La signora delle Camelie. Analisi del mito. Video

“Scrissi questa storia esattamente come mi fu raccontata. Essa ha un solo merito, che le sarà forse contestato: quello di essere vera. 

La storia di Marguerite è un’ eccezione, ripeto: ma se così non fosse stato, non avrebbe meritato di essere raccontata.”

                                                 [La signora delle Camelie- Alexandre Dumas figlio]

Il 27 febbraio al numero 11 di Rue de la Madeleine c’ è un’ asta. Gioielli regali, argenti, mobili, carrozze lussuose, cavalli ed un intero guardaroba da sogno sono gli oggetti messi in vendita. 

Marie Duplessis si è spenta da neanche un mese ed ogni suo bene viene venduto per ripagare i creditori.

Cortigiana da modi sublimi e dalle bellezza fresca ed ammaliante, Marie fu una donna colta, autodidatta, che seppe stregare gli uomini, non solo con il suo corpo, ma anche con la sua mente.

Nacque Alphonsine Rose Plessis, di famiglia estremamente umile, desidero non patire più gli stenti della miseria, e così fu. Arrivò ad essere la cortigiana più famosa di Parigi, la cui fama non si è ancora spenta.

Due uomini segnarono la sua vita, il primo fu il suo grande amore, il secondo la rese immortale.

Instaurò una relazione con Agènor de Gramont, figlio del IX Duca di Gramont, ma la loro storia fu bruscamente interrotta dalla famiglia Gramont, preoccupata dello scandalo sociale per una simile unione, che era stata resa dall’ uomo pubblica.

Il secondo uomo, che donò alla donna una longeva memoria, fu Alexandre Dumas figlio, il quale ebbe una breve relazione, non avendo abbastanza mezzi per provvedere degnamente alla donna. A lei. però, si ispirò, come storia e come personaggio, per comporre “La Signora delle camelie”.

“Le donne più virtuose potevano infine entrare nella sua stanza. Cercare in mezzo a quelle meraviglie le tracce di quella vita da cortigiana di cui avevano fatto chissà quali racconti. Sfortunatamente i misteri erano morti con la dea.”

                                                                                     [Alexandre Dumas figlio]

La persona di Marie rivive in Marguerite Gautier, cortigiana colta, ammalata di tisi, proprio come la donna a cui Dumas si ispira, e quindi condannata ad una breve esistenza, ma intensa, proprio come la sfolgorio di una cometa.

Armand Dural, trasposizione letteraria di Agènor de Gramont, è un uomo pieno di passioni, completamente distrutto dalla morte della sua amata, senza più il desiderio di vivere. Con la morte della sua Marguerite egli si sente persone, completamente solo senza quell’ amore travolgente che visse con la donna.

Dumas, fedele alla storia e ai suoi ricordi, è il narratore che ci guida attraverso l’ intreccio, alla scoperta di quella donna, in bilico tra realtà e finzione letteraria, che morì, dopo essere stata tanto corteggiata e desiderata, sola, consumata da una malattia aggravata da una vita fatta di eccessi e di passioni estreme per supplire alla mancanza d’ amore.

L’ autore descrive con accuratezza tutte le fasi della vicenda, che inizia a prendere il via alla tragica morte di Marguerite, che ha sacrificato la cosa più importante della sua vita, Armand, per lasciarlo libero di avere un futuro e per non macchiare la reputazione della di lui famiglia. Lo abbandona perchè lo ama, e l’ uomo lo scoprirà solo poco prima che lei muoia. Non per noia lo lasciò, per un sentimento nobile ed alto.

“Marguerite era bella, ma se così tanto scalpore suscita la vita stravagante di quelle donne, altrettanto poco ne suscita la loro morte.
Sono stelle che tramontano così come sorsero, senza fulgore.”

Ella si è sacrificata, spegnendosi sola, in perfetto contrasto con la sua vita, sempre affollata di persone che le si professavano innamorate o amiche.
Ma nulla le importa, ha salvato Armand,l’ unico uomo che abbia mai realmente amato, questa è l’ unica cosa importante.

Proprio come Marie, anche i beni di Marguerite vengono messi all’ asta.
Una folla di curiosi si accalca, per entrare in quella casa, curiosi di scrutare ogni minimo dettaglio della vita di quella donna, un cannibalismo degli occhi, proprio dell’ essere umano, che morbosamente deve conoscere i particolari della vita di chi ormai non c’è più.

“Qualcuno avrebbe potuto credere che Marie fosse Giovanna d’ Arco, qualcun altro un’ eroina nazionale, così profonda era la tristezza generale.”.

                                                                                         [Charles Dickens]

Così Charles Dickens, di passaggio a Parigi, descrisse la cemonia funebre di Marie al Conte d’ Orsay.

Anche Giuseppe Verdi, ne “La Traviata!, con libretto scritto da Francesco Maria Piave ispiratosi proprio al romanzo di Dumas,  rende omaggio alla memoria di Marie, facendola rivivere nella protagonista della sua opera.

Il primo atto si apre con la cena a casa di Violetta Valéry,  dove Gastone presenta, alla padrona di casa, Alfredo.

GASTONE: Sempre Alfredo a Voi pensa
VIOLETTA: Scherzate
GASTONE: Egra forste, ed ogni dì con affanno
                   qui volò, di voi chiese.
VIOLETTA: Cessate…
                   Nulla son io per lui…

Violetta nel dramma perde tutti i tratti spregiudicati della “Lorette”, cioè della donna galante che possiede un certo stile, una cortigiana.
Ella è una mantenuta, raffinata e di classe, non priva di qual certa rispettabilità.

Al contrario di Marie e Marguerite, Violetta è priva di quell’ esuberanza fisica che caratterizza le due. Il corpo si sta lentamente consumando a causa della tisi, la morte siede accanto alla protagonista, un’ ombra costante che si avvicina.

Ella è “sempre libera” di “folleggiare di gioia in gioia”, ma non danza più, sostiene una maschera di allegria, a fatica, mentre la malattia la consuma e l’ angoscia le serra quel poco di fiato.

La musica di Verdi è un narcotico per il male di vivere della protagonista, la feste non sono altro che una raffigurazione di un rito funebre, la folla che si accalcherà ai suoi funerali.

“Nasca il giorno, il giorno muoia,
  sempre me la stessa trovi;
  le dolcezze a me rinnovi
  ma non muti il mio pensier.”.

Ne “La Traviata” sono evidenti i canoni del romanticismo, redenzione e sacrificio, il tutto avvolto in un alone di morte e di amore, eros e thanatos.
Tragedia e romanticismo si uniscono per creare una forma di denuncia sociale, per la vita di queste “Lorette”, prime venerete, e troppo spesso dimenticate a morire da sole o cadute in miseria.

“Quell’ amore che è palpito
  dell’ universo interno,
  misterioso, altero,
  croce e delizia al cor.”.

Sia Dumas che Verdi vollero rendere omaggio a “La signora delle Camelie” dando alle loro protagoniste, Marguerite e Violetta, nomi di fiori.

Non a caso Marie si chiamava, di secondo nome, Rose.

DOTTORE: Coraggio adunque…
                   La convalescenza non è lontana
VIOLETTE: La bugia pietosa
                   a’ medici è concessa.

Alfredo arriva giusto in tempo, a stringere tra le sue braccia Violetta.
Accorrono anche i suoi amici più cari, e la donna sente le forze tornare. Non c’è più dolore, si sente rivevere.

Con dolezza si accascia sul canapè e muore, circondata dalle persone che amava, ma che soprattutto l’ amavano veramente.

“La signora delle Camelie” è un mito duraturo, perpetrato da grandi artisti. La tragicità della vicenda rendere la protagonista sempre moderna e sempre amabile.

Giuseppe Verdi – La Traviata – Libiam ne’ lieti calici [Capodanno 2013]

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