Fumetto. Leo Ortolani: “Chi ama camminare è sulla strada giusta”

ROMA – Leo Ortolani, è uno dei più grandi dei fumettisti italiani, autore del celebre Rat Man.

I cui esordi risalgono al 1989. Un autore squisito, capace di divertirci sempre, anche durante un’intervista,  non solo nelle storie del più noto dei fumetti del nostro Paese. La creatività, il genio, l’ironia e la competenza di Ortolani non hanno nulla da invidiare agli illustri colleghi d’oltreoceano. Nel 1990 vince il Lucca Comics. Dal 1994 in poi non si è più fermato e ha continuato a farci sorridere, ottenendo importanti riconoscimenti. Per Dazebao l’ha intervistato Valentina Marchetti.

D. Quando e come nasce la tua passione per i fumetti?

L.O La mia passione per i fumetti nasce il 14 gennaio del 1967. Esattamente quando sono nato io! Una coincidenza incredibile, vero? Fatto sta che a 4 anni, appena ho avuto modo di tenere con più sicurezza una matita in mano, facevo già delle storie a fumetti. Da allora, sono 42 anni che vado avanti con la stessa passione.

D.Chi è il tuo “modello” tra i grandi del fumetto?

L.O Preferisco le modelle, ma per altri motivi. Cindy Crawford, per esempio. Non aiutano a sviluppare uno stile, ma aiutano a immaginare. Per il resto, su tutti, tre autori, da sempre. Grazia Nidasio (Valentina Mela Verde, La Stefy), Giorgio Gavazzano (Altai e Johnson, Topolino) e Jack Kirby (Fantastic Four, HULK, Kamandi, IRON MAN). La prima, per lo stile narrativo e il tratto immediato, il secondo per lo stile di disegno innovativo e di passaggio tra il disegno realistico e quello cartoonesco, il terzo per la potenza delle sue tavole e la narrazione epica.

D.Quando e come nasce Rat Man?

L.O Nasce nel 1989, come parodia di BATMAN. Poi cresce come qualcosa di più. Al punto da generare una saga che dura dal 1995. Al punto, dicono, di essere considerato un personaggio che ha fatto la storia del fumetto italiano. Esagerazioni da critici appassionati?

D.Quali erano le tue influenze letterarie e musicali sin da ragazzo?

L.O Ho sempre letto molto. Inutile mettere in fila dei titoli di libri. Ultimamente sono più un lettore di opere a fumetti, ma resto sempre interessato alla narrativa contemporanea. Per quello che riguarda la musica, sono un appassionato di colonne sonore. Ma la lettura, o la musica, di per sé, non sono sufficienti a influenzare un autore. Occorre molto altro. Occorre tutto quello che ruota intorno. La vita, in parole povere. La vita influenza un autore. E non solo da ragazzo. La vita continua fino a che non muori. Ebbene, fino ad allora, un autore è continuamente sottoposto a stimoli di ogni genere, che capta, anche quando non vuole, o quando non ne è cosciente, e poi li ritrasmette attraverso la sua arte, quale che sia.

D.E’ stato difficile, quando hai iniziato, riuscire a ritagliarti un tuo spazio?

L.O. E’ sempre difficile, dimostrare agli altri quello che, a tuo parere, vali. Ovviamente, le volte in cui non mi è riuscito, a pensarci oggi, erano le volte in cui ciò che facevo non aveva un valore particolare. Ma qualcosa, alla fine, insistendo, ha fatto breccia e da lì ho iniziato a scavare la mia nicchia. Oggi le cose sono difficili quanto ieri. E quanto lo saranno domani. Se sei bravo, alla fine ci sarà sempre qualcuno che ti noterà. Ma se non metti tutto te stesso, anche se vieni notato, difficilmente manterrai ciò che hai conquistato. Perché la difficoltà non è tanto nell’esordire. E’ nel continuare a produrre qualcosa che valga la pena leggere (nel mio caso). Così, come diceva Breccia, l’importante è sempre essere alla ricerca. E’ il cammino, non dove si arriva. O da dove si parte. Se ami camminare, allora sei sulla strada giusta.

D.Com’è una tua giornata “tipo”?
L.O Lavoro, guardo, leggo, cerco idee, dialoghi, cerco di costruire storie particolari, cerco di fare delle belle battute, dei bei disegni…tutto quanto fino a volte, spesso, oltre la mezzanotte. Mi piacerebbe fare come un tempo, che poi potevo dormire fino alle 9, ma da quando ci sono le mie bimbe, alle sette ricomincia tutto. Anche se sono andato a dormire alle due. E’ una giornata abbastanza impegnativa, anche se da fuori sono semplicemente seduto per terra, in una stanza, con dei fogli sparsi davanti.

D.Come è cambiato secondo te, se è cambiato, il “Lucca Comics?”
L.O E’ cambiato poco. E’ sempre una bella festa con i soliti problemi. Incredibile come non cambino, quelli. Mai.

D.Com’è la situazione dei disegnatori italiani? Si fa fatica a venire fuori?

L.O Venire fuori. Per andare dove, poi? Ci sono disegnatori bravissimi, se ne scoprono ogni giorno, io oggi, a esempio, ho scoperto Luca Conca, che con Passenger Press ha prodotto L’URLO. Disegnato con una biro. Una cosa mozzafiato. E fino a due ore fa non sapevo nemmeno chi fosse. Non è meraviglioso, questo? Luca non è solo fumettista, è anche pittore. Bravissimo. L’interesse verso i fumetti lo trovi sempre. La cura è sicuramente maggiore oggi, soprattutto nella realizzazione editoriale. Poi, resta sempre quella cosa lì. Venire fuori. Non è facile. Non lo è mai stato. Ma come in ogni campo. Non è possibile che tutti quelli che fanno fumetti possano diventare delle “star”, così come non è possibile che lo diventino tutti quelli che cantano. Ma ogni tanto, grazie a Dio, qualcosa succede. Come Mario Biondi. Giusto in questi giorni, sul blog, raccontavo di come Mario, nel 1998 abbia cantato al mio matrimonio, in montagna. E Mario Biondi non è che sia diventato bravissimo dopo. Lo era già. Ma sappiamo anche come sono trattate le persone bravissime in Italia. Così, dopo che una casa discografica inglese lo ha preso sotto la sua ala, è diventato il grande cantante che giustamente meritava di essere. Ma quanti Mario Biondi ci sono, là fuori? Io dico che ce ne sono tanti. Solo che, per diversi motivi, non tutti riusciranno a “venire fuori”. Ma alla fine, io ho fatto fumetti per vent’anni, prima di fare Rat-Man. Non cercavo di venire fuori. Cercavo solo di raccontare, di esprimermi. Si parte da questa cosa, che è la più importante, per chi la fa. Poi, se capita di diventare un autore affermato, si ringrazia Dio e si continuano ad avere le stesse paure, gli stessi dubbi, la stessa voglia di sperimentare di prima. Con la differenza che adesso, quello che fai, lo vedono anche gli altri.

D.C’è un’avventura di Rat Man che ancora non hai avuto modo di disegnare ma virresti?

L.O Una risposta un po’ banale: la prossima. Non ho storie che mi tengo in testa per anni. Se mi vengono in mente, poi le realizzo in tempi abbastanza brevi. Se prometto di fare qualcosa e poi passano anni, prima che la faccia, è semplicemente perché non ce l’ho ancora in testa.

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