Wild Nothing: brividi pop al Circolo degli Artisti

ROMA – Nonostante il giorno – un odioso lunedì –  e il tempo –  a Roma è piovuto per quasi tutto il giorno – molta gente accorre al concerto degli statunitensi Wild Nothing, progetto musicale di Jack Tatum del quale si è già parlato da queste parti.

La location è il Circolo degli Artisti, che si conferma come uno dei pochi, se non l’unico, live-club della capitale attento alle proposte musicali più interessanti in circolazione.
Preceduti dai capitolini Boxering Club, i Wild Nothing si presentano sul palco intorno alle 22,30: Tatum, con il suo look da nerd con camicia a maniche corte e jeans, si posiziona al centro del palco, affiancato da un chitarrista che si alterna anche alle tastiere, un bassista e un batterista a petto nudo che sfoggia una seria invidiabile di tatuaggi.
La differenza che si nota maggiormente durante l’esecuzione dei brani è l’eliminazione di tutti quegli elementi – drum machine, campionamenti, synth e tastiere – presenti invece in quantità considerevoli su disco: ne vengono fuori canzoni che magari perdono qualcosa in perfezione ma acquistano sicuramente in calore.
E’ una proposta musicale quella dei Wild Nothing che si appropria di tutte quelle sonorità tipiche dei primi anni ottanta – Cure, Smiths, Cocteau Twins –  e le rielabora in maniera originale, sorretta da un livello qualitativo delle composizioni piuttosto alto.

Il concerto naturalmente è tutto incentrato sul loro disco d’esordio “Gemini”, uscito oramai da qualche mese e accolto da tutta la critica – Pitchfork in primis – con entusiasmo.
Scorrono una dopo l’altra “Live in dreams”, la title-track, pezzo migliore per chi scrive, “My angel lonely” e  “Summer holiday”. Il pubblico, inizialmente un po’ distratto, si lascia conquistare dai modi timidi e gentili di Tatum: in tutto poco più di un’ora di concerto, con il bis affidato a “Bored games”.
Tutto  ok quindi, con l’unico neo rappresentato dalla presenza tra il pubblico di uno pseudo contestatore che animato più da esibizionismo che da reale insoddisfazione urlava il proprio dissenso tra le pause dei primi brani: tanto rumore per soli 5 euro.

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