Venezia 73. “The women who left”, applausi interminabili

LIDO DI VENEZIA (nostro inviato)  Chi vincerà il Leone d’oro? In questa bella Mostra è in dirittura di arrivo un altro cavallo di razza, l’impegnativo e altrettanto bello «The Woman Who Left», ultimo film del filippino Lav Diaz. Autore di opere interminabili – si parla anche di otto ore – eppure chi riesce a vederle si sente alla fine riempito e, se ci ripensa, si accorge di essere stato catapultato in un mondo di celluloide che sembra vero.

“The women who left” , ovvero “La donna che se ne andò”  racconta il tempo in cui il mondo piangeva la morte di Lady Diana e di Madre Teresa di Calcutta,  fondamentale momento storico in cui Hong Kong smise di essere una colonia britannica, le Filippine diventarono famosa capitale asiatica dei rapimenti e i suoi abitanti vissero nella paura. La protagonista è una donna incarcerata per un omicidio che non aveva commesso e  rilasciata dopo trent’anni . 

Lav Diaz ha portato a Venezia 226 minuti di struggente umanità, dove la parabola del personaggio principale non è che l’occasione per raccontare il mondo degli ultimi, in un paese poverissimo come il suo. I tempi delle scene sono  dilatati, ma ogni immagine è un quadro che appare reale, valorizzato dal  bianco e nero e da un uso della luce tipico di Lav Diaz. Inutile dire che gli attori sono superlativi. In sala Grande gli applausi, anche di adolescenti, sono stati interminabili.  Intanto stampa e critici scommettono su un riconoscimento importante

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