Venezia 68. A Virna Lisi il “Pietro Bianchi” dei giornalisti cinematografici

VENEZIA –  Red carpet per Virna Lisi venerdì 9 Settembre a Venezia: nel giorno di Bellocchio, che ritira il Leone d’oro alla carriera dalle mani di Bernardo Bertolucci, i giornalisti consegnano a lei il Premio “Pietro Bianchi”.  Per l’attrice, in oltre mezzo secolo di carriera e di successi, è il primo riconoscimento ufficiale sul palcoscenico della Mostra del Cinema dopo ben sei Nastri d’Argento, quattro David di Donatello e, per La Regina Margot , la Palma d’oro e il César in Francia. Un evento, il Bianchi, per il quale sarà festeggiata, con Cinecittà Luce, anche nello spazio istituzionale del cinema italiano alla Mostra.

Oltre cinquant’anni di una carriera iniziata da adolescente, tra cinema, teatro e fiction televisiva, in Italia e anche all’estero, il percorso professionale di Virna Lisi, nata a Jesi, inizia per caso a 15 anni, quando il cantante Giacomo Rondinella, amico di famiglia, decide di presentarla a un produttore. Nasce una stella ed è subito un crescendo di proposte: dai film partenopei, come E Napoli canta e Piccola santa a Le diciottenni (1955) di Mario Mattoli, remake di Ore 9: lezione di chimica, a La donna del giorno (1956) di  Francesco Maselli, al teatro con Strehler, Antonioni e Luigi Squarzina, poi alla televisione che le offre i primi ruoli di spessore e il grande successo, la Lisi cresce nell’impegno professionale e nella popolartà diretta da registi come Daniele D’Anza, e Anton Giulio Majano, con sceneggiati e commedie come Orgoglio e pregiudizio (1957), I Masnadieri (1959),  Ottocento(1960) e Il caso Maurizius ( 1961. In Francia  recita nel Tulipano nero (1963), di Christian Jacque, con Alain Delon e approda, a sorpresa, a Hollywood (Come ammazzare vostra moglie, La 25ma ora), scoprendo presto, però –come ha raccontato spesso- che  lavorare in America era un momento importante  ma il suo posto era in Italia.

Negli anni Sessanta, tra molte pellicole popolari e d’autore (da Totò a Signore e signori di Pietro Germi e Le dolci signore di Luigi Zampa), la sua carriera passa anche attraverso il successo della pubblicità («Con quel sorriso può dire ciò che vuole») che vive, però, avendo sempre come priorità la famiglia (con Franco Pesci, sposato nel 1960 ha un figlio, Corrado, nato nel luglio del 1962, che le ha dato tre nipoti). Negli anni ’70 altre grandi interpretazioni: da Al di là del bene e del male (1977) della Cavani (con cui le arriva il primo dei sei Nastri d’argento vinti) e in La cicala (1980) di Lattuada (con cui vince il suo primo David di Donatello, ne arrivera’ un altro nel 1983 come attrice non protagonista per Sapore di mare) ma anche cone la moglie di un disilluso ma ancora appassionato Michel Serrault in Buon Natale… Buon Anno (1988) di Comencini. Parallelamente al cinema continua la sua carriera televisiva, anche con registi del cinema, come Dino Risi o Lattuada; e al nuovo grande successo poplare con fiction come E non se ne vogliono andare e E se poi se ne vanno?

Nel 1994 torna trionfalmente al cinema impersonando Caterina De Medici, madre tenera e spietata donna di potere in La regina Margot di Patrice Chereau, con cui vince nel 1994 la Palma d’oro per la migliore  attrice a Cannes e nel 1995, il César e il Nastro d’argento. «Mi piaceva fare la madre già quando avevo solo l’età per fare la figlia» – ha raccontato – «tanto che dovevano invecchiarmi col trucco, per rendermi credibile». Cristina Comencini la dirige in  Va’ dove ti porta il cuore nel 1996 e ne Il più bel giorno della mia vita nel 2002, entrambi  con Margherita Buy, che spesso è stata considerata la sua erede. Tra gli altri, premi, nel 2009, il David alla carriera. L’ultimo successo popolare in tv è stato Caterina e le sue figlie. «La carriera mi ha dato molto. Sono una persona fortunata – ha detto in un’intervista – ma lo sono ancora di più perché ho avuto una famiglia alle spalle e ne ho creata un’altra, la mia. Ho sempre cercato di difendere ad ogni costo la mia privacy, di ritagliarmi uno spazio intimo, tutto personale. Nel mio lavoro cerco di dare il massimo, ma poi, spente le luci sul set, il mio unico desiderio è sempre stato quello di tornare a casa, da mio marito e da mio figlio. Non è una rinuncia se è qualcosa in cui credi». Una ricetta vincente, che l’ha resa davvero diversa da tutte le altre protagoniste della sua generazione.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe