Venezia 72. “Madame courage”, uno spicchio d’Algeria in Orizzonti. Recensione

LIDO DI VENEZIA –  Un film arabo ben fatto, quello di Merzak Allouache, che apre uno spiraglio su un mondo a molti di noi ignoto, anche se la sofferenza non è dissimile da quella dei nostri ghetti.

Racconta di Omar, un adolescente che vive ad Algeri, in una sorta di baracca, insieme alla sorella che si prostituisce, alla madre che passa il tempo incollata alla TV ad ascoltare i predicatori. Il ragazzo è dedito a “Madame courage”, una droga così chiamata: suo unico, disperato conforto, in una esistenza senza motivazioni. Omar se la procura con una catena di scippi ai danni di donne indifese. Un giorno Omar riesce a strappare una khamsa – catenina con pendaglio dalla caratteristica mano di Fatima – dal collo di una sua coetanea: i suoi occhi incontrano quelli della ragazza ed è colpo di fulmine. Da quel momento il piccolo sbandato passerà notte e giorni sul marciapiede, davanti alla casa dove vive lei, addormentandosi tra i sacchi dell’ immondizia.

Un dramma che rivela le doti di narratore del regista e quelle interpretative degli attori, un film denuncia che passa attraverso lo sguardo sul disagio estremo, compresa la minaccia dell’Islam integralista che si muove attraverso le voci dei predicatori televisivi, capaci di uno stillicidio costante e letale.

Regia:Merzak Allouache
Sceneggiatura:Bahia Allouache
Fotografia: Olivier Guerbois
Montaggio: Tuong Vi Nguyen-Long
Omar: Adlane Djemil

Selma: Lamia Bezouaoui
Sabrina:Leïla Tilmatine
Zoubida: Faidhi Zohra
Abdellatif Benahmed
Mohamed Takerret
Titolo originale: Madame Courage

Anno: 2015

Nazione: Algeria / Francia / Emirati Arabi Uniti / Quatar

Durata: 90 min

Genere: drammatico

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