Ayse e i Beatles: due generazioni a confronto

Ayse Deniz Karacagil: la ragazza con il cappuccio rosso resa celebre dal vignettista romano Zerocalcare, la manifestante anti- Erdoğan che scelse di recarsi a combattere a Kobane contro l’ISIS e a favore della Rojava dopo essere stata condannata ad un secolo di prigione per aver manifestato nel 2013, a Gezi Park, contro uno dei tanti scempi perpetuati dal Sultano sul Bosforo, la sognatrice indomita, emblema di una generazione in lotta e di un nuovo protagonismo femminile. 

“Sgt. Pepper’s lonely hearts club band”: il capolavoro dei Beatles, l’album che compie cinquant’anni e costituisce il manifesto ideologico dei “Fab Four”, simbolo della generazione che voleva e poteva sognare, della generazione della speranza, della generazione che viveva in presa diretta la corsa alla luna e poteva guardare al domani con ottimismo, creando in ogni istante nuovi spazi di libertà. Raramente abbiamo assistito ad uno iato più significativo fra due epoche storiche: i ragazzi di oggi in lotta contro la tirannia e i ragazzi di ieri che si abbracciano, si commuovono e si prendono per mano sulle note di tredici brani indimenticabili.

Non sembri una visione smielata, idilliaca o riduttiva, non sembri un romanzo dei buoni sentimenti o una dolce rievocazione di un passato che non può tornare: il confronto straziante fra la generazione dei nostri genitori e la nostra trova in questo contrasto di sentimenti, di prospettive e di destini la propria massima espressione, contrapponendo una sfortunata combattente, figlia delle ingiustizie e della bestialità del proprio tempo, a chi ha avuto il diritto di sperare, di vivere dignitosamente e di essere felice. 

Ricorderemo Ayse, i suoi occhi espressivi, il suo coraggio e la sua grandezza morale e cercheremo di farci interpreti delle sue battaglie, continuando a denunciare, senza sosta, lo scempio dello Stato Islamico e del suo progetto di morte.

Ricorderemo per sempre l’album dei Beatles e quegli anni, a quanto pare irripetibili, per cullare quanto meno l’illusione, forse utopica, di far rivivere qualcosa di quei giorni nella nostra epoca arida. 

E poi metteremo a confronto i due periodi ed esso sarà meglio di qualunque trattato sociologico sulle disuguaglianze che caratterizzano questa fase, sul rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere e invece non è stato e sulla nostalgia per anni in cui una ragazza dal volto simpatico e sorridente, animata da nobili ideali, non era costretta a rischiare la vita, e infine a perderla, per provare ad affermarli.

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