Intervista a Giuseppe Mistretta, ambasciatore uscente in Angola

ROMA – Ambasciatore italiano uscente in Angola, S.E. Giuseppe Mistretta è senz’altro il testimone piu’ autorevole degli interessanti e lunghi rapporti che legano i due Paesi. Dopo l’ultima missione della Portaerei Cavour a Luanda e in procinto di iniziare un nuovo mandato, stavolta in Etiopia, lo abbiamo incontrato a Roma, nell’ambito della presentazione del suo nuovo saggio “Un ponte lungo quattro secoli” (Gangemi editore) nel quale ripercorre l’antica amicizia e collaborazione tra i due popoli, fino ad arrivare alle recenti sinergie ed interazioni imprenditoriali che, nonostante la lunga distanza geografica, stanno avvalorando la possibilità di un forte recupero economico e culturale su entrambi i fronti.

Ambasciatore, perché Italia ed Angola vantano un’antica amicizia che li accomuna in maniera atipica, nonostante la grande distanza geografica e l’assenza di vincoli di origine coloniale?

La storia della forte amicizia fra Italia ed Angola e fra i rispettivi popoli risale addirittura al XVII secolo, quando i Padri Cappuccini iniziarono, nel 1645, la loro opera missionaria nei Regni di Congo , Matamba e Ndongo che formavano l’ odierno Angola. I Cappuccini evangelizzarono quelle terre, e operarono fianco a fianco con le popolazioni locali, fino al 1835, e poi di nuovo dal 1948 ai giorni nostri. E’ poi avvenuto intorno al 1820 un fenomeno molto singolare, e piuttosto casuale: circa 300 deportati napoletani del Regno delle Due Sicilie furono mandati dai Borbone proprio in Angola, dove si installorono e crearono con le donne locali famiglie numerose. Ancora oggi nei nomi di alcune famiglie angolane si nascondono origini italiane, come nel caso dei signori Fançony, che discendono da un Domenico del Re Fanzoni, incluso fra quei 300 deportati napoletani. Ci sono poi molti altri casi in cui le vicende dell’ Italia e dell’ Angola, ora casualmente, ora strategicamente, si incrociano e si toccano, costruendo quel ponte ideale a cui faccio riferimento nel mio libro.

Perché l’Italia è stato il primo Paese europeo occidentale a riconoscere l’indipendenza dell’Angola, nel 1976?

Nella mia ricostruzione di questo momento importante, si possono identificare due spinte politiche importanti, che hanno condotto al citato riconoscimento, pur essendo l’ Italia a quel tempo (1976) nel “blocco” dei Paesi non socialisti, mentre l’ Angola aveva in origine una forte matrice marxista. Vi fu un personale interesse del Papa Paolo VI per l’ indipendenza dei popoli africani, di cui si trova una chiara traccia nell’ Enciclica Populorum Progressio del 1967. A ciò si aggiunge il fatto che proprio Papa Montini ricevette privatamente i leader della lotta anti-coloniale contro il Portogallo, Agostinho Neto (angolano), Amilcar Cabral e Marcelino dos Santos, nel 1970, dando ulteriore coraggio e stimolo alla loro battaglia.

Ciò ebbe un importante riflesso sul piano politico, poichè anche la Democrazia Cristiana fu ispirata , risalendo alla Populorum Progressio, ad un crescente impegno per la liberazione dal giogo coloniale in Africa. Importantissimo fu poi il ruolo del Partito Comunista Italiano e del suo leader Enrico Berlinguer, che ebbe una visione molto innovativa del ruolo dell’ Italia in Africa. Entrambe queste forze politiche spinsero in modo convergente per un rapido riconoscimento dell’ Indipendenza angolana, avvenuto il 18 febbraio 1976.

Come si è sviluppato e si svilupperà la collaborazione nel settore culturale, scientifico e tecnologico tra i due Paesi?

Oggi è proprio sulla cultura e sulla collaborazione tecnologica che si può rinnovare e può trarre nuova linfa il rapporto italo-angolano. L’ Angola ha bisogno di formazione e trasferimento di know how, e l’ Italia è uno Stato a cui Luanda guarda con interesse per una cooperazione crescente in tali campi. A livello culturale, con delle interessanti operazioni di fund raising, a cui la collettività non solo italiana ha risposto con energia e generosità, si sono allestite negli ultimi anni delle importanti realizzazioni ed eventi, fra cui vari concerti  di artisti celebri come Niccolò Fabi, Eugenio Bennato, e Felicia Bongiovanni per la lirica. Non dimentichiamo poi che l’ Angola ha vinto nel 2013 il Leone d’oro come migliore padiglione straniero alla Biennale di Venezia, ed anche in questa iniziativa la nostra Ambasciata ha avuto un suo ruolo rilevante.

In maniera specifica, che passi avanti secondo Lei ha fatto il governo angolese nei rapporti con l’Italia durante il Suo mandato?

C’è oggi una rinnovata attenzione italiana sull’ Angola, e ciò deriva dal rilancio delle relazioni che abbiamo operato in tutti settori con il Governo angolano. Basta dire che nell’ ultimo quadriennio l’ import export è quasi triplicato, i visti concessi dall’ Italia anche sono triplicati, mentre si sono altresì firmati 5 Accordi bilaterali nei settori della collaborazione di Polizia, della Difesa, dei Visti, della Cultura. Si sono anche verificate importanti visite politiche, e l’ Italia ha manifestato una nuova attenzione verso l’ Angola e verso l’ Africa in generale.

Quali sono le principali argomentazioni e campi di interesse per cui gli Italiani dovrebbero approdare imprenditorialmente in Angola?

Le società italiane già approdano in Angola, anche per le necessità di diversificare i mercati. Gli ultimi anni hanno fatto riscontrare un grande numero di missioni imprenditoriali nell’ arredamento, nell’ agricoltura, nel settore delle pietre e dei marmi, in quello ambientale, etc.

Investire in Africa richiede impegno e coraggio, ma i ritorni possono essere ragguardevoli. Il problema che si riscontra in Angola è quello dei costi operativi molto alti, specie a Luanda, e dell’ eccesso di burocrazia. Tuttavia ciò non ha ostacolato più di tanto l’attenzione delle società italiane all’ Angola, che secondo me sarà ancora in crescita nei prossimi anni.

Perché e con quali mezzi secondo Lei il governo o le aziende angolane hanno deciso di investire nel Sistema Italia? Mi faccia qualche esempio recente di investimento.

Più che investimenti di grandi proporzioni da parte del Governo angolano in Italia, si assiste ad un fenomeno crescente di importanti uomini d’affari angolani che comprano macchinari e know how dall’ Italia, per poi impiantare partnership operative in Angola. Ci sono almeno una decina di grandi imprenditori angolani che operano ormai intensamente con l’ Italia, e per citare un caso emblematico, quello di un grande concessionario a Luanda che da qualche tempo, anche grazie all’ intervento facilitatore dell’ Ambasciata, importa le vetture e gli automezzi FIAT ed Alfa Romeo.

Come si puo’ secondo Lei migliorare il turismo culturale nello scambio dei due Paesi?

La guerra civile angolana, durata quasi trenta anni, e terminata solo nel 2002, ha fatto sì che nell’ immaginario collettivo si pensi ancora oggi all’ Angola come un paese rischioso. Invece, è uno dei stabili e tranquilli in Africa. Siamo noi italiani che dobbiamo scoprire le bellezze angolane, che esistono e sono numerose. Gli angolani conoscono ed ammirano l’Italia, e vi fanno frequentissime visite e vacanze.

Quali sono stati gli ultimi accordi bilaterali tra Italia e Angola in occasione della missione della Portaerei Cavour?

L’ultimo degli Accordi governativi firmati risale al novembre 2013, e tratta della cooperazione nel settore della Difesa. Durante la visita della Portaerei Cavour è stata firmata una intesa tecnica che dà in pratica esecuzione a quell’ accordo.  Erano poi presenti a Luanda in quei giorni (15-19 febbraio) molte imprese italiane dei più svariati settori, che mi auguro abbiano concluso intese o almeno avviato importanti contatti operativi.

Durante la sua tappa in Luanda,  a bordo della portaerei erano presenti Ministri internazionali ma anche imprenditori ed artisti italiani come Felicia Bongiovanni, trasmettitori del Made in Italy. Ci racconti quest’esperienza e qual è stato l’impatto con gli ospiti angolani…

Quale grande segnale di attenzione e di amicizia dell’ Angola verso il nostro paese, quasi tutto il Governo angolano ha fatto visita alla Nave Cavour durante la sua permanenza nel porto di Luanda, ammirandone la tecnologia d’ avanguardia. Da parte nostra, come Italia e come Ambasciata, abbiamo accoppiato a questo momento industriale un momento culturale, con un bel concerto della nota Soprano Felicia Bongiovanni, svoltosi sul Ponte della Nave, in uno scenario molto spettacolare. Al concerto hanno partecipato circa 500 persone semplicemente entusiaste, ed anche molti angolani.

Come possono conciliarsi Imprenditorialità, Politica e Cultura in un Paese come il nostro che, avendo gigantesche risorse culturali, sembra non saperle più metterle a frutto?

Il cosidetto Sistema Italia sta puntando proprio sul mettere insieme questi aspetti vincenti del nostro patrimonio, per offrire all’ estero un’immagine sempre più attraente e stimolante del nostro paese e delle sue produzioni. Credo che la cultura aiuti l’ operazione nel suo complesso, anche perché la svincola dagli aspetti puramente economici, dando un quadro più complessivo e più articolato dell’ Italia e del genio italiano.

La sua prossima tappa è Addis Abeba, Etiopia. Ha già un “piano di azione” dal punto di vista culturale?

L’ intensità degli impegni in Angola, fino all’ ultimo giorno del mio mandato, non mi ha reso possibile finora focalizzare le idee sull’ Etiopia. Certamente cercherò di replicare, per quanto possibile, alcune proposte di successo realizzate in Angola, ma anche di tener conto delle specificità locali. 

 

 

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