Mont’e Prama, i “segreti” dei Giganti. Intervista all’archeologo Alessandro Usai

L’archeologo Alessandro Usai racconta le novità sugli scavi e sui 2 musei che, tra le polemiche, accoglieranno le statue

ROMA – Sono le più antiche statue a tutto tondo del Mediterraneo, la cui origine resta ancora un mistero: le sculture di Mont’e Prama in arenaria, probabilmente risalenti all’VIII secolo a.C. e più conosciute come i Giganti, sono state ritrovate nel 197 per caso. A fine luglio 2013 infatti, dopo 40 anni, sono ripresi gli scavi, e l’area non ha smesso di riservare sorprese: ultime scoperte, tra maggio e settembre 2014, sono state prima il rinvenimento di nuovi frammenti tra cui due statue di Pugilatoredi una tipologia mai vista, poi quello del torso di un nuovo personaggio, in un’area separata dalla zona dei più antichi ritrovamenti. I nuovi scavi sono stati finanziati con 200 mila euro, un investimento dieci volte superiore a quello medio delle campagne di scavo promosse dalla Soprintendenza, che ha affidato la direzione dei lavori alla squadra formata da Emerenziana Usai per la Soprintendenza archeologica di Cagliari; Raimondo Zucca, Paolo Bernardini e Piergiorgio Spanu per l’Università di Sassari; Gaetano Ranieri per l’Università di Cagliari, che si occupa delle indagini geofisiche; e Alessandro Usai, archeologo della Soprintendenza che coordina i lavori. Lo abbiamo incontrato. Ci ha raccontato le novità degli scavi, le scoperte, le ipotesi e il tanto discusso progetto che esporrà le sculture in due poli, a Cabras e a Cagliari. L’intervista è di Fulvia Palacino.

Quali sono le novità degli scavi?
«Nell’ultima campagna, iniziata a maggio 2014, sono stati rinvenuti numerosi reperti. In più abbiamo ampliato la conoscenza sulla necropoli con l’espansione dell’area scavata e l’individuazione di nuove tombe. Abbiamo poi ampliato anche un’altra area, la cosiddetta “discarica”: quello spazio, probabilmente prodottosi in epoca punica con accumulo di strutture già frammentate, è ora più grande. In questo gruppo di nuovi reperti abbiamo trovato tanti frammenti di sculture, tra cui alcuni pezzi più significativi. In particolare ce ne sono due maggiormente definibili, due statue di “Pugilatori”. Sono “Pugilatori” di nuovo tipo: non quello finora conosciuto, caratterizzato per il fatto di avere uno scudo sopra la testa; questi due tengono lo scudo davanti al petto. Uno di questi ha anche la testa attaccata al collo, primo caso finora documentato a Mont’e Prama. L’altro ha invece la testa staccata, che è stata comunque trovata. Poi ci sono vari altri frammenti di sculture importanti appartenenti sia ad “Arciere” che a “Pugilatore”, tutti della tipologia consueta; infine alcuni modelli di nuraghe e tre nuovi betili. Abbiamo quindi ampliato la conoscenza di tutti i tipi di sculture già conosciuti».

Sul torso trovato a settembre 2014 si è dibattuto molto: appartiene a una scultura precedentemente trovata o no?
«Il torso era in un’area un po’ separata rispetto a dove abbiamo effettuato i vecchi rinvenimenti, quindi riteniamo che faccia parte di “nuove” sculture associate a un altro gruppo di tombe, diverse da quelle finora conosciute. Ma il lavoro su queste sculture deve ancora essere tutto svolto. Sono frammenti rotti, sporchi, ancora avvolti nelle loro protezioni, quindi non possiamo dire granché, stiamo appena cominciando a guardarli approfonditamente».

Poco più di un mese fa sono arrivati oltre due milioni di euro di fondi Cipe per il complesso scultoreo. Come saranno investiti i soldi?
«Sì, i fondi sono stati stanziati nel 2012 in base ad un accordo firmato nel 2011. Noi ci stiamo già lavorando. Alla fine di ottobre 2014 è stato firmato l’accordo programma quadro che stabilisce la ripartizione dei fondi e il piano di lavoro. Il finanziamento prevede l’ampliamento del museo civico di Cabras, con la costruzione di una nuova ala specificamente destinata all’esposizione delle sculture di Mont’e Prama e l’allestimento introduttivo dei reperti. Gli oltre due milioni di euro stanziati sono il risultato dell’accordo tra Regione, Ministero dei Beni culturali e dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica. Nell’accordo rientrano anche il progetto scientifico-culturale di musealizzazione, la progettazione e realizzazione dell’allestimento dei contenuti museali, il piano di gestione e quello di comunicazione e promozione delle statue a livello internazionale».

C’è chi non è d’accordo sulla separazione delle sculture in sedi diverse e che, anche con una raccolta firme, ne chiede l’esposizione in un’unica sede. Le statue saranno mai esposte tutte insieme?
«Le statue saranno esposte in due poli, e non in tre come qualcuno continua a dire, visto che ribadiamo che il Centro di restauro di Li Punti potrà essere un centro di documentazione, non di esposizione. Quindi le statue saranno esposte tra Cagliari e Cabras, ma non è una divisione, noi non parliamo di due musei, bensì di un sistema museale. Il progetto, sia quello del Cipe per Cabras che altri progetti che abbiamo per Cagliari, si riferisce alla costituzione di un sistema museale».

Ma perché dividerle?
«Non è una divisione. Sono due sezioni collegate e organicamente complementari con un allestimento unitario che si completa nelle due sedi. Non sono due musei, ma un museo in due sedi, e la volontà è quella di raccontare i diversi aspetti del complesso di Mont’e Prama in due sedi che si prestano molto bene. A Cagliari, in un contesto internazionale, si rappresenterà Mont’e Prama sullo sfondo dell’archeologia sarda, della civiltà nuragica di tutta la Sardegna. A Cabras sarà presenta Mont’e Prama in un contesto del territorio locale, con momenti della civiltà del Sinis. Ma non sono due cose separate, non c’è divisione».

Quando sarà completato il progetto?
«Ci sono i tempi tecnici che sono molto lunghi, ci vorranno degli anni. Ritengo di poter dire che completeremo nel 2017, che è già una previsione ottimistica. Dobbiamo finire la progettazione e costruire e allestire le sale sia a Cagliari sia a Cabras. Il progetto Cipe di cui stiamoparlando riguarda Cabras, ma un analogo progetto c’è anche per Cagliari. Sono lavori lunghi, complessi, importanti, costosi. Per Cagliari è già in corso il recupero del vecchio museo archeologico, degli inizi del Novecento, che sarà predisposto per diversi usi espositivi e non, ad esempio per l’accoglienza dei visitatori. Una o due sale sarannno dedicate ad una sezione sulla storia della scultura a figura umana in Sardegna, quindi nella sua versione definitiva comprenderà anche quattro esemplari di Mont’e Prama, uno per ciascuna categoria: un Arciere, un Guerriero, un Pugilatore e un modello di nuraghe».

Quest’estate si parlava di una mostra delle sculture al Quirinale, oggi si vocifera sulla loro possibile presenza ad Expo 2015.
«Quella del Quirinale per il momento è soltanto una proposta del sottosegretario Francesca Barracciu che è rimasta tale, ma la Soprintendenza non ha ricevuto alcuna richiesta ufficiale e vedremo di che si tratta. Per Expo non sappiamo nulla, nessuna richiesta».

E se dovesse arrivare una richiesta ufficiale per Expo?
«Per dovere di ufficio posso soltanto dire che esaminiamo ogni richiesta e ogni proposta».

Chi siano questi personaggi è uno dei più grandi enigmi dell’archeologia italiana.
«Ci tengo a chiarire che parlare di giganti non è corretto, e che queste opere vanno chiamate sculture. Si dividono in tre gruppi: statue a figura umana, modelli di nuraghi, e betili. Giganti non è appropriato perché nella tradizione popolare sarda i giganti erano i personaggi che costruivano i nuraghi e le tombe megalitiche dell’età del bronzo, che quindi si riferivano a una cultura completamente diversa da quella di Mont’e Prama: nell’età del ferro, che è il periodo di Mont’e Prama, tutto questo era lontano, passato, archeologico. Poi ricordiamo che quando parliamo di cività e scultura nuragica intendiamo le staute ma anche i famosi e meravigliosi bronzetti di cui nessuno più parla. Tutti si sono dimenticati della grandissima, spettacolare creatività dei bronzetti. E sia per gli uni che per gli altri parliamo di una civiltà che non avevano scrittura. Se pretendiamo di sapere che personaggi fossero e cosa facevano, chiaramente saremo delusi. Possiamo però tentare di interpretare e dare alcune ipotetiche letture. Ci muoviamo su un terreno piuttosto vago, ma non del tutto. Possiamo dire che potevano essere antenati eroizzati, figure mitiche, o la rappresentazione di più elementi di cui si favoleggiava e di cui si raccontavano storie, magari di un passato allora recente. Sicuramente sono personaggi importanti. Magari anche personaggi reali che così venivano ricordati, antenati lontani nel tempo o addirittura eroi mitici di un passato senza preciso riferimento. In ogni caso è importante e bello non soltanto sforzarsi di entrare nei segreti dei personaggi ma di inserirli nel contesto dell’area».

E dell’area cosa si può dire?
«Di cosa si facesse nell’area non sappiamo nulla se non che seppellivano. Di quest’area abbiamo scavato solo una fila di tombe, e accanto ad essa una fascia più bassa concava, che è quella in cui si sono ammucchiati i frammenti delle sculture, e che qualcuno ha immaginato potesse essere una strada. Nient’altro si conosce e nient’altro è stato scavato. Supponiamo che i Pugilatori potessero essere degli atleti, non semplicemente praticanti di uno sport ma atleti o di giochi funebri o di giochi intesi come momento sociale in cui bisognava mostrarsi nella propria abilità, nella forza e nel coraggio, anche con giochi pericolosi, visto che i personaggi sono armati. Ma non sappiamo nulla di un’area riservata a giochi. Sappiamo che lì seppellivano: ci sono decine di tombe».

Questo articolo compare anche su artemagazine.it

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