Sgt. Pepper’s, l’apice dei Beatles

Nel 1967 usciva l’album considerato come il capolavoro del quartetto di Liverpool

“Ne abbiamo passate tante, negli anni sessanta, con tutta la droga e gli amici che morivano come mosche, e adesso siamo arrivati al punto in cui diamo davvero un grande valore alla vita”

(Paul McCartney)

La rivoluzione musicale

Nel mondo della musica nessun artista è stato rivoluzionario come i Beatles. Dopo la loro esplosione avvenuta all’inizio degli anni Sessanta la musica e i giovani non sarebbero stati più gli stessi. Con il quartetto di Liverpool la canzone è diventata una forma d’arte. In pochi minuti e con semplici accordi erano capaci di comporre melodie accattivanti e straordinarie, come nessuno aveva fatto primo. Nella discografia dei Beatles non è facile prendere un solo disco come manifesto della loro arte. Tuttavia, “Sgt. Pepper’s”, uscito nel 1967, può essere considerato il loro capolavoro; l’album della maturità artistica e compositiva. E’ senza dubbio un disco fondamentale nella storia e nell’evoluzione del rock. Per molti musicisti emersi negli anni successivi è una sorta di “manuale” per come intendere la creatività, le composizioni e gli arrangiamenti. Ascoltando “Sgt. Pepper’s” a distanza di 47 anni, si può percepire lo sforzo concettuale e musicale dei quattro Beatles. Innanzitutto l’uso di strumenti inusuali al rock occidentale come il sitar o il Dilruba (strumento a corde etnico indiano); poi si possono ascoltare il clavicembalo, l’armonium, l’arpa e vari strumenti a fiato come il clarinetto e il corno, gli archi come il violoncello e la viola. Il discorso concettuale riguarda l’idea di comporre un album con un solo filo conduttore, con una storia precisa che è presente in tutte le canzoni del disco.

Il concept album

Con “Sgt. Pepper’s” i Beatles sono stati il primo gruppo musicale a mettere in pratica l’idea di “concept album” (usata molto negli anni ’70). Per concept album si intende un disco in cui tutti i brani ruotano attorno ad un unico tema. Il disco che più di tutti contribuì a diffondere l’idea di concept album nella musica popolare fu probabilmente “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles”, sebbene, paradossalmente, quest’opera fondamentale non venga sempre considerata un ‘vero’ concept album. Per questo 33 giri, infatti, i membri del gruppo decisero di assumere delle personalità fittizie (‘immedesimandosi’, appunto, con la “Banda dei Cuori Solitari del Sergente Pepper”). Lennon insistette affinché tutte le sue canzoni già scritte facessero parte dell’Lp, e di fronte a una simile resistenza si giunse a un compromesso: la sostanza dell’album sarebbe stata semplicemente la raccolta di canzoni complete fino a quel momento, ma la copertina avrebbe dovuto indicare un’opera unica, una costruzione omogenea. Per questo motivo George Martin si trovò costretto a inventare innovative soluzioni tecniche pur di dare il segno di organicità tematica. Una di queste fu l’espediente di montare i brani senza soluzione di continuità, scelta che John condivise – al contrario di Brian Epstein – motivandola con l’esigenza di fornire “uno spettacolo continuo tutto in un’unica sequenza, che è equilibrata come il programma di un concerto”.

Dal punto di vista musicale anche per i Beatles, il disco è molto diverso dai precedenti. La qualità del suono è nettamente superiore, le sovraincisioni di vari strumenti acustici ed elettronici sono sofisticate e molto curate, grazie soprattutto al direttore d’orchestra e arrangiatore George Martin. Oltre a brani spiccatamente sperimentali, ci sono canzoni memorabili come “With a little help from my friends”, “Lucy in the sky with diamond” e “A day in the life”. 

“Sgt. Pepper’s”, pubblicato il 1° giugno del 1967, fu un successo straordinario in tutto il mondo. Raggiunse la prima posizione negli Usa, Gran Bretagna, Australia, Norvegia, Svezia, Germania, il terzo posto in Giappone, il quarto in Portogallo, il nono posto in Italia. Ad oggi si calcola abbia venduto circa 32 milioni di copie in tutto il mondo.

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