Il bianco, il nero, i rossi e gli ori nella fantasia pittorica di Marco Bianchi

LIDO DI CAMAIORE (LUCCA) – Una bella mostra, un ritorno alla Galleria Europa  di Lido di Camaiore, di Marco Bianchi il cui nome lo troviamo in tante collettive. La Versilia, Viareggio, Camaiore e il Lido, casa sua, ma anche Firenze, altre città della Toscana,  fino a Roma, Messina hanno  avuto modo di apprezzare la sua pittura.

E’  tornato al Lido non da solo ,insieme a Gianfranco Masini,  un’altra pittura, un diverso uso del coloro, della narrazione. “ La sintesi e il racconto”: un titolo azzeccato per una iniziativa originale, due pittori che si mettono insieme, cercando di fondere, in un unico scenario, il loro modo di sentire, di interpretare la realtà. La parola “ sintesi” per Marco Bianchi è la chiave di lettura, dice lui stesso, per giungere alla essenza della propria percezione. E Bianchi ha un linguaggio del tutto personale, l’ elemento compositivo non è il solo contenuto dell’opera, interagisce con il colore e la forma. Appunto questi due elementi sono per lui il momento fondante della libera e superiore espressione”.  La parola “ racconto” è riferita a Gianfranco Masini, un “ viaggiatore di sogni”, una ricerca fantastica, l’incontro di culture diverse, la tradizioni dei pittori viareggini, i “ carristi” che animano un carnevale fra i più belli del mondo., figure inventate, bizzarre, personaggi leggendari.

Ambedue sono prodotti di un mondo, quello del mare, degli hangar dove “riposavano” le spoglie dei grandi carri,   con  i binari morti dove i ragazzini andavano a giocare il porto,la ferrovia, le barche, gli stabilimenti balneari, la passeggiata. A pochi chilometri Pietrasanta dove è di casa la grande scultura, il fascino del marmo a pochi chilometri di distanza. Questo è ,l’ambiente in cui nascono ed crescono i pittori  che richiamano, sovvertendole a volte, le tradizioni toscane. Marco Bianchi è un insieme di “ contraddizioni” che si vivono ogni giorno. Per lui la forma,la sostanza degli oggetti sembra non esistere. Li trasferisce, quasi li incolla, li trasferisce  in una immagine pittorica. I suo che  i  suoi  quadri sono un grande campo cromatico che, scrive Marco Del Monte raccontando il pittore Bianchi, che “ si distende sulla superficie trasportando l’impressione materica di una lastra di un’asse. Una composizione a collage polimetrico che è, invece, tutta pittura. Sono queste le fiancate dei vecchi vagoni  e sono questi anche i vecchi impostoni invernali degli stabilimenti balneari di una volta o dei vecchi hangar,tavole e legni di recupero di colore diverso inchiodati tra loro alla meno peggio”. Bianchi ,insomma trasporta l’oggetto e la materia dentro la pittura.  Usa pochi colori, parte da due soli, Gli Opposti” il bianco e il nero che rappresentano la sua visione degli oggetti che costituiscono la realtà, quella che vede lui, che sente. Poi aggiunge l’oro e infine il rosso. Questa è la sua realtà.  Non si tratta di un nuovo processo pittorico. I critici d’arte hanno  richiamato Alberto Burri,  Giuseppe Santomaso.  Non sappiamo. Può anche essere. Ma chi scrive non è un critico d’arte. Solo un giornalista che consce Marco da tanti anni. Da quando gestiva

 un’edicola di giornali . Ma, diplomato all’Istituto d’arte, Stagio Stagi di Pietrasante, la sua passione,la sua voglia era dipingere ,la sua passione era la pittura  Bianchi , insomma, è solo Bianchi. La sua pittura, se vogliamo dirlo, sfiora l’incoscienza, un pugno nell’occhio di chi guarda i suoi quadri. Ti costringono a riflettere  e quando  hai capiti il significato di quei colori,scopri nuovi equilibri, i suoi equilibri, quelli fra  forme e spazio: “ Gli ori, i neri, i rossi, campeggiano sulla partitura nivea della tavola- scrive Marcella Malfatti- o della tela, quassi icone sacre dissimulate dalle forme geometriche quadrate, ampie assolutamente scevre da ogni riferimento figurativo”.

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