Ferrara sotto le stelle. “I National”: slow show for dirty lovers

FERRARA – Già dal primo brano in scaletta, “Runaway”, splendida ballata in stile National dal loro ultimo lavoro “High Violet”, si capisce che tipo di concerto sarà: la voce di Matt Berninger appare calda e ispirata, spontaneo il battimani che accompagna il brano,  sorta di rispetto nei confronti di chi sta sul palco.

La serata era stata aperta dai Beirut, gruppo di Santa Fe capitanato da Zach Condon, con la loro miscela di indie folk e musica popolare balcanica: scorrono abbastanza velocemente i  brani più famosi, da “Nantes” a “Sunday Smile”, “Postcard From Italy” e “Elephant Gun”, alternati a pezzi del nuovo album in uscita a fine agosto.

Si registra il tutto esaurito, cosa successa in passato a “Ferrara Sotto le Stelle” solamente con i Pixies lo scorso anno e i Radiohead anni prima, e questo ci fa capire lo status raggiunto dai National, non più band per pochi intimi ma superstar di livello internazionale.

Sorprende soprattutto in positivo la loquacità di Berninger, che intervalla i pezzi con battute e aneddoti, tra cui il racconto di un loro concerto a Marina di Ravenna del 2005 di fronte a venti persone; il resto della band, con i fratelli Devendorf a basso e batteria e i due Dessner alle chitarre è anch’essa impeccabile.

Per più di un’ora e mezza si alternano brani dall’ultimo “High Violet”, eseguito quasi interamente, molti da  “The Boxer” e qualche ripescaggio da “Alligator”: le parti che su disco erano riservate agli archi dal vivo sono sostituite da una sezione fiati  che rende il sound più corposo, mentre il suono delle chitarre tende ad assumere degli accenti sempre più shoegaze.

Tutti i pezzi presentano arrangiamenti diversi rispetto agli originali: Berninger praticamente non sbaglia nulla, sfoggia la sua consueta voce baritonale, sale sulle transenne e canta, supportato da un inseparabile bicchiere di vino .

“Fake Empire”, che chiude la prima parte del concerto, è la canzone che suscita più entusiasmo: per l’occasione  salgono sul palco anche Zach Condon e Kelly Pratt dei Beirut che si aggiungono al reparto fiati e l’esecuzione del pezzo, di cui già si conosceva una versione live nel cd “The Virginia Ep” che lasciava un po’ a desiderare, finalmente appare all’altezza della sua bellezza, brano utilizzato tre anni orsono da Obama nella sua campagna elettorale.

Anche l’encore riserva delle sorprese che a lungo rimarranno nella memoria, non solo per le magnifiche “Terrible Love” e “Mr November”, con Berninger praticamente a diretto contatto con il pubblico, ma soprattutto per l’esecuzione dal vivo di “Vanderlyle Crybaby Geeks” che chiude il live: eseguita senza amplificazione e cantata da tutti i componenti del gruppo, fa rimanere senza fiato,  giustifica la lunga ovazione riservata alla.

 

 

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe