Mostre. “50 anni di cinema al Castello Odescalchi” fino al 6 gennaio 2013

BRACCIANO – “Ciak al Castello – 50 anni di cinema al Castello Odescalchi di Bracciano” è l’inequivocabile titolo della Mostra che resterà aperta fino alla Befana dell’anno prossimo.

Oltre agli spezzoni di una ventina di film, sceneggiati e spot pubblicitari scelti tra gli oltre 150 che vi sono stati realizzati, sarà possibile ammirare anche costumi, scenografie e foto di scena. Uno sforzo organizzativo in cui si è impegnata in prima persona la principessa Maria Pace Odescalchi, erede della casata che prese possesso del Castello di Bracciano, tra i meglio conservati al mondo,  alla fine del 1600. Alla realizzazione hanno collaborato con Maurizio Conte, che l’ha ideata e la dirige,  Priscilla Ippolito, Romano Milani e Luigi Piccolo. Autori dei commenti filmati che introducono e concludono il percorso, scandito dalle musiche di Francesco Verdinelli, Giorgio Salvatori e Francesco Festuccia.

Era il 1950 quando Mario Mattoli elegge il maniero a set per il suo film “I cadetti di Guascogna”  (ispirato dal successo della canzone omonima di Armando Fragna con la voce di Clara Jaione) per il quale chiama a protagonisti il debuttante nel cinema Tognazzi e il più noto Walter Chiari che, nel 1946, aveva esordito in “Vanità” di Giorgio Pàstina con – non vi sorprendete – un ruolo drammatico che gli valse il Nastro d’argento. Da allora, il Castello Odescalchi, “così maestoso, massiccio, inamovibile, ha ottenuto in eredità dalla settima arte la possibilità – come ricorda il critico Valerio  Caprara nella brillantissima presentazione in catalogo – di tramutarsi continuamente, rigenerarsi nel tempo, errare nella storia e nel mondo:  un po’ come capita alla sferragliante casa-creatura di Howl in uno dei capolavori del poeta Miyazaki;  nonché di ospitare, anziché i propri defunti abitanti, una schiera di spettrali sembianze invulnerabili dai ghostbusters in quanto sdoppiate tra attori celebri e celebri personaggi: una miscellanea di ruoli vanesi o intensi, dialoghi prosaici o profondi, look fantasiosi o mimetici, ugualmente votati a tramandare storie d’alto livello stilistico, bozzetti dalle tonalità esilaranti, visioni distorte o improbabili, ma, quel che importa, quasi sempre avvincenti”.

Da quell’ormai lontano 1950, sono passati  62 anni,  macchine da presa, carrelli, “bruti” (in gergo i colossali e ancora insuperati proiettori che hanno illuminato fino agli anni 80 i set di tutto il mondo), comparse, attrezzisti, scenografi, costumisti, trovarobe, sarte, parrucchieri, truccatori hanno “assaltato e conquistato” mura e torrioni, sale e segrete, cortili e loggiati, armerie, scuderie, camminamenti senza risparmiare neanche il “giardino segreto” del maniero, al “servizio” delle star:  Sofia Loren, Brigitte Bardot, Alain Delon, Gina Lollobrigida,  Monica Vitti,  Charlton Heston, Tony Curtis, che hanno poi ceduto i set ai nuovi divi: Laetitia Casta, Adriano Giannini, Luca Argentero, Cristiana Capotondi, Giovanna Mezzogiorno, Rocco Papaleo, Massimo Ghini, Leonardo Pieraccioni (ma l’elenco è ancora lungo) con “firme” che portano i nomi di Francesco Rosi, Louis Malle, Pasquale Festa Campanile, Pupi Avati e perfino dei fratelli Taviani (recentissimi conquistatori, con “Cesare deve morire”, dell’Orso d’oro a Berlino e del Nastro d’argento dell’anno a Roma) che vi hanno ambientato lo sceneggiato “Luisa Sanfelice”.

Ci sono voluti quasi due anni per ricostruire l’elenco pressoché completo dei titoli, reperire le copie, scovarne i titolari dei diritti, visionarle per isolare le scene esemplari, valutarne la qualità, estrapolarle e digitalizzarle per metterle infine nelle mani di Simone Barbetti che ha montato i video che accompagneranno i visitatori passo passo nel loro vagabondare tra realtà e fantasia e Cassandra Sartori che ha curato l’animazione grafica. Il confronto, appunto, tra il luogo e la sua interpretazione attraverso trasformazioni scenografiche, artifici tecnici, soluzioni di  regia. Le sovrapposizioni di epoche e stili, le molteplicità degli scorci capaci di proiettare la scena dall’aspro Medioevo all’Ottocento borghese, le ricche sale contrapposte a stanze umili o segrete, il Castello Odescalchi di volta in volta fortezza, palazzo, prigione tra suggestioni medievali e incanti fiabeschi, hanno permesso di ambientarvi i generi più diversi: dal comico al drammatico, dallo storico al romantico, dall’epico all’erotico, dal thriller al musicale.

“Sulle rive di un lago tempestoso” (una battuta di Tognazzi da “I cadetti di Guascogna” che ben si adatta a quello di Bracciano, tutt’altro che tranquillo) è il titolo della prima sezione che accoglie i visitatori che si inerpicano poi  “Tra torri e bastioni. Visioni e vedute: il Castello raccontato dal Cinema” per avventurarsi quindi tra “Segrete e segreti – Luoghi nascosti e sale appartate: il Castello Odescalchi rivelato dal cinema”. Se i temperamenti romantici si delizieranno di “Sospiri e palpiti  – Addii struggenti e amori appassionati: il Castello teatro di passioni” quelli inclini all’epica avranno di che esaltarsi nella quinta sezione “D’armi e d’eroi  – Nobili gesta ed eroiche battaglie: il Castello teatro di guerra”. Nella sesta sezione,  accanto alle celebrità che nel corso dei secoli hanno arricchito le pareti di affreschi e dipinti, “Divi e dame – Grandi interpreti e volti noti al Castello Odescalchi”. “Nel Castello che non c’è  – Scenografici travestimenti: il Castello reinventato dal Cinema” conclude il viaggio nell’arte falsaria per eccellenza: il cinema, “in modo che il sottile piacere, la vaga nostalgia e il surplus visionario inoculati dal tourbillon della memoria e dalla lunga marcia nel Castello possano farci credere, anche per un solo minuto – ci incoraggia Valerio Caprara nella presentazione al catalogo –  che il tornare a vedere d’improvviso la realtà possa essere soltanto un brutto sogno”.      
                            
Del Comitato d’onore dell’esposizione  fanno parte Luigi Abete Presidente Cinecittà Studios, Roberto Cicutto  A. D. Luce Cinecittà, Laura Delli Colli Presidente Sindacato Giornalisti Cinematografici, Paolo Ferrari Presidente Festival Internazionale del Film di Roma, Gabriella Galluzzi v. Presidente Roma Lazio Film Commission,  Enrico Magrelli  Conservatore della Cineteca Nazionale, Romano Milani  Condirettore Cinemagazine, Gianluigi Rondi Presidente Accademia del Cinema Italiano-Premi David di Donatello  e Riccardo Tozzi  Presidente ANICA.

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