Souvenir de Ecuador. Intervista a Estefanía Peñafiel Loaiza: ‘cuenta regresiva’

Ci sono voluti otto anni per realizzare il progetto cuenta regresiva di Estefanía Peñafiel Loaiza. Un video, quello integrale, della durata di 76 ore circa, in cui l’artista, cominciando dall’ultima sillaba dell’ultima parola della Costituzione scritta nel 1998, è arrivata alla prima che fu scritta nel 1830, editando poi il video alla rovescia.

Abbiamo incontrato Estefenia a Roma, per l’inaugurazione della mostra a cura di Federica La PagliaSouvenir de Ecuador, all’Istituto Cervantes.  La giovane artista ecuadoriana vive attualmente da 12 anni a Parigi.

L’evidenziare il fatto che la Costituzione sia stata cambiata diciotto volte,  in un arco di tempo relativamente breve, quali significati racchiude e qual’è il messaggio che  hai cercato di comunicare?

Per un paese giovane come l’Ecuador, il fatto che la Costituzione sia stata riscritta in tante occasioni dice molto dell’instabilità politica del Paese.

è interessante pensare a ciò che implica il “riscrivere” la Storia, modificarla, rinominarla, iniziarla nuovamente ogni volta. In Ecuador, per via della sua vita politica agitata e critica, il gesto di cambiare la Costituzione implica anche una volontà di ridefinire nuovamente i fondamenti del paese, creare un nuovo punto di partenza da cui ricostituire un nuovo contratto sociale. Come accade a chi, dopo ogni inciampo, desideri tornare ad alzarsi. Senza dubbio, questa lunga lista di costituzioni evidenzia anche un forte opportunismo di alcuni leader politici che, ciascuno a suo tempo, ha tentato di imporre per legge suprema i propri interessi personali.

Dunque, certamente cuenta regresiva esplora i processi di costruzione politica dell’Ecuador, però penso che l’atto fondante del lavoro, cioè il mandare due volte al contrario la lettura, a metà tra la decostruzione e l’assurdo, tocchi anche inquietudini più generali, che riguardano gli strumenti di identificazione e rappresentazione collettiva, il carattere lineare o ciclico del tempo, la memoria sociale…

Otto anni di lavoro per questo progetto. Nel momento in cui il lavoro è partito eri già consapevole di quale sarebbe stato il risultato finale,  oppure ci sono stati cambiamenti in corso d’opera? 

Non credevo che la realizzazione del lavoro mi avrebbe preso molto tempo, però è stato importante eseguirlo in tanti anni dato che lo scorrere del tempo è un elemento sostanziale del progetto. E’ un’opera che si è costituita nel tempo  e che richiede tempo per essere vista. Al momento di cominciare avevo un’idea abbastanza chiara di quello che sarebbe stato il risultato finale, ma la pratica e lo scorrere del tempo si sono rivelati un insieme di elementi e dettagli imprevisti che ridefinirono significativamente il progetto. Tra l’altro, ho appreso a leggere al contrario e la mia dizione migliorava man mano che andavo avanti, anche la tecnica audiovisiva con cui registravo e il modo con cui mettevo in scena la lettura migliorarono moltissimo, così come è cambiato nel tempo il mio aspetto, l’interazione con la gente presente e con i diversi contesti in cui intervenivo, Tutti questi elementi hanno dato forma al progetto, modificandolo fino alla fine.

D’altro canto, nel 2008, mentre andavo avanti col progetto, l’Ecuador adottò una nuova Costituzione che, ovviamente, non ho incluso nelle mie letture, avendo deciso dall’inizio di procedere solo andando indietro negli anni. E penso che questo ha conferito al lavoro una dimensione omogenea.

Perché se il video fa riferimento alla Costituzione Ecuadoriana è stato invece  realizzato in luoghi diversi come la Francia e il Belgio oltre all’Ecuador?

Semplicemente perchè stavo vivendo a Parigi quando, nel 2005,  ho iniziato il progetto. C’è da dire che l’opera è stata concepita in un momento politico preciso dell’Ecuador e che, parallelamente, anche in Francia si stava vivendo un periodo importante: la defenestrazione del presidente ecuadoriano Lucio Gutierrez, che rianimò la domanda di una nuova Costituzione, e in Francia la campagna per il referendum della Costituzione Europea. In questo contesto iniziai le mie letture e registrazioni, e le proseguii in diversi luoghi pubblici che sceglievo ogni volta a seconda del luogo dove mi trovavo in un determinato momento, alternando il mio paese di residenza col mio paese di origine. In alcune occasioni ho accettato anche l’invito a realizzare le letture in spazi culturali o artistici, la maggior parte dei quali erano in Francia. Per quanto riguardo il Belgio, mi invitarono a partecipare a un festival di performace e, per l’appunto, in quel momento la mia azione terminò, con la lettura della Costituzione del 1830.

Abiti a Parigi da 12 anni. Pensi che vivere in un paese diverso dall’Ecuador abbia favorito la tua creatività  e ti abbia aiutato a sviluppare una visione differente e più attenta rispetto alle trasformazioni sociali e politiche del  tuo paese di origine?

Mi piace pensare alla figura della parallasse: si può avere l’impressione che un oggetto cambi, quando ciò che cambia è il punto di vista, la prospettiva dalla quale si guarda quell’oggetto. 

Senza dubbio, la dislocazione e la distanza hanno modificato sensibilmente la coscienza che ho del Paese e la maniera in cui lo rappresento. In certo modo, stare lontana mi ha permesso di “oggettivare” l’Ecuador, e questa esperienza è diventata materia della mia produzione artistica.

Sito del progetto

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Foto 1-2-3-4

Estefanía Peñafiel Loaiza

cuenta regresiva, 2005-2013

video, 76h circa

Foto e Courtesy: l’artista

 

Foto 5-6-7

Estefanía Peñafiel Loaiza

cuenta regresiva, 2005-2013

video, 76h circa

Foto: Carolina Orloff

Courtesy: l’artista

 

 

 

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