Fotografia. Intervista con Stefano Guindani: “Esporrò il meglio di Piazza delle Arti”

ROMA – Stefano Guindani è un fotografo italiano di reportages, celebrities e moda internazionale. Si è dedicato a reportage urbani e sociali. Nel 1998 ha fondato la propria agenzia, SGP Stefano Guindani Photo, che coniuga servizi editoriali a servizi per le case di moda e per le aziende.

Piazza delle arti è la piattaforma che permette a giovani fotografi di esporre le loro opere, ed avere la possibilità di entrare in contatto con futuri e potenziali mecenati che possono contribuire alla diffusione del loro lavoro (scultura, pittura, fotografia). Stefano Guindani, venerdì 14 Marzo sceglierà la foto e il “vincitore”, che avrà l’opportunità di esporre all’interno della prestigiosa agenzia di Guindani. A poche settimane dalla nascita, si sono registrati tanti artisti, (800) e le opere caricate sono state davvero molte (4000). Segno che questo progetto e scommessa, sono un buon modo per dar spazio a giovani talenti che caricando su piazzadellearti.it le loro foto possano ambire a quello che potrebbe essere il grande “salto”.  Di seguito un’intervista Di Valentina Marchetti con Guidani, figura chiave di Piazza delle arti.

 

D. Quando è nata la sua passione per la fotografia fino a diventarne un mestiere?

Ho sempre nutrito interesse per la fotografia, è una passione che mi accompagna fin dall’infanzia. Negli anni è andata prendendo forma e si è trasformata in una professione.

 

D. Chi sono i suoi fotografi che la ispirano?

Senz’altro Bruce Weber, Herb Ritts, per l’intensità dei suoi ritratti, Sebastião

Salgado, e Steve McCurry, maestri indiscussi del reportage. Apprezzo molto anche i lavori meno noti di reportage di Avedon, mentre per la moda senza dubbio Irving Penn.

 

D. Quando ha deciso di prendere parte all’iniziativa “Piazza delle arti”?

Ho trovato da subito questa iniziativa molto interessante, non solo per la sua

componente di novità, ma anche perchè è – credo – un buon modo per dare visibilità a giovani artisti emergenti in un campo che sappiamo essere molto difficile. Ho grandi aspettative perchè credo che il periodo che stiamo vivendo sia denso di proposte interessanti ed innovative, che troppo spesso faticano a trovare spazio anche e soprattutto a causa delle difficoltà oggettive dovute all’attuale momento storico.

 

D. Lei si occupa di foto per la moda,  ma ha anche realizzato reportage per località  affascinanti come la Cina o Haiti, quando è nato questo desiderio?

Ho sempre avvertito il fascino del reportage che credo costituisca l’aspirazione massima e una sfida per la gran parte dei fotografi. La mia agenzia, SGP, si occupa principalmente di moda ed eventi mondani e quotidianamente i fotografi del mio staff ed io abbiamo a che fare con un mondo in qualche modo fittizio. Il reportage è per me una maniera per andare più a fondo nell’essenza delle cose, delle persone e dei diversi luoghi che ho modo di visitare, ed è nella maggior parte dei casi legato a progetti di beneficienza concreta. Appartenere allo star system è un privilegio e, molto spesso, chi ne fa parte non ne è consapevole. Ma esiste una grande fetta dell’umanità, una fetta troppo grande, che – al contrario – vive in condizioni precarie e spesso disperate e credo sia compito del fotografo portarle continuamente alla luce, evidenziarle, per sensibilizzare il maggior numero di persone.

 

D. Cosa deve colpirla in una fotografia, soprattutto relativamente all’iniziativa di “Piazza delle arti”?

Nel corso della mia carriera, come potrà facilmente immaginare, ho scattato e

visionato una quantità enorme di immagini, perciò ad oggi far sì che una fotografia catturi davvero la mia attenzione non è un compito facile. Essendo io una persona molto viscerale ed istintiva, quando un’immagine suscita il mio interesse lo fa di impatto ed in maniera totalizzante. Spesso è un dettaglio a colpirmi, un colore, un taglio di luce, un’inquadratura, un mosso, uno sfocato. Non esiste una costante identificabile.

 

D. Lei ha una delle più importanti agenzie nel cuore di Milano. Quanto è difficile secondo lei riuscire ad avere oggi una carriera fatta importante?

Credo che nel campo della fotografia, come in altri settori, siano necessari grande impegno e costanza; ma sono anche convinto che chi lavora seriamente e con passione alla fine possa raccogliere i frutti della propria dedizione. Quella del fotografo è un’attività totalizzante, non solo a livello professionale ma anche personale, perché spesso non è sufficiente essere un professionista preparato ma è anche necessario avere la capacità di ottenere la fiducia e la stima dei propri clienti e dei propri collaboratori. Quella delle pubbliche relazioni è una vera e propria attività parallela che va coltivata nel tempo, con pazienza e dedizione. Sono un po’ critico nei confronti di giovani aspiranti fotografi, talvolta improvvisati, che pretendono di ottenere successo e consensi senza sforzo e senza rinunce. Credo che la cosiddetta gavetta sia in ogni caso necessaria e formativa; sono necessari molto tempo da dedicare a questa passione ed una costanza coriacea.

 

D. In quale dei vari campi della fotografia  si sente più ispirato? 

 

In realtà si tratta di differenti ambiti che – uniti – costituiscono la mia identità di fotografo, pertanto credo sia impossibile identificarne uno più complesso o completo degli altri: ognuno di essi ha una sua esistenza autonoma fatta di codici propri, spesso non trasferibili nè tantomeno paragonabili.

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