Il 4 novembre 1946 è nato Mapplethorpe, simbolo controverso di libertà dell’arte

Il 4 novembre del 1946 nasceva a New York il fotografo Robert Mapplethorpe.

Credeva nella fotogtafia come fonte di memoria, quasi una magia. “Non lasciate che si dimentichino di me,” disse al fratello poco prima di morire di Aids, a soli 42 anni. Aveva raggiunto da poco l’apice del successo e il Whitney Museum gli aveva appena dedicato una mostra. Non era stato facile, anche se il fotografo aveva ottenuto molti appoggi e la sua carriera era stata agevolata. Le sue fotografie sono sempre state al centro di una diatriba: è arte o pornografia? Un’interrogazione al Senato criticava gli investimenti pubblici nelle opere dell’artista e definiva il suo lavoro come oscenità spacciata per arte. 

Mapplethorpe prediligeva fotografare in studio, immortalando celebrità come Andy Warhol, Deborah Harry, l’amica Patti Smith, Amanda Lear o scene sadomaso, connotate da forti, ma algidi contrasti di luce e ombra. I suoi nudi maschili, che celebrano la subcultura gay di New York, fanno ormai parte dell’immaginairio collettivo, non solo negli Usa. La macchina fotografica era l’organo percettivo – erotico e contemporaneamente mistico – dell’artista. Prima, una polaroid: risale al 1973 la sua prima mostra fotografica, dal titolo, appunto, “Polaroids”. Poi una Graflex 4×5, quindi, dal 1975, una Hasselblad, con cui ha realizzato il “Portfolio X”, la serie sadomaso tanto amata e tanto combattuta, che comprende il suo famoso/famigerato autoritratto di spalle con una frusta. L’opera di Mapplethorpe ha posto ancora una volta alla cultura, alla politica e alla società civile alcune domande fondamentali per la libertà d’espressione e il progresso del pensiero e delle arti umane: quali sono i confini dell’arte? Devono essere regolamentati? Oppure l’arte deve essere completamente libera, purché utilizzi un linguaggio in qualche misura creativo? Oggi la libertà di espressione è messa seriamente in dubbio sia nei paesi non democratici, sia in occidente. I social stessi, fra cui proprio Facebook, censurano regolarmente le foto di nudo integrale maschile di Mapplethorpe (e recentemente sempre Facebook ha censurato un dipinto del Caravaggio). Ci sono tanti nuovi tabù, costruiti e difesi dalle religioni, dalle leggi e dal comune senso del pudore. Esiste inoltre un controllo serrato sul mercato dell’arte da parte della politica, della finanza e delle mafie. Il campo di ricerca ed espressione dell’artista si restringe ogni giorno e ci si chiede quante foglie di fico porrà ancore il potere, nelle sue diverse forme, fra la bellezza della verità e i nostri occhi di consumatori, utenti, elettori e devoti.

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