Mostre. Donna e multiculturalità nell’europa di oggi

ROMA – Grande evento la mostra “Donna e multiculturalità nell’Europa di oggi”, tenutasi presso il Teatro Dioscuri del complesso di S. Andrea al Quirinale. La mostra patrocinata dal Mibac, Roma Capitale e Centro Antinoo, è stata fortemente voluta e realizzata dall’associazione Altro sguardo Associati e dal Centro Internazionale Antinoo Archivio M. Yourcenar, di cui Roberta Filippi è rispettivamente Presidente e Coordinatore Artistico.

A un gruppo di artisti e di giovani artisti, è stata commissionata una committenza particolare. Rendere in pittura, scultura, fotografia, incisione ed installazione la donna nel suo aspetto “multiculturale” e contemporaneo. Gli artisti selezionati sono riusciti nel loro intento (sotto il link in cui vi sono riportate in catalogo le loro opere).

Il tema della mostra, muove dal bisogno di dare centralità alla figura femminile negli aspetti multiformi della cultura, dell’impegno sociale, del Pensiero, del Costume. La mostra rivendica anche la giustizia contro la violenza subita dalle donne del mondo. L’arte diventa l’unico linguaggio possibile, nel tribunale sentenzioso della società in cui si vive. Donna e multiculturalità, sono binomio teso a stimolare una riflessione oltre ogni barriera possibile, sia essa geografica o etnica, sociale ed etica in sé.

Lo stesso Pietro di Loreto in un intervento, in occasione dell’iniziale presentazione del progetto, disse che “la capacità di definire la spiritualità di questa collettiva risultava complesso” L’immagine dice “rientra in un carattere discorsivo di cui l’interpretazione si subordina di volta in volta a ciò che il lavoro esprime, o niente meno sia anche capace di generare una lettura d’insieme, in grado di raccordarsi magicamente al suo imprescindibile significato”. Dai procedimenti creativo calligrafici della Filippi, all’uso di tempera su supporto broccato di Bruno Ceccobelli, alla matissiana pittura di Luigi Campanelli, alla cartapesta di Minou Amirsoleimani, alla carta giapponese, collage e gouache di Elizabeth Frolet, al libro artista di Mirella Bentivoglio, agli oli su tela di Paolo D’Orazio e Lina Passalacqua; alle creazioni in digitale realizzate da Patrizia Dottori, Bianca Menna e Umberto Salmeri.

Fisicità e spiritualità nelle altre opere firmate Claudio Abate, Raffaele Della Rovere, l’installazione di Patrizia Molinari e di Roberto Dottorini, alle incisioni di Massimo Gatti e Walter nei riquadri di Giano Bifronte. Una forte tensione quella espressa da questi ultimi, che secondo Di Loreto rappresenta significativamente la comunicazione contemporanea del concetto di “multiculturale” a partire da una sorta di riconversione e quindi di bisogno di esprimere oltre l’esito creativo dell’opera. Una maggiore sensibilità verso il cuore della produzione artistica, benché meno del suo fine. L’universo di queste rappresentazioni  del femminile, si riveste quasi di mistero.

Ogni artista in un modus operandi altamente eterogeneo, è stato capace di pluralizzare il suo linguaggio artistico unendo sensualità ed edonismo dentro la cornice della sua intellegibile opera. Gli altri otto giovani artisti scelti, fra cui: Violetta Carpino, Greta Colli, Maria Cristina Marmo, Maria Claudia Nuccetelli, Nunzia Pallante, Igor Spadoni, Ralf Joshua Trillana, Fabio Vernile, realizzano opere a partire dalla donna concettualizzata dietro un percorso esistenziale.  A partire dalla denuncia contro la non osservazione dei diritti sociali e civili, perché lesi da logiche storico religiose ancora fortemente radicate e radicali, al donna è rappresentata a partire dal bisogno di riscatto e emancipazione.

Da Fabio in “Schiave” la cui figura maltrattata è posata indifferente in un angolo di città cieca e sorda, a “Pazia Helios” di Ralf in cui la celebre filosofa greca è suscettibile di rappresentare la libertà di Pensiero a Cynara di Igor, a Filo Rosso di Nunzia o Altroce di Claudia Nuccetelli che in tratti negroidi ne valorizzano l’identità etnica, a “Dedica” e “Gli abissi dell’Anima” di Violetta in cui è forte il richiamo seicentesco dei soggetti femminili cristiani dell’Assunzione o “Maternità oltre lo sguardo” di Maria Cristina Marmo, in un concetto di donna e multiculturalità alla stregua di una cosmogonia binomica terra-madre.

Ogni opera, infine, non arriva diretta al fruitore. Si chiude e si apre a seconda della sua spendibilità negli occhi attenti dello spettatore. Lo conduce verso un mistero, comune all’universo della donna, mantenendo inalterato e indiscutibile il suo oggettivo fascino. L’evento fortemente voluto dalla Dott.ssa Filippi ha registrato un gran numero di presenze e di pubblico. A sostenere gli artisti il noto critico d’arte Achille Bonito Oliva.

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