Venezia 72. “Italian Gangsters” in concorso Orizzonti. Recensione

LIDO DI VENEZIA (nostro inviato) –  Noia. Sì è questo che si prova dopo i primi trenta minuti di Italian Gangsters, il nuovo film di Renato De Maria presentato in Concorso in Orizzonti al Festival di Venezia. Il film è il racconto inedito delle imprese più eclatanti della mala nostrana. Trent’anni di storie violente consacrate dalla cronaca e dal cinema.

La banda Cavallero, Ezio Barbieri, Paolo Casaroli ‘il Dillinger bolognese’, Luciano De Maria, Horst Fantazzini, Luciano Lutring ‘il solista del mitra’. Nomi echeggianti e roboanti nella memoria e nell’oblio collettivo. Uomini che qui parlano attraverso filmati d’epoca – quelli storici del Luce e quelli familiari di Home Movies; attraverso la library di Rarovideo, con il meglio dei film di genere: da di Di Leo a Bava e Deodato, ma anche con autori come Petri e Bellocchio; e parlano con le parole di interviste e libri che dedicarono loro giornalisti/scrittori del calibro di Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli. 

A interpretare i gangsters italiani un pugno di attori di talento. E se il film regge si tratta solo per la capacità degli attori di “tenere” lo schermo. Si tratta di Francesco Sferrazza Papa, Sergio Romano, Aldo Ottobrino, Paolo Mazzarelli, Andrea Di Casa e Luca Micheletti.

 C’è chi ha gridato al genio italico paragonando De Maria a Scorsese. C’è chi, come me, attribuisce a De Maria il merito di avere avuto una buona idea, anche geniale se vogliamo, ma di aver confuso il cortometraggio con un film. Sì, perché questa modalità di narrazione ben si addice alle tempistiche brevi proprie di un corto, anche esteso a una quarantina di minuti, ma certamente non a un lungometraggio. Così dopo essere sopraggiunta la noia alla boa dei primi trenta minuti, è arrivata anche la “cecagna”, ossia il sonno dopo la prima ora, quando ho capito che il registro narrativo non sarebbe cambiato. 

Come afferma il regista, certamente nell’opera c’è “il sogno di una ribellione verso le istituzioni e dell’attacco del singolo al dominio dell’economia” ma i filmati dell’Istituto Luce, in bianco e nero rigorosamente d’epoca (parliamo dei primi decenni del ‘900), hanno la meglio su tutto e tutti, sugli attori e sugli estratti dei film di genere. Per quanto grande sia stato l’impegno nel montaggio, il film resta un documentario d’epoca intramezzato dall’ottima recitazione degli attori a mezzo busto (sempre in uno studio e non nei luoghi delle azioni criminali) restituendo allo spettatore un senso di lontananza perduta da quelle azioni efferate. Italian Gangsters è un cinegiornale che farà felici solo i nostalgici.

Il film, prodotto da Istituto Luce-Cinecittà con Minerva Pictures, sarà distribuito in autunno da Luce-Cinecittà.

Italian Gangsters – trailer

 

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