Virtuoso della chitarra, genio della pittura: l’artista Rom Serge Poliakoff

MILANO –  Serge Poliakoff nacque a Mosca nel 1900, in una famiglia Rom appartenente alla borghesia russa. Il padre era un allevatore di cavalli, la madre una proprietaria terriera. Ultimo di quattordici fratelli, Serge crebbe in un lussuoso quartiere di Mosca. Versati nella musica, Serge e alcuni dei suoi fratelli facevano parte del celebre coro zigano diretto dallo zio Egor Alexeïevitch.

Nel 1918, in seguito alla rivoluzione bolscevica, Serge lasciò Mosca per ricongiungersi al fratello Valodia, nel sud della Russia, quindi emigrò a Costantinopoli, nei Balcani, a Vienna, Berlino e nel 1922 a Parigi. Come molti altri Rom in esilio, mise a frutto il talento musicale per sostenersi, suonando la balalaika nei cabaret russi della capitale. La sua passione, però, restava la pittura. Nel 1931 partecipò a una collettiva presso la Galleria Drouant e nel 1935 frequentò per due anni, a Londra, la Slade School of Art. Tornato a Parigi, conobbe Kandinsky, Robert Delaunay e Otto Freundlich. Nel 1938 Poliakoff tenne una personale presso la galleria Le Niveau ed espose al salone degli Indipendenti. Negli anni dell’occupazione, Poliakoff dovette vivere in clandestinità per sottrarsi alla persecuzione razziale. Nel 1942 nacque suo figlio Alexis. La sua fama cresceva. I giovani pittori lo consideravano un maestro quasi leggendario. Nel 1947 ottenne il Premio Kandinsky. Dal 1952 le sue opere pittoriche e grafiche vennero accolte da gallerie in Francia e all’estero. Un contratto con la galleria Bing gli concesse di interrompere il lavoro di chitarrista per dedicarsi solo alla pittura. Il crescente successo lo portò ad esporre alla galleria Circle & Square di Jean Larcade, a New York. Nel 1953 una retrospettiva al Palais de Beaux Arts di Bruxelles celebrò il suo lavoro di pittore e incisore. Nel 1962 Poliakoff ottenne la cittadinanza francese; lo stesso anno la Biennale di Venezia dedicò un’intera sala alla sua produzione. Nel 1966 Poliakoff ricevette il Premio della Biennale di Mentone. Durante tutta la sua carriera, il pittore frequentò la comunità Rom, traendo ispirazione dalle sue tradizioni e dal suo amore per l’arte. Morì a Parigi, a causa di una crisi cardiaca, nel 1969.

 

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