Tornano i Police al cinema

Dal 30 giugno al 2 luglio il film-concerto “Can’t stand losing you” della storica band inglese

 

ROMA – Appuntamento imperdibile per soli tre giorni per i fans della mitica band britannica dei Police. Il trio capitanato da Sting “tornerà in vita” sul grande schermo in occasione del trentesimo anniversario dello scioglimento del gruppo dopo i trionfi internazionali di “Synchronicity”. Arrivera’ infatti nelle sale per 3 giorni il 30 giugno, il 1° e il 2 luglio “Can’t Stand Losing You – Police”, docufilm musicale diretto da Lauren Lazin ed Andy Grieve. Andy Summers, chitarrista e fondatore della band, racconta a ritroso la fantastica storia dei Police, a partire dal tour mondiale tenutosi in occasione della loro reunion, dopo 27 anni dall’ultimo concerto. Il successo planetario con oltre 75 milioni di dischi venduti, gli esordi di Sting, Copeland e Summers, narrati attraverso fotografie, interviste televisive, volantini, biglietti, rassegne stampa e immagini inedite della band.

I Police si formarono nel 1977 in Inghilterra nel pieno del boom del punk e della new wave. All’inizio il leader della band era il batterista Stewart Copeland, ma presto la direzione musicale passa al bassista-cantante Sting. Il primo album, “Outlandos d’Amour”, esce nel novembre del 1978. Il successo è immediato, grazie soprattutto al brano “Roxane”, uscito in 45 giri prima della pubblicazione dell’album. Con “Message in a bottle”, arriva la definitiva consacrazione mondiale. I Police sono la realtà più innovativa e originale dell’universo new wave insieme agli americani Talking Heads. Nel marzo del 1980, i Police decisero di partire per il loro primo tour mondiale, comprendendo spettacoli in luoghi esotici come India, ed Egitto. I Police girarono il mondo a lungo prima di diventare un’attrazione internazionale. L’onda generata dalla loro nuova musica e il tour causarono un’esplosione di popolarità tra i devoti della New wave in tutto il mondo. Incitati dalla loro etichetta discografica a registrare un nuovo disco con il suggerimento di ritornare a suonare dal vivo dalla fine dell’autunno, i Police pubblicarono velocemente il loro terzo album, “Zenyatta Mondatta”, nell’autunno del 1980. L’album divenne il numero uno nel Regno Unito con i singoli “Don’t Stand So Close to Me” e “De Do Do Do, De Da Da Da”, che vendettero bene anche negli Stati Uniti. Con questo Lp i Police diventarono un fenomeno di portata mondiale. A causa dei tempi ristretti di realizzazione, l’album è considerato qualitativamente inferiore e meno ispirato rispetto al precedente, d’altronde il loro obiettivo era quello di “battere il ferro finché era ancora caldo”. Tuttavia è proprio durante questo periodo che iniziarono a manifestarsi forti tensioni tra i membri della band dovute alle forti personalità e alle idee contrastanti di Copeland e Sting. Come Sting avrebbe detto poi, “Zenyatta Mondatta” fu l’ultimo album a cui lavorarono come un “gruppo”.

Nel 1981 i Police volano a Montserrat, nei Caraibi, per incidere il quarto album, “Ghost in the Machine”. Il disco, caratterizzato da arrangiamenti complessi ed un suono più ricco rispetto a quello tradizionalmente scarno del trio, vede un largo utilizzo di tastiere e sintetizzatori, suonati da tutti i componenti. Sting arricchisce inoltre le trame armoniche cimentandosi anche al sassofono, oltre che al contrabbasso. Il periodo delle incisioni è peraltro ben documentato nella cronaca Police in Montserrat, incluso tra i contenuti speciali del Dvd “Every Breath You Take”, raccolta di tutti i video dei singoli della band. Il risultato è elegante e commercialmente accattivante, e non sorprende che il disco non abbia fatto fatica ad imporsi ai vertici delle classifiche, anche in virtù dei singoli “Spirits in the Material World” e “Every Little Thing She Does Is Magic”, quest’ultima arricchita dai virtuosismi di Jean Roussel al pianoforte. Alcune idee che Sting ebbe per l’album gli furono ispirate dagli scritti di Arthur Koestler, si prendano in considerazione ad esempio “Invisible Sun e “Spirits in the Material World”.

L’ultimo album, “Synchronicity”, ritenuto da molti il loro capolavoro insieme a “Reggatta de Blanc”, venne pubblicato nel 1983. Tra i classici di quest’album spiccano “Synchronicity” (Parte 1 e Parte 2) “King of Pain” ed “Every Breath You Take”. Parallelamente all’enorme successo (oltre 15 milioni di copie vendute) si esasperano i contrasti tra Copeland e Sting (ben otto brani su dieci sono stati composti da quest’ultimo), ad evidenziare quella che è l’ultima fase della crisi: a causa delle sempre crescenti tensioni interne, infatti, all’apice del successo i tre si separano a conclusione del concerto tenuto a Melbourne il 4 marzo 1984. Anche se non si tratta di uno scioglimento ufficiale, ogni membro intraprende di fatto una carriera solista.

Sting fra i tre è quello che ha ottenuto il maggior successo di consensi e di vendite anche se le carriere soliste di Stewart Copeland (colonne sonore e interessanti ricerche sulla poliritmia) e Andy Summers (sperimentazione elettronica con Robert Fripp) evidenziano il grande talento compositivo e tecnico dei due musicisti.

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