Caterina Caselli: insieme a te per sempre

ROMA – Caterina Caselli: sembra incredibile che oggi compia settant’anni! Auguroni al caschetto d’oro più famoso d’Italia, divenuto celebre a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta e poi rimasto nell’immaginario collettivo come l’emblema di uno stile musicale sorridente e sbarazzino ma, al tempo stesso, capace di promuovere messaggi profondi e densi di significati, a loro modo, rivoluzionari, specie in un’epoca assai più retrograda e bigotta di quella attuale.

Quest’anno, per dire, ricorre il cinquantesimo anniversario dal lancio di “Nessuno mi può giudicare”: una canzone scherzosa, certo, ma anche una battaglia in favore dell’emancipazione femminile, alla vigilia del ’68 e delle battaglie studentesche, preludio del femminismo e delle vittoriose rivendicazioni dei decenni successivi.

Non dico che sia merito della Caselli se oggi abbiamo una legge sul divorzio e sull’aborto, ma di sicuro i versi di quella canzone ebbero un impatto sul pubblico che nemmeno il mondo politico poté ignorare, essendo stata in grado di bucare la cappa di conformismo perbenista e bacchettone che caratterizzava il nostro Paese ancora alla vigilia della rivoluzione giovanile e della mutazione senza ritorno dei costumi e dei rapporti fra la generazioni e fra i sessi.

Non è un caso se quella ragazza modenese divenne il simbolo di una generazione, quella del dopoguerra, che chiedeva con forza di essere protagonista e che seppe imporsi e conquistarsi i suoi spazi di liberta, supportando la propria visione alternativa del mondo e della vita con un’ideologia progressista che costrinse l’ordine costituito a fare i conti con un’innovazione che non poteva essere ignorata o contrastata a lungo, pena la perdita di consenso e lo scadimento nel ridicolo. 

“Ognuno ha il diritto di vivere come può / (la verità ti fa male, lo so) / per questo una cosa mi piace e quell’altra no / (la verità ti fa male, lo so). / Se sono tornata a te, / ti basta sapere che / ho visto la differenza tra lui e te / ed ho scelto te”: musica leggera, certo, ma al contempo indicativa di un clima di rivendicazioni sociali e civili tutt’altro che secondarie, in una stagione oggi lontana nella quale ancora non era stato abolito il delitto d’onore e le differenze salariali, peraltro enormi, erano considerate sacrosante dagli stessi sindacati.

E poi la poesia immortale di “Insieme a te non ci sto più”: una lirica di Paolo Conte, un inno alla bellezza, un desiderio di riscatto, di infinito, di distacco e di incanto; un testo quasi leopardiano che ebbe la fortuna di incontrare una voce in grado di valorizzarlo adeguatamente.

Questa è Caterina Caselli: una ragazza di ieri che oggi compie settant’anni e alla quale diciamo grazie per ciò che ci ha regalato e per la sobrietà con la quale ha vissuto il tramonto della notorietà, senza perdersi d’animo e trasformandosi, al contrario, in una straordinaria scopritrice di talenti. Basta citarne due, Bocelli e Malika Ayane, per rendersi conto di quanto valore aggiunto abbia regalato questa donna alla musica e all’Italia nel suo complesso, rendendoci migliori con la forza di una semplicità disarmante e, al tempo stesso, capace di farci vedere il mondo da un’altra prospettiva. 

E questo mondo, cara Caterina, sarà pure stupido ma, anche grazie a te, “le nubi sono già più in là” e non è assurdo né, tanto meno, illusorio continuare a coltivare una speranza di progresso, per quanto si tratti di un cammino difficile, disseminato di trappole e contrastato con tutte le forze dai difensori del sistema iniquo nel quale siamo immersi. 

Insieme a te e alla tua arte per sempre, piccola, grande rivoluzionaria!

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