Palazzo delle Esposizioni. Impressionisti e moderni, gli opposti si attraggono

Direttamente dalla Phillips Collection di Washington, 62 opere di pregio e oltre 50 artisti popolano le ampie sale di Via Nazionale 194

ROMA – Un piacevole tuffo nel passato, dove il temps de l’immersion pare dilatarsi. Come il senso di smarrimento dinanzi allo sguardo vacuo di un ritratto di Modigliani, come lo spaesamento estraniante davanti ai paesaggi piatti di Van Gogh o alla sfuggente policromia di Diebenkorn.

Impressionisti e Moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington è un’esperienza di pura catarsi estetica, in cui il gusto individuale si modella e si plasma a ogni macro-sezione, trovando infine una propria adeguata collocazione.

All’interno di un percorso itinerante che si destreggia fra pannelli neutri ed eleganti colonne di stile neoclassico, il visitatore non può che abbandonarsi all’ampiezza di uno spazio espositivo cronologicamente ben arrangiato, in cui l’evoluzione della pittura moderna – sia europea che d’oltreoceano – viene setacciata in maniera razionale, suddivisa al fine d’incentivarne la comprensione d’insieme entro una data linea temporale.

Si attraversano, così, le correnti culturali tanto in voga a inizio Ottocento, se ne introiettano i colori per poi lanciarsi a capofitto su nuove sensazioni: quelle del Novecento incipiente, quelle del secondo dopoguerra statunitense. Dal classicismo al romanticismo, dal realismo all’impressionismo, verso l’oggettività visiva e il suo superamento; dall’espressionismo al cubismo, dall’intimismo al modernismo, alla scoperta di quelle avanguardie che, seppur di breve durata, tanto hanno significato per l’attuale sentire artistico mondiale.

Un dialogo fra più voci, una dialettica dai toni sfumati quella proposta da Classicismo, romanticismo e realismo, in cui artisti del calibro di Manet, Delacroix, Goya, Ingres, de Chavannes, Courbet, Monticelli, Constable e Daumier si confrontano in un estemporaneo incontro di stili, nazionalità e approcci pittorici – differenti ma complementari – che presto o tardi influenzeranno i propri storici successori.

Dall’osservazione diretta della natura e dello spaccato umano, con Impressionismo e postimpressionismo si scivola verso vedute urbane e celeberrimi panorami en plein air, resi con tavolozze d’ariosa luminosità da Cézanne, Monet, Sisley, Berthe Morisot e Degas con rimandi a Renoir e a Rembrandt. Echi che ne ricordano la continuità temporale, anche se in termini di rottura stilistica.

Spostando il focus sul fluire bohémien di Montmartre e sul fermento culturale dei primissimi anni del XX secolo, Parigi e il cubismo si concentra sui messaggi sibillini diBonnard, Picasso, Modigliani, Utrillo, Dufy, Braque, Gris e Rouault che, sull’onda degli strascichi da “crisi di fine secolo”, vertono su colori sempre più contrastanti, con soggetti di volta in volta più criptici, sullo sfondo d’atmosfere spesso indefinite.

Per contro, L’espressionismo e la natura capovolge l’universo sensoriale cui ci si assuefà durante la prima parte della mostra. Dopo la rappresentazione di un mondo considerato soprattutto per la sua parvenza esteriore, questa sezione esalta la risposta emotiva dell’individuo al reale, esasperandone la percezione e amplificandone le storture con ruvide pennellate, coaguli di pigmento, prospettive e proporzioni antinaturalistiche. La psiche parla da sé, al di fuori di ogni regola prestabilita, mentre la sfera spirituale del singolo si traduce in accostamenti di colore dai risvolti simbolici e oscuri. Le forme, più che riprodurre, non fanno altro che suggerire i contorni di una realtà priva d’effettiva concretezza o di un correlativo oggettivo presente in natura. A soffermarsi sul “suono interiore” sono i visionari Kandinskij, Soutine, Kokoschka, Dove e O’Keefee, pionieri di una Weltanschauung sempre più segreta e occulta, carica di nuda e disarmante valenza psicologica.

D’altro canto, Intimismo e modernismo si proietta sulle piccole cose, su quegli oggetti semplici e comuni che divengono facilmente “totem di verità poetica” in Morandi, fra gli scorci familiari e le armonie domestiche di Vuillard e Matisse. L’arte si riversa nell’intimità, dischiudendosi all’ombra della quotidianità.

In espressionismo astratto questa tendenza si fa sempre più ermetica. L’assenza di soggetti anche vagamente antropomorfi viene compensata dall’ingombro dell’inconscio, invisibile a occhio nudo, anche se palpabile fonte d’ispirazione per Pollock, de Staël, Gottlieb, Rothko e Da Silva che, astraendo e astraendosi, creano suggestioni ed emozioni decifrabili soltanto alla luce di uno sguardo interiore. Il proprio o quello altrui.  

Un viaggio nella varietà che dona una visione multiprospettica più compiuta, permettendo di guardare all’arte non certo come a una “natura morta su tela”, ma come a qualche cosa di vivo e vibrante che tocca le corde più latenti della nostra personale comprensione del reale.

Un’intuizione lampante, quest’ultima, di cui la Phillips Collection si è fatta depositaria anche per i decenni a venire; un messaggio potente che questa straordinaria mostra ha deciso di abbracciare nella sua interezza, procedendo per analogia e per contrasto, fra passato e modernità.

Impressionisti e Moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington

16 ottobre 2015 – 14 febbraio 2016

A cura di Susan Behrends Frank

Organizzata da The Phillips Collection, Washington, D.C. con Azienda Speciale Palaexpo

Dove

Palazzo delle Esposizioni

Via Nazionale, 194 – 00184 Roma

 

Biglietti

Intero € 12,50 – Ridotto € 10,00 – Ridotto 7/18 anni € 6,00 – Gratuito fino a 6 anni – Scuole € 4,00 per studente.

Il biglietto permette di visitare tutte le mostre in corso al Palazzo delle Esposizioni.

Informazioni, prenotazioni, visite guidate per singoli e gruppi

Tel. 06 39967500

Informazioni, prenotazioni, visite guidate per le scuole

Tel. 848 082 408

Orari call center

Dal lunedì al venerdì 9.00-18.00

Sabato 9.00-14.00

Sito web

 

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