Quanta magia, quanta meraviglia, quanta gioia e quanti sorrisi nell’arte di Elisa e di Gigliola Cinquetti, rispettivamente giunte al traguardo dei quaranta e dei settant’anni e più che mai desiderose di continuare a conoscere e scoprire il mondo!
Una musica, la loro, intensa, potente, colta e popolare; un leggero accompagnare le diverse generazioni, prendendo per mano padri e figli, speranze ed emozioni, sogni e aspettative, nostalgie e sguardi al futuro, senza mai scadere nei toni urlati e nello squallore che caratterizza i tempi moderni.
Elisa e la sua voce penetrante, Gigliola ed i suoi messaggi pacati e dolcissimi, entrambe vincitrici di Sanremo ed entrambe in grado di restare protagoniste e di confermarsi nel corso dei decenni, grazie alla spontaneità, alla gentilezza e alla gioia di vivere che emana dalle loro canzoni.
La musica come felicità, come riflessione, come passione, come amore per il prossimo e come splendore dell’anima che si riversa sugli altri e compone un quadro di bellezza e di crescita collettiva. La musica come obiettivo, come orizzonte, come destino. La musica ma non solo, almeno nel caso della Cinquetti, a dimostrazione di una personalità poliedrica e sempre pronta ad esplorare nuovi universi, rendendo l’artista veneta una delle personalità più gradevoli da ascoltare in un panorama nazionale oggettivamente avaro di talenti e drammaticamente invaso da stucchevoli primedonne di entrambi i sessi.
Il caso di Mia Martini, morta ventidue anni fa a causa di un fibroma all’utero non operato per la paura che attanagliava l’artista calabrese di veder mutare il proprio timbro di voce e che quest’anno avrebbe compiuto, a sua volta, settant’anni, è diverso ma non meno degno di attenzione rispetto ai precedenti.
Tre storie di donne, dunque, di cantanti, di pittrice dell’anima e di sognatrici indomite. Tre storie che è bello raccontare sotto Natale per sentirsi, se non più buoni, quanto meno più sensibili e aperti nei confronti del prossimo. Di questi tempi, non è poco.