Youth. L’arte di fare cinema rincorrendo l’eterna giovinezza

ROMA – Non c’è niente da fare Sorrentino o si ama alla follia o si odia e sicuramente e Youth, il nuovo film presentato in concorso a Cannes,  non si sottrarrà all’ennesima diatriba.

Perché, nonostante la recitazione più cinematografica e meno teatrale, meno “maschera” e più naturale dei due grandissimi interpreti, Michael Caine e Harvey Keitel,  il film conferma il linguaggio sontuoso di Sorrentino, costruito fin nei minimi particolari, con piani sequenza e virtuosismi estetici.

Youth racconta la storia di due amici, che alla soglia degli ottant’anni  trascorrono insieme una vacanza  in un esclusivo albergo ai piedi delle Alpi, dove Mick ( Harvey Keitel) cerca insieme ai suoi giovani sceneggiatori di scrivere il suo film testamento mentre  Fred ( Michael Caine) compositore e direttore di Orchestra, tenta di sottrarsi ai numerosi e prestigiosi inviti di tornare a dirigere un orchestra. Insieme i due amici osservano gli altri ospiti dell’albergo, ammirano la giovinezza,  si fanno coinvolgere dalle disavventure amorose dei loro figli, Lena ( la deliziosa Rachel Weisz) e Robert ( Luca Moroder), intrecciano interessanti discorsi con l’attore Jimmi Tree( Paul Dano) in cerca di ispirazione, guardano, osservano la bellezza, e la gioventù e mettono insieme dialoghi pieni di humor, di freddure all’inglese che in alcuni momenti  sono divertenti come una commedia. Il film che è scritto da Paolo Sorrentino è un miscuglio di citazioni, di personaggi che recitano se stessi come la cantante Paloma Faith, di camei indimenticabili come la Brenda Morel di Jane Fonda, è un film sul tempo, su quello che resta ma è anche una dichiarazione d’amore per il cinema e per alcuni idoli del calcio che hanno segnato la giovinezza di Sorrentino è che non potevano mancare in questo film che celebra la giovinezza, la creatività che resta sempre giovane, e l’arte. 

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