“7 days all’Havana”: sette episodi per una città di cui non c’è profumo. Recensione. Trailer

ROMA – Suddiviso in 7 episodi, ciascuno diretto da un regista differente, il film racconta piccole storie ordinarie e straordinarie che hanno come comune denominatore l’ambientazione: la città di Havana ai giorni nostri. Gli episodi sono molto differenti per stile e tematiche, li analizziamo brevemente uno per uno.

 Il primo racconta le disavventure a sfondo erotico che coinvolgono un giovane straniero. Sono venti minuti degni di un cinepanettone. All’esordio registico Benicio Del Toro si diletta con contenuti di una banalità sconcertante.
 Nel secondo episodio un regista ubriacone, disinteressato ormai alla popolarità e al successo raggiunti, riscopre le emozioni che la semplicità e la genuinità riescono sempre a suscitare. La storia non è delle più originali ma alcune scelte fotografiche e soprattutto un grande Emir Kusturica alzano il livello.
Nel terzo episodio una giovane cantante è divisa fra l’ambizione, che la porterebbe a partire per la Spagna insieme ad un giovane manager, e la relazione con un giocatore di baseball di scarso successo che la lega invece alla sua terra. E’ un episodio carnale che punta tutto sulle doti fisiche ma anche interpretative della sua protagonista.
 Nel quarto episodio un palestinese nell’attesa di svolgere una intervista con un importante personaggio cubano si fa assorbire dalla città e dalle sensazioni che gli suscita. Diviene spettatore muto di ciò che lo circonda. Nei momenti di solitudine il silenzio è rotto dai comizi di Fidel Castro trasmessi in televisione. Colpisce la discontinuità fra la linearità dei racconti precedenti e questo, molto più intimista e di non immediata comprensione.
Il tempo filmico del quinto episodio è quasi interamente occupato da un rituale (di espiazione?) dalle cadenze ossessive. Sembra rappresentare un modo per esorcizzare una “modernità” (un rapporto lesbo) equiparata a devianza. Un lavaggio del corpo che vorrebbe probabilmente divenire anche un lavaggio del cervello. Per quanto non immediati e per quanto non straordinari, questo episodio e quello precedente sono gli unici che potrebbero avere a che fare tangenzialmente con una cosa chiamata arte.
Una famiglia con i suoi problemi, i suoi successi e i suoi piccoli drammi è la protagonista del sesto episodio, l’unico che tratta di questo tipo di rapporti. Senza fornirci spunti brillanti.
Il settimo episodio mette in scena i preparativi ad una celebrazione “fatta in casa” della Madonna. Era forse interessante trattare questo aspetto di cultura popolare. Era certamente interessante farlo con un altro piglio.

Dalla somma di questi episodi scaturisce un film diseguale che fornisce un quadro molto frammentario di una città della quale non si respira il profumo. Si colgono aspetti parziali difficili da integrare. Storie giustapposte ciascuna delle quali racconta un piccolo microcosmo che appare autonomo. Senza un filo conduttore convincente, al di là della semplice ambientazione, è difficile conferire un grande valore culturale all’operazione.  
REGISTI: Benicio Del Toro, Pablo Trapero, Julio Medem, Elia Suleiman, Gaspar Noè, Juan Carlos Tabìo, Laurent Cantet.
SCENEGGIATORE/COORDINATORE ARTISTICO: Leonardo Padura.
ATTORI: Josh Hutcherson, Emir Kusturica, Melvis Santa Estevez, Mirta Ibarra, Natalia Amore, Elia Suleiman
FOTOGRAFIA: Daniel Aranyò, Diego Dussuel.
DURATA: 128′
USCITA NELLE SALE: 8 giugno 2012

7 days all’Havana – Trailer

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