ROMA – All’ingresso del Wegil, l’irriverente significato della mostra HIC SUNT LEONES si palesa all’ingresso dove, sotto la scritta fascista “Necessario vincere più necessario combattere”, un topo Gigio, con le mani sui fianchi come il duce e grandi orecchie a sventola, ci guarda.
Nella conferenza stampa di presentazione dell’opera di Max Papeschi, non a caso Gianluca Marziani, il curatore, ha accennato alla storia della costruzione che ospita l’esposizione: in origine il Wegil si chiamava GIL ed era La Casa della Gioventù Italiana del Littorio (GIL). Risale al 1933 e fu commissionata dall’Opera Nazionale Balilla (ONB) all’architetto Luigi Moretti come Casa dei Balilla. Così, il rinnovato hub di Trastevere, risulta essere il ventre più efficace per contenere il rivoluzionario messaggio visivo di Papeschi, il quale mette in scena un’originalissima parodia del Ventennio fascista con creazioni contraddistinte da un sarcasmo arguto e inesorabile. Max Papeschi ha uno stile essenziale e diretto, con la peculiarità di accostare simboli distruttivi a popolari immagini patinate. Il risultato è una radiografia del non visibile: l’orrore delle nostre ombre interiori. Ad esempio: Topo Gigio, che l’artista identifica quale emblema nazionale del Bene, è in tenuta marziale, Mickey Mouse indossa la divisa nazista in NaziFuckingMouse. La provocazione di Papeschi non si compie attraverso la singola opera bensì in una serie di creazioni che raccontano la nostra storia fatta di epocali tragedie, dittatori, follie collettive, derive drammatiche del capitalismo.
“Hic sunt leones” è la mostra con cui Max Papeschi riparte dopo il tour mondiale di Welcome to North Korea, raccoglie un video d’arte creato in collaborazione con Maurizio Temporin, cinque stampe realizzate con il collage digitale (la tecnica di cui Papeschi è pioniere) e due cut-out figures, ultima sua frontiera installativa. In essa l’artista demolisce il mito autoritario attraverso provocatori accostamenti che rivelano la quotidiana “banalità del male”, invitandoci a ridere dei “leones”, passati e presenti, dissacrando il loro messaggio. Con la tecnica della digital-art Papeschi ci fa entrare in nuovi scenari allegorici popolati da potenti figure infantili che mirano al dialogo con il nostro inconscio. A completare il percorso espositivo, una selezione di sessanta opere tra le più celebri della produzione papeschiana – da NaziSexyMouse a Just Married, passando per i progetti La Sociétè du Spectacle e From Hiroshima with Love, fino ai più recenti The Leader is Present e The Golden Cage – e il video d’arte It’s All DEVO, sempre in collaborazione con Maurizio Tamporin, creato per l’omonimo brano di Gerald Casale, cantautore statunitense dei DEVO.
La mostra, a cura di Gianluca Marziani, è promossa dalla Regione Lazio, organizzata da LAZIOcrea in collaborazione con la Fondazione Maimeri e l’art director Flavia Vago e prodotta da GV Srl. Sarà visibile a Roma fino al 30 agosto 2020.
Titolo mostra |
HIC SUNT LEONES di Max Papeschi
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Dove |
WEGIL Trastevere – Largo Ascianghi, 5, Roma |
Apertura al pubblico |
22 luglio – 30 agosto 2020 Chiusura 15 agosto 2020 |
Biglietto |
Intero 6 euro; ridotto 3 euro Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente e per i possessori di LAZIO YOUth CARD che offre opportunità e agevolazioni agli under 30 residenti o domiciliati nella Regione Lazio. Acquisto biglietti online su www.liveticket.it/wegil |
Info |
www.wegil.it; [email protected] |
Ente promotore |
Regione Lazio |
Organizzazione |
LAZIOcrea S.p.a. in collaborazione con Fondazione Maimeri e Flavia Vago e prodotta da GV Srl |
A cura di
Media partner |
Gianluca Marziani Arte.it e Radio Rock |