale e il pubblico lo sa giudicare.

 

D. Quanto è importante oggi l’elemento digitale?

M.K: Statisticamente l’80 % degli italiani segue la musica su facebook o youtube, quindi per chi é interessato a far conoscere la propria musica é  importantissimo essere presenti. Anche il download legale della musica attraverso vari distributori sta crescendo, anche se é ancora molto lontano dalle vendite fisiche, questo soprattutto in Italia.

 

D.Come inizia una giornata tipo per i Marlene Kuntz?

M.K: Chiedendoci dove siamo.

 

D. Il vostro ultimo lavoro discografico?

M.K :Nella tua luce é il nostro ultimo, nono, lavoro. Un album con un suo sapore ed un’atmosfera a sé, ricca di luci ed ombre. Un viaggio intenso realizzato in quasi tre anni di lavoro, ricco di particolari e sfumature da esplorare ascolto dopo ascolto.

 

D. C’è un progetto cui vorreste dedicarvi?

M.K: Alla realizzazione del tour dedicato al nostro ultimo “Nella tua luce”, vogliamo che sia uno spettacolo speciale.

 

Marlene Kuntz – Nella tua luce – Video

 

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