Piazza delle arti. Intervista a Francesca Cavallin

ROMA – E’ prevista per il 28 Febbraio la scelta della prima opera che permetterà ad uno dei partecipanti di Piazza Delle Arti, piattaforma digitale che vuole lanciare nuovi talenti,  di esporre a casa di Francesca Cavallin, nota attrice italiana, la sua creazione. Valentina Marchetti ha intervistato la bella attrice perché racconti di questa esperienza ai lettori di Dazebao.

D. Quando ha deciso di partecipare a Piazza delle Arti? 

FC: Ne ho avuto richiesta dall’organizzatore, sapeva del mio lavoro legato all’arte, Piazza delle Arti era un’idea pioneristica, l’ho trovata una soluzione ‘altra’, ho dato disponibilita’ ed entusiasmo subito perche’ mi aveva subito appunto entusiasmato come iniziativa.

D.  Cosa e chi le piace di più nell’arte contemporanea? 

FC: Avevo ai tempi dell’universita’, un bagaglio piu’ classico, sull’arte “passata” più che su quella contemporanea, volevo fare la critica d’arte, andai le confesso addirittura con sospetto al corso di arte contemporanea, dove avevo bisogno davvero del professore che me la spiegasse (le faccio un esempio: pensi alla ‘merda’ d’artista di Manzoni: per me era una cosa che non capivo, che volevo mi fosse spiegata). Grazie a questa professoressa poi mi sono innamorata.  Ho cambiato materia della tesi. Sopratutto nell’arte contemporanea trovo due aspetti interessanti per arrivare alla domanda: il fatto che l’artista fosse libero dalla committenza. 

E questo da’ liberta’, ma e’ anche un’arma a doppio taglio, perche’ si e’ si’ liberi, ma si deve anche sopravvivere pur non avendo una committenza. Poi la commistione tra l’arte di per se’ e la componente filosofica, il messaggio, pensi a Picasso, Duchamp. L’”idea”, che e’ dunque piu’ importante dell’arte di per se’.  Ed e’ anche una chiave con cui guardare il mondo e il presente. Pensiamo al secolo del ‘900, con le Avanguardie per poi arrivare alla tecnologia, un secolo in cui abbiamo cambiato il modo di comunicare, pensiamo al cellulare ad esempio. Il ‘900 ha prodotto grandissima arte. Trovo inoltre che gli artisti abbiano un po’ una sorta di ‘antenne’ e che la loro, anche se non vengono compresi spesso, sia una visione piu’ acuta anche del presente. 

D. Cosa deve colpire la sua attenzione a livello artistico in un’opera? Mi riferisco anche alla scelta dell’opera per Piazza delle arti

FC: Ho guardato ogni singola opera di tutti gli artisti (800). I miei criteri fondamentali di selezione  si basano su un dato tecnico, (capacità tecnica),relativo al tipo di ambito, a seconda che si tratti di pittura, scultura, fotografia, fumetto, poi un discorso sul contenuto, ossia sul discorso che debba sussistere,  una poetica dietro l’opera. Riassumendo dunque coerenza tecnica e contenutistica ma anche stilistica.  Nel senso di un ‘segno’ che renda gli artisti riconoscibili. Inoltre il mio approccio e’ legato anche al mio gusto, le emozioni che provo, anche quelle emozioni razionali che detto cosi’ sembra un ossimoro, ma che ad esempio in Picasso ho, una sorte di emozione di pensiero. E se un artista riesce a darmi questo per me e’ importante. Una cosa che ho rilevato nella selezione, e’ anche mettere una sola foto, che non e’ sufficiente perche’ in questo modo non viene fuori la poetica, una solo foto o opera puo’ essere estemporanea, non permette di valutare a fondo ‘la statura’ intellettuale di una persona.

D. Ha partecipato ad importanti serie tv italiane come Un medico in famiglia, Olivetti, Tutta la musica del cuore. Quanto é diverso  lavorare per una fiction e per il cinema?

FC: Non c’e’ nessuna differenza. In Italia c’e’ questa sorta di provincialismo, ma non all’estero. E’ solo una differenza di tempo che si impiega nel girare le scene per una fiction rispetto ad un film, ma in termini di qualita’ attoriale, lavoro del regista e tecnici non cambia nulla, non vi sono differenze. Se poi parliamo della differenza tra un film d’autore e una fiction e’ un altro discorso. Dipende anche dai mezzi in termini economici, magari e’un po’ brutto dirlo ma a parte questi aspetti e il fatto che a seconda dell’avere magari piu’ tempo per studiare le scene anche con gli altri attori, e fare con piu’ calma, non ci sono differenze. 

D. Qual un  ruolo che le piacerebbe poter presto interpretare, per il quale non ha ancora avuto la possibilità?

FC: Non mi pongo mai questa domanda. E’ la vita che mi porta ad incontrare i miei personaggi, a me piace pensarla cosi’. Magari ho pensato di rivolgermi al teatro, ma sono i personaggi ad entrare nella mia vita, li incontro, hanno una loro vita propria, io non li scelgo mai. 

D. In quali progetti è impegnata in questo momento?

FC: sono impegnata in una fiction di Cinzia Th Torrini intitolata ‘Un’altra vita’ dove interpreto una donna bipolare. E’ un lavoro e percorso molto impervio e complicato ma bello. Anche perche’ in Italia se ne parla poco e la bipolarita’ non e’ considerata una malattia,se ne parla poco. Tenga conto che per informarsi mediante Internet la maggior parte dei siti sono stranieri, americani, in Italia  non viene affrontato come argomento.

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