Marco Gervasio si racconta: io, la mia carriera e il futuro del disegno

Il fumettista romano, autore di copertine e storie legate a Topolino e Paperinik, dei personaggi Fantomious e Paperotti,  e della serie Angry Birds  tra i premiati della prossima edizione del Romics, si racconta a tutto tondo: gli esordi, l’incontro con Carpi e Cavazzano, la crescita e la possibilità di interazione tra fumetto e digitale.

Cominciamo subito dagli inizi. Raccontaci un po’ di te.

La mia passione per il disegno è cominciata alle scuole elementari. Disegnavo sia in classe che a casa, nel tempo libero. Le strade, poi, mi hanno portato alla laurea in Economia e Commercio, ma non ho mai abbandonato questa passione. Quando ebbi tempo di frequentare la Scuola Romana dei Fumetti, cercai di dedicarmici con più impegno, in modo tale da avere qualcosa di presentabile. Infatti, la fortuna ha voluto che l’anno in cui frequentai la scuola, incontrai Giovan Battista Carpi. Con me avevo le mie tavole di Topolino, preparate per un eventuale incontro. Lui le ha viste e gli sono piaciute, per cui mi ha introdotto alla sede Disney di Milano. Da lì, è cominciato tutto.

– A proposito di scuola, ma la maestra ti ha scoperto mentre disegnavi?

Non solo, ma è stata davvero affettuosa, perché ha visto la mia passione e l’ha assecondata. Ovviamente, non disegnavo durante le spiegazioni, ma nel tempo libero, ed ogni volta che disegnavo lei era così contenta che, quando facemmo la foto di fine elementari, mi scrisse dietro una dedica: “Al futuro disegnatore di fumetti”. Diciamo che è stata una predizione, in fin dei conti!

– Quindi, doppio vantaggio: niente bacchettate e futuro azzeccato…

Esattamente, in questo è stata molto brava.

– Entriamo nella tua professione: come nasce un personaggio Disney?

Dobbiamo fare due distinzioni. Ovviamente, i personaggi classici sono inventati da Walt Disney, Carl Barks e altri personaggi divenuti immortali, per cui, quando dobbiamo disegnare Topolino, Paperino, Pippo e Pluto dobbiamo rifarci a loro. Nel momento in cui ho iniziato avevo, quindi, questi punti di riferimento, con l’avvio di Giorgio Cavazzano, che poi è divenuto il mio maestro. Di nuovo, ho aggiunto la mia personalità. Per quanto riguarda i nuovi personaggi, come possono essere Fantomious o Papertotti, che non sono stati creati agli esordi della Disney, questi nascono con delle caratteristiche che devono essere appositamente studiate. Nel caso di Fantomious, parliamo di un papero, ma ho cercato di differenziarlo il più possibile da Paperino, in modo da far capire subito che si trattasse di un altro personaggio. Per Papertotti, essendoci invece la rappresentazione di un personaggio reale, cioè Francesco Totti, lì, è stato addirittura più complicato, perché bisognava rifarsi ad una caratteristica del personaggio reale, sia fisica che di carattere, per cui tutto è stato organizzato di concerto con la redazione.

– Immagino che sia stato molto difficile rifarsi alla romanità tipica dell’ex capitano della Roma…

Sì, beh, un capitano lo è sempre, un virtuoso… 

– Io non faccio testo su questo!

Comunque, hai fatto bene a dire capitano! Sicuramente, la romanità è un aspetto importante di Totti, ma non fondamentale, perché su Topolino, Papertotti vive a Paperopoli, per cui non c’è l’origine romana, ma il suo carattere.

– Come nel caso, quindi, di altri personaggi famosi, di cui torna alla mente l’esempio di Vincenzo Paperica (la versione paperopolese di Vincenzo Mollica, ndr)

Sì, ce ne sono stati tanti, da Mina a Jovanotti, portati a Paperopoli e Topolinia.

– C’è un’altra domanda che sorge spontanea. Secondo te vale ancora, oggi, partire con il disegno dalla matita, piuttosto che dal computer?

Secondo me, la risposta è molto soggettiva, perché ogni autore si trova meglio con certi strumenti, piuttosto che con altri. Nel mio caso, ancora non ho abbandonato i disegni da matita, comincio sempre con quella e un foglio, per ora, ma riguardo alla china, anch’io sono passato al digitale, per cui ho unito entrambe le tecniche. C’è ancora chi disegna completamente alla vecchia maniera come Cavazzano, o anche chi utilizza il digitale perfino per le matite. 

– Oltre ad essere uno dei disegnatori di punta della Disney, ti stai dedicando alla serie a fumetti di Angry Birds. Com’è nata la collaborazione con la Rovio?

La Rovio cercava autori italiani di alta qualità per poter rendere questi fumetti più risaltabili agli occhi dei lettori. Anche qui, devo dire grazie a Cavazzano, che loro hanno contattato. Alla domanda su quale autore, secondo lui, avrebbe potuto svolgere questo lavoro, ha risposto facendo il mio nome. Poi, ho inviato loro i miei disegni, apprezzati fin da subito. È stata una cosa immediata. Da quel momento in poi sono passato a diventare, con loro come già successo con la Disney, da disegnatore ad autore completo. Ovviamente, i personaggi sono cambiati nel corso del tempo: all’inizio, erano solo teste, poi, a partire dall’uscita del film, abbiamo cominciato a disegnarli con gambe e braccia, dando loro una fisionomia, come succede con i personaggi Disney. 

– Come vedi il mondo del fumetto allo stato attuale, nel pieno dell’era digitale?

 Secondo me, il fumetto sta uscendo da un piccolo periodo di impasse-riposo, e sta tornando a svilupparsi. Il digitale, sicuramente, aiuta questo sviluppo:  le nuove generazioni vivono dentro quest’era, per cui, se vogliamo che si avvicinino al mondo del fumetto, dobbiamo usare i loro strumenti.

– Una bella sfida…

Sì, perché ci sono tantissimi altri prodotti che potrebbero distogliere dall’attenzione verso il fumetto. Sicuramente, in passato non c’erano tutte le occasioni di svago e divertimento di oggi. Noi ragazzi di ieri, il nostro tempo libero, lo passavamo leggendo i fumetti. 

– Ma c’è la possibilità di interazione diretta attraverso i social network.

Certo. In questo modo, i ragazzi hanno la possibilità di avvicinarsi al fumetto con gli strumenti propri della loro epoca, con cui sono abituati ad interagire. 

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