Venezia 72. The Fits, sezione Biennale College. Recensione

LIDO DI VENEZIA –  Si ha sempre un certo timore nel vedere i film della Biennale College, opere degli studenti del college appunto, in genere molto immature, dunque ostiche.

“The fits” si può guardare, anche se non mancano ingenuità e una identità cinematografica non ancora definita. Il film racconta di Anna, una ragazzina di dodici anni che vive nel West End di Cincinnati e pratica lo sport della boxe, tipicamente poco femminile. Nella palestra accanto alla sua c’è un tim di danzatrici, chiamate “Leonesse”, molto agguerrito. Toni è divisa tra la sua attività mascolina e una femminilità che si affaccia naturale e cercherà di entrare nel gruppo di ballo e di farsi accettare. Tuttavia, una volta inserita, nelle ragazze si verificano strani attacchi di un male oscuro, qualcosa tra lo stato di trance, il delirio,  una dolorosa tensione catartica …

Brava la protagonista Royalty Hightower, giovanissima che sa bene comunicare la confusione, l’incerta identità di una ragazzina divisa tra uno sport da maschi e la sua natura di donna. Gli episodi dei misteriosi turbamenti  delle danzatrici sono tuttavia mal inseriti e non catturano lo spettatore, suonano posticci e pretestuosi, copiati da altri film di genere, risultano superflui a causa di una tecnica narrativa che la regista non ha ancora pienamente sviluppato.

Anna Rose Holmer lavora come regista, produttore e realizzatrice di documentari. È stata definita dal Filmmaker Magazine come uno dei  “25 volti nuovi del cinema indipendente” 2015.  L’ esordio alla regia di Anna Rose Holmer  è stato selezionato come uno dei tre progetti per la terza edizione della Biennale College,  la scuola di cinematografia della Mostra di Venezia.

The fits

Dramma

Regia Anne Rose Holmer

Protagonisti: Royalty Hightower, Alexis Neblett, Makyla Burnam, Inayah Rodgers, Lauren Gibson, Da’Sean Minor

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